Biostimolanti: l’efficacia è confermata

Evitare però aspettative taumaturgiche e valutare le situazioni specie per specie

Biostimolanti: l’efficacia è confermata

Negli ultimi anni il boom dei biostimolanti è stato evidente, soprattutto in ambito ortofrutticolo, dove, la revoca incessante di sostanze chimiche ha sollevato un interesse crescente da parte dei produttori nei confronti di questi formulati naturali in grado di aiutare la coltivazione sotto diversi punti di vista.

Tuttavia, spesso non è ben chiara l’efficacia dei diversi formulati e cosa ci si può aspettare dalla loro applicazione. Per mettere un po’ di chiarezza su questi temi la Casa della Frutticoltura ha organizzato il Webinar “Biostimolanti e fitoregolatori: cerchiamo di intenderci!”. Come si evince dal titolo è stato affrontato anche il tema dei fitoregolatori, che approfondiremo nelle prossime edizioni con un articolo dedicato.

A livello legislativo, come spiegato da Giacomo Scatolino di Agricola 2000 ,“Il Regolamento Europeo 1009/2019, in vigore dal 16 luglio 2022, che stabilisce le norme relative alla messa a disposizione sul mercato dei prodotti fertilizzanti dell’UE, dà una definizione di Biostimolanti, ovvero, ‘qualunque prodotto che stimola i processi nutrizionali delle piante indipendentemente dal suo tenore di nutrienti’, con l’unica finalità di migliorare una o più delle seguenti caratteristiche della pianta o della sua rizosfera. Nella fattispecie: l’efficienza nell’uso di nutrienti, la tolleranza allo stress abiotico, le caratteristiche qualitative e la disponibilità di nutrienti confinanti nel suolo o nella rizosfera”.

In sostanza il biostimolante entra a far parte dei prodotti fertilizzanti, e, soprattutto, deve produrre gli effetti dichiarati sulla etichetta per le piante ivi specificate. 

Difatti, l’intervento legislativo europeo sgombra il campo da fraintendimenti e introduce il principio di efficacia sulle relative etichette. 

Chiaramente, per comprendere i reali effetti sulla produzione ortofrutticola è fondamentale testare i diversi prodotti tramite prove di campo svolte da centri di Saggio come Agricola 2000. “Recentemente abbiamo svolto diverse prove comparative in Romagna su pesco, kiwi e melo – riferisce Matteo Antonelli – ed emergono alcuni dati molto interessanti. Su kiwi verde, per esempio, abbiamo riscontrato un aumento dell’allegagione nell’ordine del 5-10%, ma lo stesso non si può dire per quanto riguarda la pezzatura, che non è aumentate significativamente nonostante gli interventi ripetuti. Discorso simile per le mele, mentre nelle pesche precoci si nota un aumento dei calibri soprattutto nel primo stacco, invece, nei raccolti successivi non si notano miglioramenti apprezzabili”.

“In sostanza, più il ciclo di maturazione si allunga e minori sono i benefici sui parametri produttivi, pezzatura in particolare. Non a caso, negli ortaggi che hanno un ciclo decisamente più breve, come il melone, l’efficacia è decisamente superiore. In particolare, si riesce ad anticipare il raggiungimento della pezzatura (invece la produzione complessiva fra tesi non trattata e trattata è simile) che può essere un elemento interessante a livello commerciale in determinate fasi della campagna”.

“Su una cosa non ci sono dubbi – conclude Antonelli – evitare il “fai da te” o farsi tentare da prodotti dai risultati miracolosi. Infatti, la bacchetta magica non esiste, ma se ci si affida a Biostimolanti testati con rigore, si possono ottenere dei risultati interessanti”.