Attualità
Prodotti extra-Ue, basta concorrenza sleale: “Valgano le stesse regole”
I ministri dell’agricoltura europei chiedono regole uguali per tutti

Durante il Consiglio Agrifish dell’altro ieri, i ministri dell'Agricoltura dei 27 Stati membri hanno discusso il futuro dell'agricoltura e dell'alimentazione in Europa, accogliendo con favore la visione strategica presentata dalla Commissione europea ma ponendo con forza alcune condizioni: una Politica agricola comune (PAC) che resti indipendente, dotata di risorse adeguate e strutturata sui due pilastri storici – pagamenti diretti e sviluppo rurale. La visione, pubblicata dalla Commissione lo scorso 19 febbraio, punta a garantire un settore agricolo attrattivo per le nuove generazioni, competitivo e resiliente, pronto per affrontare le sfide future e capace di promuovere condizioni di vita e di lavoro eque nelle aree rurali. Un'impostazione generale condivisa dai ministri, che hanno però sollevato preoccupazioni concrete.
In particolare, è cresciuto il fronte degli Stati membri contrari all’ipotesi avanzata da Bruxelles di inglobare la PAC in un unico fondo strutturale europeo nel prossimo quadro finanziario pluriennale (2028-2034), sul modello del Recovery Fund post-pandemico. Da Roma a Parigi, passando per Madrid, Vienna e Lussemburgo, le capitali hanno ribadito la necessità di preservare l’identità della PAC come politica comune, scongiurando il rischio di frammentazione in 27 strategie nazionali e la perdita dell’autonomia strategica del comparto agroalimentare europeo.
«È giunto il momento di trasformare questa visione in realtà», ha dichiarato il ministro polacco Czesław Siekierski, che ha guidato i lavori. «Per farlo, la PAC deve disporre di un bilancio adeguato e distinto, basato su due pilastri. Niente sull’agricoltura senza gli agricoltori».
Siekierski ha poi sottolineato un altro punto chiave del confronto tra i ministri: la necessità di garantire condizioni di concorrenza eque per i produttori europei rispetto ai prodotti importati. «Abbiamo anche discusso di mercati e dei prodotti provenienti dai Paesi terzi. E le produzioni di questi Paesi, secondo i ministri dell'Agricoltura, dovranno rispondere agli stessi standard ambientali e sanitari dei prodotti Ue», ha affermato. La richiesta è chiara: servono risorse sufficienti per affrontare le sfide che il settore ha di fronte – dalle turbolenze del commercio internazionale alle prospettive di adesione dell’Ucraina, con il suo enorme potenziale agricolo – e per accompagnare le transizioni ecologiche e digitali. Anche l’Italia ha ribadito con forza questa posizione attraverso l’intervento del sottosegretario all’Agricoltura Patrizio Giacomo La Pietra, affiancato dai colleghi spagnolo Luis Planas Puchades e dalla francese Annie Genevard.
Tra le priorità indicate dai ministri: semplificazione burocratica, promozione dell’innovazione e delle tecnologie, nuovi incentivi per la sostenibilità ambientale ed economica, tutela del reddito agricolo e lotta alla concorrenza sleale. Temi su cui è emersa una convergenza generale, mentre la Commissione ha per ora mantenuto una posizione prudente, con il commissario Ue all’Agricoltura Christophe Hansen che ha ribadito la volontà di «contare sul sostegno degli Stati membri per garantire un bilancio forte e adeguato», senza però entrare nel merito delle critiche.Un primo banco di prova si avrà a breve, con il pacchetto di misure per il settore vitivinicolo che la Commissione si è impegnata a presentare prima del weekend. Ma il dibattito sulla futura PAC è ormai entrato nel vivo, e gli agricoltori europei – oggi al centro di proteste diffuse – attendono risposte concrete e rapide. (aa)
Fonte: Ansa.it e consilium.europe.eu
