Pere, per i produttori oramai il tempo è scaduto

Ristori insufficienti e ancora da perfezionare a fronte di poche prospettive per il rilancio

Pere, per i produttori oramai il tempo è scaduto

In Emilia Romagna, la “macchina” delle pere fra poche settimane dovrà rimettersi in moto. Anche facendo i dovuti scongiuri per evitare la recrudescenza delle gelate, resta comunque il nodo per molti produttori di cosa fare per il futuro. Non ci sono ancora dati certi ma, secondo i ben informati, dovrebbero mancare all’appello almeno 2.000 ettari rispetto allo scorso anno, vittime dei troppi anni di sventure che hanno colpito i pericoltori portandoli a ridimensionare, quando non ad abbandonare, l’attività. Per molti altri, invece, la decisione di cosa fare già nell’immediato futuro è legata a doppio filo ai ristori che potranno ottenere per la campagna scorsa e alle prospettive che si paleseranno per il rilancio della pericoltura.

Sul primo fronte ci sono i due provvedimenti annunciati dal ministro Lollobrigida alla fine dello scorso anno, per complessivi 18 milioni di euro, con un max di 1.100 euro per ettaro ed entro il limite previsto dal regime del de minimis. Al di là che ancora non conosciamo i criteri e le modalità con cui AGEA erogherà i contributi,  l’entità del ristoro non è adeguata alla portata delle calamità per cui è stato previsto, per cui - senza ulteriori integrazioni “cumulabili”- rischia di trasformarsi in un “incentivo” all’abbattimento più che al rilancio. La stragrande maggioranza dei produttori emiliano-romagnoli, infatti, ha visto ridotta la propria plv di oltre la metà rispetto all'ordinario nella scorsa campagna, e questo senza una significativa riduzione dei costi, se non per la raccolta, per cui avranno perdite nette non inferiori a 10.000 euro all’ettaro, nelle ipotesi più rosee. 

Parto da qui perché, pur comprendendo tutte le difficoltà, sia sul fronte della disponibilità di risorse che dei vincoli legati agli aiuti di Stato, nella costruzione degli provvedimenti andrebbe tenuto in considerazione ciò che devono ristorare. Nessun medico si sognerebbe di prescrivere un’aspirina a un malato di tumore con la speranza di guarirlo. Meglio la morfina, almeno riduce la sofferenza. 

Ora, quanto è accaduto alla pericoltura negli ultimi 5 anni non ha eguali a mia memoria nella ortofrutticoltura dell’Unione Europea che ho potuto studiare in oltre 30 anni di attività di ricerca. Per questo ritengo che, vista la possibilità di operare in regime di esenzione dagli aiuti di Stato in situazioni straordinarie, vada anche perseguita questa strada con gli strumenti disponibili, proprio considerando la particolarità della situazione e la rilevanza della filiera nel sistema economico nazionale, come affermato dai protagonisti nella lettera aperta scritta al governo a metà dicembre (Clicca qui per approfondire).

In ogni caso, il fatto che il Masaf abbia confermato il patrocinio a Futurpera (Clicca qui per approfondire), che è stata posticipata da fine novembre ai prossimi 6 e 7 marzo a Ferrara, come annunciato dal ministro Lollobrigida durante il question time della fine della scorsa settimana, conferma una volontà di rilancio della pericoltura. Qui, però, il quadro è ancora più fosco, malgrado il ministro abbia evidenziato che “altre risorse sono già al vaglio degli organismi di controllo e non escludo che si possa attingere anche dal Fondo Emergenza di 300 milioni inserito nella Legge di Bilancio. Risorse importanti che vanno innestate in un quadro di interventi più ampio, che dovrà comprendere anche iniziative di promozione ed eventi fieristici per aprire nuovi canali commerciali. Dobbiamo dare valore a questo prodotto per garantire redditività alle imprese che continuano a scommettere su questo comparto strategico per la nostra agricoltura”.

È dal maggio scorso, quando al Macfrut fu assicurato che per la pericoltura si sarebbe fatto tutto il necessario (Clicca qui per approfondire), che il sistema riceve rassicurazioni ma, fino a ora, non solo sul piano dei ristori ma anche su quello degli investimenti per il rilancio, la situazione è quantomeno nebulosa. Ci si prepara a Futurpera ma la domanda legittima è per dibattere su cosa? Servirebbe un cambio di passo nel prossimo mese per arrivare all’appuntamento con un piano strutturato e cadenzato sia sul fronte del passato che del futuro, se no – di questi tempi – si rischia di far arrabbiare ancora di più i produttori. L’Europa insegna (Clicca qui per approfondire).

Le uniche note positive in questo contesto vengono dai consumatori. Secondo le ultime rilevazioni del Monitor Ortofrutta di Agroter, anche in un’annata drammatica come questa la penetrazione delle pere presso i consumatori italiani è ancora sopra all’85% e cede pochi punti percentuali rispetto agli anni scorsi. Si riducono i consumi per effetto della carenza di prodotto e della peggior qualità, aggravate da prezzi proibitivi, ma la quota di estimatori resta molto alta e anche sui giovani le defezioni sono modeste. 

Cari produttori so che non è molto ma, credetemi, molti altri prodotti sono stati abbandonati rapidamente per molto meno. La pera è un prodotto della tradizione alimentare nazionale ben radicato nella mente dei connazionali malgrado le disavventure; almeno su questo potete contare.