«A 10 centesimi i meloni restano in campo»

I produttori di Licata sono oramai convinti di non avere alternative

«A 10 centesimi i meloni restano in campo»

Nell’areale agrigentino continua il dramma dei meloni che sono il prodotto cardine dell'orticoltura di interi comuni, come Licata e Palma di Montechiaro. La settimana scorsa avevamo raccontato di una fase commerciale senza precedenti, con prezzi di vendita in campagna che oscillavano tra 0,30 – 0,40 €/kg (Approfondisci l’articolo) e i produttori esasperati. 
Con l’aumento delle temperature ci si aspettava un miglioramento delle quotazioni ma, viceversa, la situazione è precipitata pare in modo irreversibile, compromettendo definitivamente la stagione.

Video dalla pagina Facebook del produttore Giuseppe Bellia

Arriva a IFN il duro sfogo del produttore licatesi Giovanni Chianta. “Oggi, butto i meloni. Preferisco lasciarli in campo che svenderli a 10 centesimi al chilo, considerando che il costo di produzione è di 80 centesimi. Adesso è indispensabile mobilitarci come comparto è sollecitare l’assessore regionale per l'agricoltura per richiedere lo stato di crisi eccezionale per il prodotto. Ci servirebbe per ristorare, seppur molto parzialmente, i mancati utili e per evitare un ulteriore indebitamento per le aziende agricole. Già l’assessore Sammartino si è mostrato disponibile, per cui attendiamo un ulteriore passo avanti per ottenere un supporto indispensabile per centinaia di aziende”.

Ma anche in campagna qualcosa deve cambiare – sottolinea il produttore. “Serve organizzare meglio le produzioni con un programma specifico su epoche di trapianto e quantitativi, per dettagliare il calendario commerciale e prevedere un abbattimento degli inutili passaggi di filiera. Ma non basta, servono nuove norme europee per la tutela e la salvaguardia della produzione agricole. Non è più possibile che le grandi multinazionali, anche italiane, di import/export possano agire senza nessun controllo da parte delle autorità europee influenzando la nostra produzione.

“Inoltre, dobbiamo subire la concorrenza sleale estera che ingolfa l'offerta ed uccide la domanda. Non c'è organizzazione di produttori che tenga. Non servono più le lamentele da bar tra produttori ma bisogna agire in modo compatto e andare in un’unica direzione", conclude Chianta.