L’agrivoltaico fa bene anche ai pannelli solari

Una vera simbiosi che riduce la competizione per l'uso del suolo e amplia le possibilità della tecnologia

L’agrivoltaico fa bene anche ai pannelli solari

Parlando delle opportunità dell’agrivoltaico, fino ad ora erano stati evidenziati solo i benefici per le colture quando vengono inserite al di sotto delle strutture di supporto ai pannelli solari (per approfondimenti clicca qui). Sia che si parli di graminacee, che di orticole o frutticole, diversi studi e applicazioni hanno infatti messo in evidenza i benefici dell’ombreggiamento sui risultati produttivi, soprattutto nei climi più caldi e siccitosi, dove si ottengono positività anche sul fronte del consumo idrico. Sotto i pannelli, secondo studi elaborati dall’Università di Piacenza, il mais cresce del 4,3% in più rispetto al campo aperto. Ma anche insalata e filari di vite, entrambi con una crescita che segna fra il +15 e il +30%, così come soia (+10%), indivia, cavolo, pomodori e grano.

Un nuovo studio, messo a punto alla Cornell University dall’equipe del prof. Max Zhang, docente di ingegneria aerospaziale, evidenzia però che da questo connubio trae altrettanto beneficio anche l’impianto fotovoltaico, tanto che – malgrado non avvenga fra due esseri viventi - si può parlare a ragione di una vera e propria di simbiosi.
Infatti, la collocazione a 4 metri di altezza dell’impianto fotovoltaico rispetto agli usuali 50 centimetri, riduce la temperatura di esercizio dei pannelli, aumentando così l’efficienza nella produzione di energia. Sempre sul fronte energetico agisce nella stessa direzione l’evapotraspirazione prodotta dalle piante, tanto che l’effetto combinato può portare anche a una riduzione della temperatura media di esercizio di 10 gradi.

Secondo la ricerca, nello Stato di New York circa il 40% della produzione fotovoltaica su scala industriale è stata sviluppata su terreni agricoli, mentre ben l’84% dei terreni ritenuti adatti per lo sviluppo solare è agricolo. Utilizzando un modello di microclima computazionale basato sulla fluidodinamica e sui dati di temperatura del pannello solare, il gruppo ha analizzato l’altezza dei pannelli solari, la rifrazione della luce al suolo e il grado di evapotraspirazione, arrivando alla conclusione che nella maggior parte di questi è conveniente associare la produzione fotovoltaica a quella agricola eliminando la competizione per l’uso del suolo.
Oltre che in termini di efficienza, la simbiosi funziona anche sulla durata dei pannelli che viene in questo modo aumentata, riducendo i costi di ammortamento per ogni esercizio di funzionamento dell’impianto e, così, dei costi dell’energia prodotta. Questi benefici aggiuntivi generano dunque nuove interessanti opportunità per l’agrivoltaico.

Ha collaborato Alberto Biffi