Xylella, in Portogallo si estende anche a pesco e ciliegio

Dopo gli agrumi il batterio è stato rilevato su 75 specie di piante

Xylella, in Portogallo si estende anche a pesco e ciliegio

La Xylella fastidiosa continua a colpire. Dopo gli ulivi e i primi casi sugli agrumi in Portogallo - che hanno spaventato anche gli agrumicoltori siciliani già in allerta dopo Tristeza - ora il ministero dell’agricoltura portoghese evidenzia che i sintomi di questo batterio sono stati rilevati su un totale di 75 specie di piante, tra cui anche vite, pesco e ciliegio.
 

Secondo i dati aggiornati allo scorso dicembre, la malattia si è diffusa velocemente in tre comuni della zona di Porto, lasciando presagire nulla di buono. Alla luce di queste rivelazioni, riporta la testata Revistas Mercados, l’associazione valenciana degli agricoltori (Ava-Asaja) esprime la sua grande preoccupazione per il salto quantitativo e qualitativo nell’espansione della Xylella fastidiosa nel paese confinante, perché rappresenta un rischio non solo per l’agricoltura spagnola ma anche per quella europea. 
 

Pertanto, l’organizzazione esorta le amministrazioni di Portogallo e Spagna a prendere tutte le misure di controllo al fine di fermare l’avanzata e prevenire l’introduzione di questa malattia, così come del vettore che trasmette Huanglangbing (Hlb) Trioza erytreae che è già presente nell'area di Algarve e, quindi, sempre più vicino agli agrumeti di Huelva. 
 

Nel frattempo, anche in Sicilia cresce l’apprensione per questo vettore. Sul Quotidiano di Sicilia si legge infatti che potrebbe attaccare centinaia di migliaia di ettari di arance e limoni, distruggendo più di quanto non abbia già fatto il virus Tristeza. 

I ricercatori non nascondono la loro preoccupazione alla luce del cambiamento climatico in atto, che potrebbe portare a condizioni di alta suscettibilità anche nel nostro Paese. Nel frattempo, la ricerca del Crea si muove su più piani e si rivolge soprattutto a quelle che vengono ritenute le emergenze più immediate e contro cui le possibilità di difesa sono decisamente limitate. Così si ricercano varietà resistenti, ma anche sostanze utili alla difesa - ma ecocompatibili (come i biostimolanti) - e si punta alla diffusione di sistemi agroecologici basati sullo sviluppo dei nemici naturali degli agenti patogeni.