Macfrut 2024 consacra un nuovo modello di manifestazione

Il successo della Fiera di Filiera è la vera novità nel panorama internazionale

Macfrut 2024 consacra un nuovo modello di manifestazione

Un Macfrut 2024 di grande successo ci lascia con la certezza che la Fiera di Filiera è una piacevole realtà nel panorama delle manifestazioni di settore a livello internazionale.

“Sarà stato l’effetto novità, sarà stata la voglia di ritrovarsi dopo il buio del Covid, saranno i minori costi rispetto a Madrid e Berlino, sarà ….”, credo di interpretare correttamente il pensiero laterale di molti per spiegare il successo delle precedenti edizioni di Macfrut post pandemia. Credo, altrettanto, come conferma il nostro corrispondente Paco Borras (per approfondire leggi qui), che non siano tanti quelli fino a oggi hanno davvero creduto alla possibilità di avere una manifestazione di successo che non si fondasse in modo preponderante sulla commercializzazione dell’ortofrutta ma che prendesse corpo e sostanza dalla presenza dello stato dell’arte della ricerca, delle tecnologie e dell’innovazione di prodotto, oltreché di processo, legate al settore. Macfrut, infatti, è tutto questo e, proprio grazie a questo, anche la parte commerciale si anima e dà alla Fiera quell’afflato in chiave trading che non può mancare.

A dare una propulsione originale e unica a Macfrut nel panorama fieristico di settore sono proprio i contenuti tecnici, come il Table Grape Symposium di quest’anno, congresso di valore mondiale sul comparto, o Pianeta Rosso, evento immersivo unico nel mondo del pomodoro. Nell’edizione 2024 di Macfrut si è potuto spaziare dal Congresso sui portainnesti al Salone sulle officinali, senza dimenticare l’evento sulle Biosoluzioni. Un insieme di temi, expertise, incontri, esposizioni e prove pratiche che non trovano pari nello scenario internazionale. 

La Tomato Arena di Pianeta Rosso

Quando, oramai dieci anni fa, con Renzo Piraccini sdoganammo la definizione Fiera di Filiera, i “sorrisetti” si sprecavano. Fruitlogistica era una corazzata, Madrid era lanciata, mentre Macfrut doveva affrontare un cambiamento epocale non solo di location ma, soprattutto, di mentalità. Molti pensarono a una operazione di maquillage, tanto per darsi un tono oltre il trasferimento a Rimini. Ma non era così, dietro alla definizione c’era un’idea chiara, che poi si è rivelata anche corretta, come tutti possono constatare, ma senza la tenacia di Renzo e della sua “piccola” ma agguerrita squadra, il Macfrut di oggi non esisterebbe.

Dobbiamo dargliene merito ma, ancor più, dobbiamo prendere esempio. L’ortofrutta italiana non può competere per muscolarità con quella dei paesi emergenti ma non per questo parte battuta, anzi; proprio nella sua distintività può trovare la forza per primeggiare, a patto che focalizzi bene “come” e lo persegua con tenacia e dedizione, senza copiare ciò che fanno gli altri o perdersi in mille inutili rivoli. (am)