Pere, i numeri del dramma: plv media da 5.000 euro/ettaro

Aldrovandi (UNApera): «Abbiamo la ricetta per il rilancio, che non può prescindere dall’Abate»

Pere, i numeri del dramma: plv media da 5.000 euro/ettaro

Che il settore delle pere sia in crisi è un fatto oramai assodato ma, come sempre, pochi numeri valgono più di mille discorsi, e quelli presentati da Adriano Aldrovandi, Presidente UNApera (nella foto in apertura), durante il recente convegno “Metodi innovativi e sostenibili per contrastare le avversità della coltura del pero: maculatura bruna, cimice asiatica e stress abiotici" organizzato da Agrinet e moderato dal socio fondatore Camillo Gardini, sono impressionanti per quanto drammatici: “In Emilia Romagna, dal 2011 al 2023 abbiamo perso il 40% della superficie totale, passando da circa 25 mila ettari a poco più di 13 mila ettari. In termini di volumi è andata pure peggio perché da una media di circa 500 mila tonnellate annue, l’anno scorso abbiamo toccato il fondo con meno di 100 mila tonnellate raccolte. Inevitabilmente la resa per ettaro è crollata da 27 a 7 tonnellate per ettaro”.

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Ragionando in termini monetari, la stima del valore della perdita produttiva, solo per l’anno 2023, è stata pari a 340 milioni di euro. 

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I numeri appena elencati non lasciano spazio a interpretazioni, ma ciò che ha più impressionato la platea è stato il dato della Plv media ad ettaro prevista per il 2023: “Dalle nostre proiezioni è pari a poco più di 5.000 euro per ettaro, un valore ampiamente al di sotto dei costi di produzione. Quantificati, per il 2023, sui 19 mila euro per ettaro che in un anno di piena produzione salgono a 21.200 euro per ettaro. Quindi è chiaro ed evidente lo stato di grande difficoltà dei pericoltori emiliano romagnoli, ma la stessa situazione è analoga in tutto il Nord Italia”.

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“Inoltre, vorrei sottolineare un punto che spesso viene sottovalutato: se crolla il sistema pericolo, si mette in seria difficoltà l’intero settore frutticolo regionale, vista l’importanza del pero per le nostre aziende. È come se ad un tavolo togliessimo una gamba, senza di essa è destinato a crollare”.
“Quindi, la salvezza del comparto del pericolo interessa tutti, e all’interno di UNAPera le strategie per la risalita della china sono ben delineate. In prima battuta non possiamo scendere al di sotto degli 8.000 ettari in produzione per continuare ad avere una massa critica apprezzabile; L’Abate Fetel rimane la varietà di riferimento su cui possiamo giocare reale distintività e su questa va concentrato almeno il 50% della superficie. Per le nuove varietà a completamento vanno ricercate e testate a fondo prima di diffusione.”
“Probabilmente, la prima obiezione che mi farete, riguarda la fattibilità di coltivazione dell’Abate Fétel, ma il team di ricerca guidato da Stefano Foschi sta iniziando a fornire risposte concrete e convincenti ai produttori. Infine, lato commerciale, l’IGP è il minimo comun denominatore distintivo su cui puntare tutto sul piano della differenziazione”.
“Quindi, la strategia c’è – afferma Aldrovandi – ma per metterla in atto è necessario un sostegno economico da parte delle istituzioni. A nostro avviso, occorrerebbero per la campagna 2023 almeno 7.000 euro/ettaro sui 10.000 ettari colpiti gravemente dalle avversità. Parimenti è fondamentale ritornare a piantare ad un ritmo di 500 ettari all’anno con impianti allo stato dell’arte, finanziati attraverso tutti gli strumenti disponibili con il massimo livello di contribuzione pubblica ammesso dalla legislazione comunitaria”.

“Un aspetto sul quale occorre investire senza esitazioni è la ricerca pluriennale che deve essere coordinata da UNApera, perché è proprio grazie allo scambio continuo di informazioni fra i tecnici delle aziende che stiamo ottenendo dei risultati al di sopra delle aspettative, e che mi rendono orgoglioso”.
“Concludendo, sono convinto al 100% che ci possa essere un futuro per la pera, le strategie su cosa fare sono molto chiare, ma dobbiamo, a qualunque costo, aiutare i nostri produttori a passare questo momento difficile e per farlo serve che le istituzioni intervengano il prima possibile”. (gc)

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