Dal campo
«Rottura del cotico erboso: ottimi risultati per la Maculatura bruna»
Il servizio fitosanitario di Modena: «La tecnica si è dimostrata efficace anche nei casi più difficili»
La Maculatura Bruna (Stemphylium vesicarium) negli ultimi anni ha messo a dura prova i pericoltori del Nord Italia, provocando danni ingenti (con perdite in alcuni impianti vicino all’80-90%) soprattutto in Abate Fétel che, oltre ad essere la varietà più diffusa, si è dimostrata una tra le la cultivar più sensibili.
Con la ripresa vegetativa riprende la lotta contro questa malattia, e per capire le ultime novità dal mondo della difesa, la redazione di IFN ha contattato la Dr.ssa Roberta Nannini e il Dott. Pier Paolo Bortolotti del Consorzio fitosanitario di Modena, che da anni studiano sul campo le contromisure più efficaci.
“In primo luogo occorre sgombrare il campo da fraintendimenti, ovvero, sul fatto che i problemi derivino soprattutto dall’Alternaria, piuttosto che dalla Maculatura bruna. Invece, dalle analisi condotte su una moltitudine di campioni è evidente il ruolo primario dello Stemphylium vesicarium che aggredisce attivamente la pianta, mentre l’Alternaria, è stata rilevata con minor frequenza; oltretutto, quest’ultima si diffonde solo a seguito di ferite che ne consentano l’ingresso nei tessuti vegetali.”
“Questa premessa non è di poco conto, poiché ci fa capire come i problemi in campagna siano causati da una recrudescenza della Maculatura bruna, favorita da una serie fattori. In primo luogo, il cambiamento climatico ha provocato un anticipo di circa un mese nel volo dei conidi e questo ha prolungato la finestra di virulenza del patogeno che attacca così con maggior efficacia le piante di pero, divenute a loro volta più deboli proprio a causa degli stress ambientali che hanno subito negli ultimi anni. Inoltre, non dimentichiamo come la difesa chimica, negli ultimi anni, sia stata fortemente ridimensionata dalla revoca di diversi principi attivi”.
“Senza ombra di dubbio la coperta è corta – affermano i tecnici del Consorzio fitosanitario – ma proprio per questo bisogna integrare al meglio ogni tecnica di difesa. A tal proposito, la rottura del cotico erboso rappresenta uno degli strumenti più efficaci di contenimento, perchè si abbassa il livello dell’inoculo che tende a proliferare proprio nell’inerbimento del frutteto (soprattutto se composta da monocotiledoni) e, in minor misura, fra frutti e foglie infetti caduti a terra. È importante interrare tutto il residuo organico sia sull’interfila che sulla fila, da inizio ripresa vegetativa fino ad almeno alla raccolta dei frutti. Per farlo possono essere necessari anche 5-6 passaggi ripetuti durante l’arco della stagione con attrezzi che lavorino il terreno (erpice a dischi, erpice rotante, ecc.) e su questo aspetto bisogna essere tempestivi e precisi nell’applicazione”.
“Infatti, come emerge dalla nostra indagine condotta su di un campione di oltre 60 aziende dislocate in provincia di Modena, la rottura del cotico erboso si è dimostrata efficace nel contenimento della Maculatura bruna, anche nelle aziende più colpite l’anno precedente, a patto che il pericoltore fosse stato tempestivo e pedissequo nel mantenere il terreno costantemente lavorato. Diversamente, una rottura parziale del cotico o lo scarso mantenimento durante la stagione non ha portato i risultati sperati”.
Ascoltando Bortolotti e Nannini, si nota come effettivamente una gestione oculata del pereto possa dare risultati interessanti: “Una precisa rottura del cotico ed una attenta difesa chimica riescono a contenere il danno causato da Maculatura bruna su livelli accettabili, con la speranza che si possa ritrovare un equilibrio più favorevole, poiché la rottura del prato elimina tutti i vantaggi derivanti dall’inerbimento (maggiore portanza trattrici, minore erosione ecc.) ed è quindi una pratica malvista dai produttori, ma necessaria, visti i risultati. Ad oggi sono in fase di ricerca molti processi relativi alle TEA su cui si hanno grandi attese e che, laddove confermassero le aspettative, disegnerebbero probabilmente tutta un’altra storia”.
Tutte le foto sono del servizio fitosanitario di Modena.