Attualità
Il sistema melicolo “tiene” ma le sfide non mancano
In Gdo cresce il prodotto convenience e occorre lavorare sugli assortimenti troppo ampi
Il comparto melicolo “tiene”, soprattutto se lo si confronta con altre categorie all’interno del reparto ortofrutta, ma le sfide non mancano: gli spazi espositivi sono contesi con tanti articoli e c’è la necessità di dare spazio alle novità varietali; oltretutto, si sta registrando una crescita delle vendite del prodotto convenience, che stride con l’aumento dei costi a livello produttivo, dovuto soprattutto all’incapacità di mantenere rese accettabili, a causa del combinato disposto di cambiamento climatico, nuovi patogieni e riduzione degli strumenti di difesa.
Sono questi i principali highlights emersi durante il dibattito che ha avuto luogo nella seconda parte della diretta IFN dedicata alle mele, andata in onda pochi giorni fa sui nostri canali social (clicca qui per riguardarla).
La discussione è entrata subito nel vivo grazie alle analisi del Monitor Ortofrutta di Agroter, illustrate dal nostro direttore Roberto Della Casa: “La penetrazione delle mele è cresciuta, fra il 2022 e 2024, più di quella della frutta, con un 82% di famiglie acquirenti. Non da meno, anche gli atti di acquisto sono cresciuti allo stesso ritmo della frutta, anche se va considerato il noteviole aumento delle referenze proposte. Quindi, il fatto che le mele tengano il passo, probabilmente grazie all’innovazione, è un fattore importante da non sottovalutare”.
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Proseguendo nella disamina si può notare come: “La spesa media famigliare per l’acquisto di mele sia aumentata, mentre quella della frutta è calata. Infine, il quantitativo medio di mele acquistato dalle famiglie è sì, in diminuzione, ma in misura decisamente inferiore rispetto alla frutta. In sostanza, il sistema melicolo tiene, e vede nella Gdo il suo canale di riferimento poiché sviluppa da solo ben l’85% delle vendite in Italia”, ha sintetizzato Della Casa.
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I consumi non crollano, ma si nota maggiore attenzione al prezzo: “Dobbiamo fare attenzione alle nuove esigenze del mercato, che mostra un interesse crescente nei confronti del prodotto conveniente e di buona qualità”, è stato il monito di Gianmarco Guernelli, Responsabile acquisti ortofrutta Conad. “Infatti, abbiamo notato - dal secondo semestre 2024 e nell'inizio 2025 - una leggera sofferenza del prodotto premium, mentre è cresciuto in doppia cifra il prodotto “mainstream”. Una tendenza su cui occorre riflettere, soprattutto perché noi, in primis, siamo contrari al deprezzamento del prodotto nell’ottica di una commodity”.
Il tema dei prezzi bassi non è ovviamente visto di buon occhio dai produttori: “Soprattutto in un momento storico come quello che stiamo vivendo – ha sottolineato Nicola Magnani, Direttore commerciale Melinda – in cui i rincari su tutti i fattori di produzione sono all’ordine del giorno: logistica, energia, mezzi tecnici, manodopera e via discorrendo. A tutto ciò si aggiunge la grande difficoltà nel mantenere rese produttive adeguate fra patogeni e cambiamenti climatici difficili da contrastare. Ne consegue che, se fino a qualche anno fa 40 centesimi al chilo era un valore remunerativo per il melicoltore, adesso già sotto 50 centesimi il chilo si rischia di andare al di sotto dei costi di produzione”.
Un altro tema “caldo” è stata la gestione dell’assortimento all’interno del reparto, come ha ribadito Germano Fabiani, Responsabile ortofrutta di Coop Italia: “L’esplosione delle numeriche assortimentali è una criticità che avevamo intravisto già alcuni anni fa, e che adesso è ancora più problematica perché i consumi si sono ridotti, e questo imporrebbe una riduzione degli spazi. Invece, dalla produzione c’è la richiesta opposta”.
“Noi arriviamo a oltre 30 prestazioni di mele, ma parimenti aumenta la proposta di altra frutta e gli spazi sono sempre quelli. Quindi, occorre farcene stare di più, per cui abbiamo adottato la soluzione tattica di proporre le nuove varietà confezionate, che oltretutto ci consentono di comunicare al consumatore gli elementi di valore delle nuove mele”.
Tante nuove cultivar, ma lo zoccolo duro delle vecchie varietà non arretra: “Per quanto riguarda l’assortimento di mele in Conad, con 4 varietà copriamo l’80% delle nostre vendite: la Golden la fa ancora da padrone con il 40-42% delle quote, poi il 10-12% se lo gioca un anno la Fuji un anno la Gala e infine chiude Red/Stark Delicious. Sta crescendo, ma non quanto ci aspettavamo, il mondo delle mele club, che tocca il 12-13%, di cui il 4% appannaggio della Pink lady. Infine, a seguire, le altre varietà con alcune di queste che dovranno uscire dagli assortimenti nei prossimi anni”, ha argomentato Gianmarco Guernelli.
Su queste tematiche il mondo produttivo non si è sottratto al confronto: “L’aumento considerevole della varietà è stato importante e gli spazi non sono infiniti – ha analizzato Nicola Magnani – quindi l’imperativo è differenziare in maniera tangibile la proposta di mele agli occhi del consumatore, come stimo cercando di fare con il progetto Renetta, legato alle sue proprietà nutrizionali. Pertanto, dobbiamo studiare come razionalizzare gli assortimenti e al tempo stesso rendere i display più comprensibili agli acquirenti”.
Le possibilità per innalzare il valore della categoria ci sono, come ha spiegato Kurt Ratschiller, Direttore commerciale VIP: “Penso che oltre al prezzo abbiamo tante possibilità per soddisfare e motivare il consumatore. Dal canto nostro, abbiamo lavorato tanto sulla segmentazione, a partire dalle caratteristiche organolettiche, proprio per dare risposte concrete ai consumatori. Un esempio è la Saporeria, un progetto partito nel 2021 in cui descriviamo le mele in nuovo modo grazie anche alla collaborazione con una esperta di valori sensoriali, che ci ha aiutato nei profili gustativi delle diverse varietà. Il concept è talmente piaciuto e che abbiamo introdotto la possibilità di comprare il prodotto direttamente dal sito, che attualmente ci garantisce una vendita di 100 box settimanali, fra 2-4 chili di peso, ed è interessante notare come le varietà best performer siano quelle che costano di più”.
“Ovviamente parliamo di volumi esigui, ma questo dimostra che non è sempre e solo il prezzo a guidare i consumatori, ma anche come viene promosso e presentato il prodotto può fare la differenza. A noi questa esperienza sta fornendo tanti spunti interessanti, utili a trovare soluzioni concrete per gli scaffali dei nostri clienti”, ha rimarcato Ratschiller.
Gli stimoli per affrontare il futuro non mancano, come si è evinto anche dalle parole di Walter Pardatscher, Direttore generale VOG: “Senza ombra di dubbio negli ultimi anni sono stati effettuati investimenti importanti nell’innovazione varietale, con la creazione di tanti brand, ed è giunto il momento di puntare al consolidamento di quanto fatto finora, lavorando su nuove chiavi di lettura che possano evolvere la categoria e creare nuove opportunità”.
“Ovviamente, le criticità non mancano, fra costi che si impennano e nuove malattie, ma è nostro dovere collaborare a 360° lungo tutta la filiera, sia con i produttori competitor che con i clienti, partendo dai valori che ci accomunano e che dobbiamo far arrivare al consumo con maggiore incisività, come ad esempio la sostenibilità. È assurdo parlare di produzione intensiva di mele, quando nella realtà dei fatti la produzione è caratterizzata per lo più da piccole aziende a conduzione famigliare che si tramandano l’attività da generazioni. È nostra responsabilità salvaguardare questo comparto e per farlo non si può prescindere da una collaborazione concreta all’interno della filiera”.