Il nemico giurato del melo: focus sull’afide lanigero

Mariani e Zago (Fondazione Navarra): «Preservare il parassitoide specifico ed evitare eccessi di vigoria»

Il nemico giurato del melo: focus sull’afide lanigero

L'afide lanigero (Eriosoma lanigerum) è un temibile parassita del melo presente in ogni parte del mondo; negli ultimi anni, poi,  si sta dimostrando sempre più pericoloso anche nei meleti italiani. Grazie a Michele Mariani e Alessandro Zago della Fondazione Navarra, scopriamo i tratti salienti di questo temibile insetto e quali sono le strategie contenitive più efficaci. 

“L’afide lanigero è probabilmente di origine nordamericana e si è diffuso in altre parti del mondo principalmente tramite portainnesti di melo infestati. Sverna sotto forma di ninfa "nuda" (senza copertura di cera) trovando riparo nelle fessure e sotto la corteccia staccata. Le ninfe diventano attive verso la fine di marzo o aprile e, verso la fine di maggio, si possono vedere grandi colonie coperte da una cospicua "lana" bianca appiccicosa, soprattutto su speroni e rami. Fortunatamente la presenza di Aphelinus mali, un parassitoide specifico, ne contiene la diffusione.”

Fonte: Fondazione Edmund Mach

“Nonostante la presenza quest’insetto utile – aggiungono i ricercatori – in questi ultimi anni gli attacchi dell’Afide Lanigero sono sempre più diffusi, soprattutto a fine stagione sulle varietà tardive, quali Fuji e Rosy Glow. Sui frutti, oltre ridurne la crescita, produce imbrattamenti, stimolando la comparsa di fumaggini; una forte presenza può ostacolare la formazione del colore e negli impianti più colpiti si assiste ad una riduzione delle mele commercializzabili. Sul legno causa iperplasia dei tessuti, danneggia irrimediabilmente le gemme e porta al declino alcune parti della pianta.”

“I fattori di rischio principali sono correlati alla vigoria, quando la vegetazione molto fitta; la potatura aggressiva che lascia speroni, la potatura meccanica, la presenza di polloni radicali e i paralepri ne favoriscono la proliferazione. Oltretutto, l’impiego di sostanze attive con effetti collaterali su Aphelinus mali e altri insetti utili non fanno che peggiorare la situazione”.

“La difesa contro ‘il Lanigero’ – concludono Mariani e Zago – non può essere delegata solo alla chimica e deve prevedere l’adozione di misure colturali atte a contenere gli attacchi; si deve potare in modo da evitare l’emissione di succhioni, non si devono lasciare speroni, è utilissimo eliminare i polloni radicali e, dal 4° anno d’impianto, bisogna asportare le manichette. Le sostanze attive nei confronti di questo afide sono l’Olio minerale a fine rottura gemme, lo Spirotetramat in fase di migrazione e il Pirimicarb in estate.”

Fonte foto apertura: Wikipedia, Sanjay Acharya