«Marroni di Castel del Rio, la vespa cinese ha dimezzato la produzione»

Il produttore Rontini analizza i trend della stagione

«Marroni di Castel del Rio, la vespa cinese ha dimezzato la produzione»

Non bastava la vespa cinese (anche detto cinipide galligeno, ndr) a danneggiare la campagna del Marrone di castel del Rio Igp, quest’anno si aggiunge anche la siccità di per le mancate piogge di luglio e parte di agosto, e la presenza della Cydia.

“La diffusione di entrambi gli insetti ha contribuito a dimezzare la produzione” spiega a IFN Sergio Rontini, vicepresidente del Consorzio del Marrone di Castel del Rio Igp e titolare dell'azienda agricola Il Regno del Marrone, situata al confine tra l’Emilia e la Toscana.
E aggiunge: “La presenza del cinipide è ancora molto diffusa, nonostante stiamo cercando di curare le piante. La vespa è presente in circa il 40% delle piante: in questi casi non riusciamo a raccogliere nemmeno un frutto. A questo problema si aggiunge la presenza della Cydia, che rende il prodotto non commercializzabile: per questo abbiamo la metà di volumi disponibili rispetto alla campagna degli anni discreti”.

I marroni sani, che si stanno raccogliendo proprio in questi giorni, sono di ottima qualità: “Stiamo vendendo un prodotto dalle ottime caratteristiche organolettiche e non abbiamo neanche più la muffa degli anni passati”. Il regno del Marrone distribuisce i marroni in confezioni da 5 chilogrammi principalmente ai mercati all’ingrosso.

La commercializzazione del prodotto è partita però a rilento: “Ancora fa abbastanza caldo e i consumatori tendono a preferire altri prodotti ai marroni, per questo siamo stati costretti ad abbassare i prezzi. Riponiamo le nostre speranze nell’arrivo di temperature più fredde che possano favorire le vendite, anche se quest’anno i consumatori tendono a risparmiare molto”.

Non solo prodotto fresco, il Regno del Marrone si è specializzato anche nella trasformazione del marrone in Marroni essiccati e farina di marroni.
“Entrambi i prodotti si avvalgono della certificazione di prodotto biologico, crudo, vegano e senza glutine – specifica Monia Rontini, figlia del titolare – in questo modo riusciamo ad esaltare i prodotti della tradizione e, allo stesso tempo, a rispondere alle esigenze del mercato moderno”.

Per essere trasformati, i marroni vengono essiccati con il calore della legna di castagno a 40 gradi per circa 45 giorni. “Al contrario degli essiccatoi industriali che utilizzano le alte temperature eliminando il valore nutrizionale e la profumazione dell’alimento, noi riusciamo a mantenere intatte le caratteristiche dei frutti. Per produrre la farina, i marroni sono macinati nel vecchio mulino a pietra che funziona tramite energia rinnovabile: la farina rimane in questo modo ‘cruda’. Sempre dai marroni di Castel del Rio Igp nasce anche la birra, che viene realizzata da uno stabilimento terzo.

Monia conclude sottolineando l’importante valore culturale dei castagneti della zona: “E’ sempre stata una coltura fondamentale per la zona e negli anni ha evitato l’abbandono di alcuni piccoli borghi abitati. Il marrone una volta era come il pane e la sua farina veniva utilizzata per 12 mesi all’anno: per esempio il pasto principale degli uomini che lavoravano nei campi era la polenta di marrone abbinata a un pezzo di formaggio”.