Attualità
Da una microalga marina si ottengono anche fertilizzanti
Lo rivela uno studio dell'Università di Padova
La vita sulla Terra dipende dagli organismi fotosintetici, che utilizzano la luce solare per fissare l'anidride carbonica dell'atmosfera in biomassa vegetale, rilasciando ossigeno.
Come gli altri organismi fotosintetici, anche le microalghe hanno evoluto dei meccanismi per regolare la fotosintesi a seconda della disponibilità di luce, con lo scopo di sopravvivere in un ambiente naturale altamente variabile.
Un gruppo di ricercatori dell'Università di Padova, in collaborazione con l'Università di Berkeley (California), in uno studio pubblicato su 'Pnas' e coordinato da Giorgio Perin e Tomas Morosinotto del dipartimento di Biologia, ha dimostrato che si può migliorare la fotosintesi delle microalghe e la loro capacità di fissare la CO2 atmosferica per renderne la coltivazione più competitiva sul mercato e massimizzare la produzione di biomassa - la materia organica appositamente trattata per essere utilizzata come biocombustibile.
Oltre al loro importante ruolo ecologico, le microalghe rappresentano anche una fonte di biomassa molto versatile, da cui ottenere molteplici prodotti - ad esempio cosmetici, farmaci, additivi alimentari, mangimi, fertilizzanti e biocarburanti - e potrebbero quindi contribuire allo sviluppo di una bioeconomia più sostenibile, alimentata dalla luce solare, anche favorendo il sequestro di CO2 atmosferica, attualmente responsabile del cambiamento climatico globale.
"Nel nostro lavoro abbiamo studiato il ciclo delle xantofille in due specie di microalghe marine appartenenti al genere Nannochloropsis (in foto), che sono attualmente tra le più promettenti per scopi industriali, come la produzione di biocombustibili - spiega Perin -. Abbiamo dimostrato che l'accumulo di zeaxantina è fondamentale per rispondere a una forte illuminazione, come quella a cui le microalghe sono esposte negli strati più esterni di un fotobioreattore, ma la zeaxantina può anche portare a inutili perdite di energia in condizioni di scarsa disponibilità di luce, ossia negli strati più interni della coltura".
Grazie all'ingegneria genetica, sottolinea, è stata accelerata "a velocità di conversione della zeaxantina in violaxantina nella microalga Nannochloropsis e dimostrato che questa strategia porta ad un aumento della produttività della biomassa".
Fonte: Ansa.it
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