Isole Almaverde, un approdo sicuro per il Bio

Assortimento completo, differenziazione grafica e spazio allo sfuso tra i punti di forza del format

Isole Almaverde, un approdo sicuro per il Bio

I consumi dell’ortofrutta biologica in Italia sono, da qualche anno a questa parte, in una fase di stallo, e fra gli operatori ci si interroga su come poter dare nuova linfa alle vendite, soprattutto in Gdo, che è divenuto il principale canale per questo segmento. 

Un esempio concreto su come la categoria possa essere gestita in reparto con successo ce lo fornisce l’isola Almaverde Bio. Infatti, durante una rilevazione presso il punto vendita Extracoop del Centro ESP di Ravenna, affiliato quindi a Coop Alleanza 3.0, siamo rimasti piacevolmente stupiti dalla gestione delle referenze Bio all’interno dell’isola. Innanzitutto, ricordiamo come questo format sia stato ideato da Canova, la società del gruppo Apofruit specializzata in ortofrutta biologica fresca, che gestisce direttamente le isole all’interno di oltre 50 negozi della Gdo Italiana. 

Chiaramente, sono privilegiate le grandi superfici, dove è possibile inserire l’isola all’interno del reparto senza particolari difficoltà. In effetti, il reparto da noi analizzato copre una superficie di circa 500 metri quadri (il negozio sfiora i 10 mila metri quadri) e l’isola è posta al centro del reparto nella zona di transito fra l’area dedicata alla frutta a quella riservata agli ortaggi, quindi, in un punto di grande passaggio della clientela. Inoltre, grazie ai cartelli di grandi dimensioni posti sulla sommità, l’isola è ben visibile da ogni punto del reparto. Peraltro, il colore bianco dei supporti espositivi contrasta con il beige delle casse Redea, rendendo così immediatamente riconoscibile la differenza rispetto al resto dell’offerta.

Entrando nel dettaglio, l’isola è formata da due lati lunghi ed uno corto, caratterizzati dall’utilizzo di supporti espositivi in legno su 3 livelli oltre all’inserimento di paio di espositori (per la frutta secca e legumi), un paniere in vimini (per le erbe aromatiche) ed un paio di vasche refrigerate. 

L’utilizzo del legno rende l’esposizione decisamene “calda” e la verticalizzazione su 3 piani favorisce la lettura della sequenza ed ottimizza gli spazi. Infatti, su poco più di 15 metri quadri di superficie stimata, abbiamo contato ben 81 referenze, di cui il 65% era frutta e verdura di I° gamma. Già questi sono numeri considerevoli, soprattutto se si considera che in alcune insegne, che non adottano l’area dedicata ma affiancano il prodotto bio a quello convenzionale, è già difficile andare in doppia cifra come numerica dell’ortofrutta biologica.

In questo caso, invece, l’assortimento era completo: 31 referenze di ortaggi equamente suddivisi fra sfuso e confezionato; 20 di frutta (13 sfuso e 7 confezionato) a quali aggiungiamo 2 referenze di 1° gamma evoluta. Il comparto del secco (frutta e legumi) era composto da 19 articoli e non mancavano nemmeno gli estratti (4 referenze) e le erbe aromatiche (5 referenze). A dimostrazione della profondità assortimentale erano presenti anche 3 referenze in promozione riposte fuori dall’isola all’entrata del reparto. Nella fattispecie si trattavano di mele (Golden e Gala in sacchetto) e uva (senza semi confezionata).

Senza dubbio, colpisce la quota significativa dedicato al prodotto sfuso (circa il 40%) quando solitamente il prodotto bio nella Gdo è in larga parte confezionato. Lo stupore aumenta ulteriormente se si considera l’elevato livello qualitativo dei prodotti posti in vendita, di ottima pezzatura nel caso della frutta e di buona freschezza per quanto riguarda gli ortaggi, e comunque senza particolari difetti.

L’esposizione era curata nei minimi dettagli ed era difficile trovare un prodotto fuori posto: addirittura le pere erano appoggiate in verticale per evitare ammaccamenti fra i frutti.
Un’esposizione di questo tipo invoglia sicuramente ad acquistare, o per lo meno incuriosisce i frequentatori del negozio che di solito non acquistano ortofrutta bio.

Il tema della comunicazione non passa certo in secondo piano. Innanzitutto, i cartellini segna prezzo sono di facile lettura e cambiano di formato (più grandi e di colore diverso) per evidenziare le novità nell’assortimento o prodotti in offerta. Non mancano i cartelli per spiegare ai clienti gli utilizzi in cucina di alcuni prodotti di stagione (per esempio la zucca) o il sapore che ci si può aspettare da alcuni frutti innovativi come il kiwi a polpa rossa, piuttosto che la mela Candine®.

Ben visibili erano i cartelli che recitavano “Agricoltura biologica fa bene a noi, fa bene all’ambiente”, a rimarcare quindi i valori intrinseci a questa categoria.

In conclusione, difficile trovare difetti nell’isola Almaverde Bio all’interno del punto vendita Extracoop di Ravenna, ma si trovano invece tanti spunti interessanti che sicuramente valorizzano una linea di prodotto troppo spesso sottovalutata da diverse insegne.