In Andalusia scatta l’allarme per la coltivazione di aglio

Perse il 23% delle superfici nelle ultime tre stagioni

In Andalusia scatta l’allarme per la coltivazione di aglio

Negli ultimi tre anni, l'Andalusia ha registrato una drastica riduzione della superficie coltivata ad aglio, perdendo il 23% delle terre dedicate a questa coltura, un calo molto più marcato rispetto alla media nazionale spagnola (-8%). Sono i dati resi noti dall'associazione dei datori di lavoro agricoli Asaja e riportati da valenciafruits.com che destano non poca preoccupazione, considerando che l'Andalusia occupa il secondo posto tra le aree produttrici di aglio del Paese. Solo nell'ultima stagione, l'Andalusia ha visto un ulteriore calo del 13,2%, diventando così la comunità autonoma con la riduzione più significativa per questa coltura. Attualmente, la superficie ad aglio persa si aggira tra i 3.000 e i 4.000 ettari.

Le ragioni di questa crisi sono molteplici e strettamente connesse tra loro. Gli agricoltori segnalano innanzitutto la scarsa redditività della coltura, aggravata dalle crescenti difficoltà nel reperire manodopera e dall’aumento dei costi per l'affitto dei terreni. A complicare ulteriormente la situazione si aggiungono la limitata disponibilità di acqua e la perdita di strumenti efficaci per il controllo fitosanitario. La combinazione di questi fattori ha reso il prodotto meno competitivo sul mercato, costringendo gli agricoltori a espiantare. Un esempio emblematico della crisi spagnola si osserva a Cordoba, dove la superficie dedicata ad aglio si è più che dimezzata rispetto alla stagione precedente, scendendo al di sotto dei 1.000 ettari. Nonostante il quadro generale scoraggiante, ci sono segnali di speranza nella provincia di Granada, dove la disponibilità di acqua ha permesso un leggero aumento delle coltivazioni.

Per la stagione in corso, una volta terminata la semina - effettuata nei mesi autunnali - la superficie ad aglio sarà simile a quella dell'anno precedente in tutta l'Andalusia. Difatti, nonostante le piogge registrate in primavera e autunno abbiano creato condizioni agronomiche più favorevoli, gli agricoltori hanno deciso di non aumentare gli ettari coltivati. 
“A settembre, quando si preparavano i terreni, non c'era alcuna garanzia di avere acqua a disposizione”, ha spiegato Miguel del Pino, vicepresidente del Consiglio Nazionale dell'Aglio di Asaja. (gc)

Clicca qui per iscriverti alla Newsletter quotidiana di IFN