La Pera Decana è un… paradosso

Grande appeal commerciale ma le superfici in Italia sono irrisorie

La Pera Decana è un… paradosso

Nel comparto pericolo, la varietà Decana del Comizio è ritenuta una delle più buone in termini di sapore, ma nel corso degli anni ha perso appeal verso il mondo produttivo, soprattutto per due criticità non indifferenti – la tendenza all’alternanza della produzione e l’estrema sensibilità alla manipolazione dei frutti – che l’hanno relegata a una nicchia poco significativa nel catasto pericolo nazionale. 

Infatti, secondo le analisi del CSO Italy, la superfice di Decana in Emilia-Romagna - principale areale produttivo nazionale con 11.300 ettari coltivati nel 2024 – vale appena il 3%, ben al di sotto di Abate Fétel, che primeggia con il 44%, e di Williams, che segue con il 28%. Le altre varietà, come Kaiser, Conference, Carmen, Santa Maria e Max Red Bartlett mostrano una quota tutto sommato abbastanza simile, anche se superiore alla Decana, che ha perso ben il 70% delle superfici dal 2011, superata solo dalla Conference (-80%).  

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E dire che questa vecchia cultivar è particolarmente diffusa nei punti vendita della Gdo nazionale, come abbiamo potuto appurare nel corso delle ultime rilevazioni su un campione piuttosto ampio, pari a una trentina di negozi nel Centro Nord. Infatti, dopo Abate e Williams, la Decana del Comizio è la terza cultivar più presente all’interno degli assortimenti, solitamente con una referenza sfusa, ma non manca, seppure più raramente, il prodotto confezionato.  

In questo caso si tende a lavorare sul prodotto premium, come nel caso di Esselunga con la varietà che è stata inserita nella linea di Alta gamma Natura Matura e valorizzata con un vassoio due frutti in cartone. 
Non è da meno Unicoop Firenze che propone un vassoio da 6 frutti in legno, in modo da proteggere i frutti dalle manipolazioni che, come detto, è il punto debole di questa varietà. 

Non mancano nemmeno le referenze più economiche, dove si utilizzano i calibri più piccoli, come il cestino da un chilo trovato nei banchi dell’Iperstore Galassia e venduto a 1,98 euro, quando il prezzo medio del prodotto sfuso è vicino a 4 euro al chilo. 

A questo punto è lecito chiedersi: se è una delle referenze di pere più presente nei banchi dei supermercati, come può l’offerta italiana – che abbiamo detto essere ai minimi termini – soddisfare queste richieste? Semplice, non riesce, per cui ci si approvvigiona all’estero con il prodotto Belga-Olandese, che, non a caso, è la provenienza principale che abbiamo trovato nel 60% delle referenze di Decana. Fra l’altro, i prezzi sono del tutto in linea con quelli italiani, quindi, anche se fosse stata comprata dai buyer a quotazioni più basse, viene comunque valorizzata al pari delle referenze nazionali, perché evidentemente il consumatore riconosce i plus di questa cultivar. 
Insomma, tutti ne riconoscono le potenzialità commerciali, ma nessuno in Italia torna a investiere. Non c’è che dire, un bel paradosso. (gc)

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