Bilancio per l’uva Vittoria, scacciati i fantasmi del 2022

Il produttore pugliese Fanelli: «Volumi adeguati e qualità, l’Italia torna leader»

Bilancio per l’uva Vittoria, scacciati i fantasmi del 2022

La stagione dell’uva da tavola 2023 è iniziata con il terrore di imbattersi in un’altra sventurata campagna: l’inizio di maggio piovoso e con temperature sotto la media mandava lugubri presagi. Ma per l’uva Vittoria, l’andamento del mercato ha smentito i più pessimisti e ridato forza ad un comparto che aveva la necessità di una buona dose di fiducia.
Le difficoltà, tra Puglia e Sicilia, non sono comunque mancate. Infatti, c’è stata una violenta recrudescenza della peronospora, a causa del clima umido che ha colpito il prodotto sia in campo aperto che in coltura protetta. Inoltre, l’inverno caldo ha complicato alcune fasi fenologiche, come l’allegagione.

A IFN descrive la campagna della Vittoria il produttore pugliese Donato Fanelli, responsabile commerciale della cooperativa Vivafrutta e componente della Commissione Italiana Uva da Tavola. “Possiamo dire, dopo l’anno scorso, facendo un gioco di parole, che è stata una “vittoria”. Il prodotto ha avuto un degno mercato e la domanda è sempre stata attiva; una stagione costante sia in termini di volumi che di qualità. Le quotazioni hanno avuto oscillazioni da 1,70 sino a picchi di 2,40 - 2,50 euro al chilo”. 

Ma da questa boccata d’ossigeno dobbiamo trarre una lunga riflessione: perché il mercato ha risposto bene? “I volumi e la qualità sono stati adeguati alla domanda; la programmazione è la chiave vincente, si deve progettare la stagione e definire i quantitativi da produrre per ogni varietà", precisa Fanelli. "Bisogna implementare una segmentazione della produzione. Non è un problema di seme, perché anche con le seedless si rischia di fare lo stesso errore se breeder e produzione non si allineano. Già quest’anno ci sono delle varietà in sovrapproduzione”.  

I volumi della stagione in corso non sono stati il frutto di una programmazione definita ma dovuti a un calo di superfici dopo la stagione disastrosa 2022, dove il meteo ha condizionato in negativo la produttività della pianta. Quest'anno, invece, abbiamo avuto una grande qualità nei grappoli che è stata in linea con le aspettative dei clienti”.
“Con l’uva tradizionale l’Italia torna leader, i clienti esteri ci hanno preferito alla Grecia. Soprattutto la Polonia ha apprezzato particolarmente i grappoli made in Italy. Non dobbiamo illuderci ma concentriamoci per creare una nicchia di uve tradizionali… e, adesso, lasciamo la parola all’uva Italia” conclude Fanelli.