2025: la nuova priorità non è vendere ma difendere le produzioni

Una riflessione di Stefano Cavedagna, vicepresidente European Food Forum sull'editoriale di Roberto Della Casa

2025: la nuova priorità non è vendere ma difendere le produzioni

Accogliamo e pubblichiamo con piacere le riflessioni dell'eurodeputato Stefano Cavedagna (vicepresidente dell'European Food Forum) sull’editoriale del nostro direttore pubblicato nella prima edizione dell’anno e che potete approfondire cliccando qui, nella speranza possa essere uno spunto per ulteriori riflessioni sul tema.

Gentile Direttore,
ho trovato molto puntuale l’analisi contenuta nell’articolo “2025 tra speranza e incertezza” con la quale ha aperto la prima newsletter dell’anno di Italiafruit News. In particolare, ritengo che la frase “la nuova priorità non è vendere ma difendere le produzioni” debba essere stampata e affissa in ufficio come memoriale da chiunque oggi si interessi di agricoltura. Una doverosa ma non scontata sottolineatura che in quanto vicepresidente dell’European Food Forum ed europarlamentare del Gruppo ECR-FDI, non posso che condividere.

Ma che cosa significa oggi difendere le produzioni italiane? Credo sia questa la domanda che noi rappresentanti politici, interlocutori del mondo agricolo – in questo caso ortofrutticolo – dobbiamo farci. Difendere le produzioni italiane significa innanzitutto mettere gli agricoltori, a partire dai frutticoltori, nelle condizioni di fare il proprio mestiere, cioè di produrre frutta e verdura di qualità. L’agricoltura, in quanto settore primario, ha la primaria funzione di produrre beni per l’approvvigionamento della popolazione, non certo quella di abbellire il bel giardino europeo come vorrebbe qualche burocrate di Bruxelles. E poi dobbiamo permettere ai nostri produttori di poter competere ad armi pari con i colleghi europei in primis, ma anche con tutte quelle aziende dei Paesi terzi che nel mercato comune operano.

Difendere le produzioni italiane significa quindi, tornando ai temi da lei sollevati, impegnarsi affinché dagli annunci della presidente della Commissione UE Von der Leyen si passi alla concretezza degli atti, affinché l’ormai noto regolamento sul dimezzamento degli agrofarmaci al 2030 (particolarmente dannoso per il sistema ortofrutticolo italiano), venga definitivamente annullato e non sopraggiungano altre sorprese (come quella sulle molecole di contrasto alla cimice asiatica). Significa impegnarsi affinché il Consiglio dell’UE si pronunci quanto prima sul regolamento relativo alle TEA (Tecniche di Evoluzione Assistita) approvato a inizio 2024 dal Parlamento Europeo, così da poter promuovere la ricerca su varietà vegetali con caratteristiche necessarie alla sopravvivenza delle piante, come resistenza alle malattie, tolleranza al calore e alla siccità, maggiore resa in campo, maggiore capacità di adattamento ai cambiamenti climatici. Da questo punto di vista, il Governo italiano ha fatto la sua parte prorogando di un anno, nell’ambito del DL Agricoltura, le sperimentazioni in campo delle produzioni.

Sia chiaro, le TEA non sono la panacea di tutti i mali dell’ortofrutta italiana, che come evidenzia oggi sul Sole24Ore il neopresidente di Fedagripesca/Confcooperative Raffaele Drei si ritrova con una produzione calata di un terzo negli ultimi dieci anni. Insieme alla ricerca che deve fornire nuove “armi” agli agricoltori per difendere le produzioni, servono infatti anche le risorse. Siamo in attesa di conoscere il nuovo piano della Commissione UE per il rilancio del settore, come annunciato dalla presidente Von der Leyen, ma ad oggi sappiamo che la PAC vale 386 miliardi di euro fino al 2027 contro i 1400 miliardi di dollari stanziati dagli USA in dieci anni. Senza contare che il budget della Pac è stato nei fatti ridimensionato dall'alta inflazione che si è avuta negli ultimi anni: e di questo, a pagarne le conseguenze, sono ancora gli agricoltori. (aa)