Dal campo
Uva da tavola, Canicattì si mobilita per far fronte alla crisi
Il presidente del Consorzio: «Tavolo di confronto inevitabile, situazione insostenibile»
Uva da tavola in profonda crisi. In Sicilia, con l’uva Italia invenduta, si concretizzano i fantasmi di una stagione fallimentare. Abbiamo già riportato la situazione drammatica dell’areale di Mazzarrone e, di certo, a Canicattì non spirano venti di gloria.
Nella cittadina in provincia di Agrigento, culla della varietà Italia, si terrà nella giornata odierna presso il Comune un tavolo di confronto per trovare delle soluzioni per arginare questa crisi profonda del comparto.
Salvatore Lodico, presidente del Consorzio di tutela dell'Uva da tavola di Canicattì Igp, dichiara a IFN: “Dobbiamo reagire ad una situazione che sta affossando le realtà produttive. I costi sono esplosi e il potere d’acquisto delle persone ha, inevitabilmente, influito sugli acquisti di ortofrutta”.
Come riporta il presidente del consorzio, a Canicattì, attualmente, si stanno registrando circa il 40% delle vendite in meno, nonostante il prodotto a livello organolettico sia soddisfacente.
“I prezzi di vendita - dichiara Lodico – sono molto bassi e non si possono coprire i costi affrontati durante il ciclo produttivo. Cartone e plastica registrano aumenti rispettivamente del 50 e 70%, il gasolio agricolo è passato da un costo di 75 centesimi a 1,50 € il litro”.
L’uva di Canicattì non lascia le vigne, circa il 75% del prodotto ancora è sui tralci. Situazione critica visto che ci avviciniamo al tramonto della campagna.
“Sovrapproduzione e innalzamento dei costi hanno creato una combinazione deleteria – conclude il presidente - adesso bisogna ricorre ai ripari e percorrere una strada comune per risollevare i nostri vigneti”.