Caos nell’agroalimentare? L’ortofrutta sale in cattedra

Al Forum IPAgro oltre 400 imprenditori e professionisti a confronto per delineare le strategie future

Caos nell’agroalimentare? L’ortofrutta sale in cattedra

Oggigiorno l’imprenditore agricolo è come il capitano di una nave che procede costantemente nella burrasca, con la consapevolezza che potrebbe affrontare la tempesta perfetta da un momento all’altro.

Infatti, l’agricoltore sa benissimo che dovrà convivere con l’incertezza – non può essere diversamente per una attività legata a filo doppio con il meteo – ma la velocità con cui, negli ultimi anni, i problemi si stanno presentando, non si era mai vista prima.

Di fronte, quindi, al caos più totale, cosa possono fare gli imprenditori dell’agroalimentare? Se ne è parlato diffusamente al Forum IPAgro, che si è aperto venerdì pomeriggio per concludersi il giorno dopo a Milano Marittima (Ravenna), dove al Palace Hotel si sono incontrati oltre 400 tra imprenditori e manager del settore. Ovviamente, non sono mancati gli spunti dal settore ortofrutticolo, che è fra quelli più abituati a navigare in mezzo al caos più totale.

Dopo l’introduzione del padrone di casa Gianmaria Bettoni, Presidente persona Agroalimentare, sono arrivati i saluti dell'assessore all'agricoltura dell’Emilia-Romagna, Alessio Mammi, che ha evidenziato come la regione si stia impegnano al suo interno per semplificare la burocrazia in ambito agricolo.

Da sinistra: Gianmaria Bettoni, presidente IPAgro e Alessio Mammi, Assessore all’Agricoltura e all’Agroalimentare Emilia-Romagna

Terminati i convenevoli, si è subito entrati nel vivo dei lavori, guidati dal Prof. Angelo Frascarelli dell’Università di Perugia, che ha raccolto le testimonianze di esperti di ogni ambito del settore agroalimentare: dal cerealicolo alla carne, passando per il lattiero-caseario, senza dimenticare l’ortofrutta. Tutti gli interventi sono stati caratterizzati da un unico fil rouge, ovvero, il dover far fronte a problemi di ogni sorta da un momento all’altro. Era evidente lo smarrimento dei produttori caseari nel dover aggiornare continuamente i listini, o dei cerealicoltori alle prese con rese produttive estremamente altalenanti; e che dire dei broker che operano nel mercato del cacao che, dopo anni di calma piatta, viaggia sulle montagne russe.

L’espressione più in voga è stata: “non abbiamo mai affrontato una situazione del genere prima d’ora”, che rende bene l’idea del caos che ha investito il settore agroalimentare nell’ultimo periodo. Parimenti c’è la consapevolezza che nel prossimo futuro la situazione sarà la medesima, perché i problemi alla base di questo caos, cambiamento climatico su tutti, non svaniranno con uno schiocco di dita. Anzi. 

Quindi, come reagire? Innanzitutto, studiando scrupolosamente il mercato e i consumatori, soprattutto per quelle aziende che vogliono esportare nelle grandi piazze internazionali, nelle quali facciamo ancora troppo poco rispetto alle potenzialità del brand Made In Italy (a partire dall’ortofrutta). Per farlo servono risorse economiche e professionalità, fattibili solo se aumenta la dimensione d’impresa, altro male atavico che affligge l’agricoltura italiana, che è storicamente contraddistinta da un’elevata frammentazione produttiva.

Enrico Bucchi, direttore generale di Valfrutta Fresco

In tutto ciò non sono mancate le case history di successo, utili ad ispirare la platea sulle possibili azioni da intraprendere per sviluppare il business. In particolare, nella sessione moderata da Enrico Bucchi, Direttore di Valfrutta Fresco, il settore ortofrutticolo si è preso la scena portando alla ribalta due storie di successo come la Patata della Sila IGP e l’anguria Perla Nera. 

Albino Carli, direttore della O.P. Consorzio Produttori Patate Associati Soc. Coop. Agricola, principale riferimento commerciale della Patata della Sila IGP

“Fino agli anni 2000 il sistema pataticolo calabrese era fortemente disorganizzato e frammentato, in cui ognuno vendeva singolarmente al miglior offerente, spesso a prezzi incapaci di coprire i costi di produzione”, ha esordito Albino Carli, direttore della O.P. Consorzio Produttori Patate Associati Soc. Coop. Agricola, principale riferimento commerciale della Patata della Sila IGP.

“L’unica soluzione per invertire questo trend era quella di unire le forze per cercare di valorizzare il nostro prodotto sui mercati nazionali. Così nel 2003 abbiamo costituito il consorzio PPAS, che radunava 20 produttori e nel primo anno di attività ha fatturato appena 150 mila euro. Da lì in avanti ne abbiamo fatta di strada, come l’ottenimento dell’IGP nel 2010, che ci ha permesso di identificare il prodotto con il territorio. Da lì in avanti, ispirandoci anche alle grandi realtà del settore ortofrutticolo, come Melinda, siamo cresciuti senza sosta conquistando posizioni di rilievo presso tante catene della Gdo nazionale”.

“Attualmente – ha concluso Carli – fatturiamo 11,5 milioni di euro e remuneriamo con soddisfazione oltre 80 produttori calabresi di patate, che adesso sono motivati a proseguire nella loro attività, anziché dismetterla, come si paventava fino a pochi anni fa”.

Bruno Francescon, presidente dell'Op mantovana Francescon

“L’anguria, prima dell’avvento di Perla Nera, era un prodotto riservato alle grandi promozioni sui banchi della distribuzione a pochi centesimi al chilo. Sembrava un destino ineluttabile, impossibile da cambiare, ma noi abbiamo dimostrato l’esatto contrario”. Sono queste le prime parole che Bruno Francescon, Presidente dell’omonima Op, ha raccontato alla platea nel ripercorrere la storia di Perla Nera.

“La cosa paradossale è che la nostra azienda, fondata nel 1968, è sempre stata specializzata nella produzione di meloni, ma quando mi sono imbattuto in questa varietà di angurie senza semi, dolce, croccante, di dimensioni contenute, sono stato folgorato perché racchiudeva in sé tutte le caratteristiche ricercate dal consumatore e che il mondo produttivo non era stato ancora in grado di dargli”.

Da sinistra: Bruno Francescon, presidente dell'Op mantovana Francescon e Enrico Bucchi, direttore generale di Valfrutta Fresco

Come si suol dire in questi casi, il resto è storia: “Una volta acquisita l’esclusiva per la produzione e commercializzazione di questa varietà in Italia, abbiamo costituito, nel 2017, il Consorzio Perla Nera, con altre due realtà di rilievo nel panorama produttivo nazionale come Peviani e OP La Mongolfiera, in modo da disporre di una massa critica funzionale a sviluppare una adeguata politica di marca che abbiamo sostenuto con ingenti investimenti in marketing e comunicazione, che ci hanno permesso di raggiungere in poco tempo una notorietà del brand notevole, come si evince da un valore della Top of mind pari al 40%”.

Per chi si intende di marketing raggiungere una notorietà spontanea di questo calibro in così poco tempo e, soprattutto, con un prodotto presente in commercio per 6 mesi all’anno, è veramente ragguardevole: “Tutto ciò ha generato valore e così il prezzo di cessione al distributore è passato da poco meno di 50 centesimi al chilo a 1 euro al chilo – ha concluso Francescon – quotazioni impensabili nel comparto delle angurie fino a pochi anni fa”. Per una volta è stata l’ortofrutta a insegnare agli comparti come poter sviluppare un business.