Dal campo
Noci, è emergenza malattie tra clima e carenza di principi attivi
Il punto sulla stagione con il direttore dell'azienda agricola San Martino, Cesare Bendandi
Dalla siccità all’alluvione passando per eventi climatici isolati e improvvisi. Le stagioni produttive sono sempre più difficili da affrontare e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. In particolare per le noci dell’azienda agricola San Martino avevamo già anticipato un calo produttivo del 30% (clicca qui per approfondire) e oggi abbiamo voluto tirare le somme della stagione in corso. Lo abbiamo fatto con l’analisi puntuale di Cesare Bendandi - Direttore Az. Agr. San Martino e coordinatore tecnico gruppo di filiera In-Noce.
“La produzione 2022 era già ridotta rispetto al 2021 – ha spiegato Bendandi a IFN - e dall’estate 2022 fino alla fine di aprile 2023 è stata riscontrata una emergenza siccità senza precedenti, con una debilitazione già percettibile delle piante nei noceti nonostante l’irrigazione. Infatti le temperaturehanno raggiunto anche i 45°C aumentando in modo anomalo la quota di evapotraspirazione giornaliera e conseguentemente le necessità idriche delle piante; in certi periodi queste sono state superiori alle portate massime degli impianti di irrigazione, che sono stati calcolati per stagioni ‘normali’ “.
“L’alluvione del 15-17 maggio 2023, che ha devastato migliaia di aziende agricole romagnole gettandone letteralmente a terra le produzioni, ha condizionato anche i colossi della filiera noce in Emilia-Romagna - ha continuato - riducendo la produzione nocicola del 2023 su tutte le aziende socie del gruppo di filiera In-Noce. Infatti nei giorni a seguire l’alluvione, i suoli sono rimasti saturi di acqua per svariati giorni”. Una situazione che si è riflessa sia sulle rese produttive che sulla qualità finale delle produzioni residue, traducendosi in una riduzione finale della PLV”.
Tra le problematiche che si sono registrate, il Dr. Bendandi sottolinea l’assenza di impollinazione a causa delle piogge persistenti nel periodo di allegagione, oltre all’aborto dei frutti appena allegati, dovuto alla asfissia radicale persistente. “Lo stato fitosanitario delle piante si è dimostrato precario con lo sviluppo di batteriosi (Xanthomonas arboricola pv juglandis) sulle foglie, con riduzione della capacità fotosintetica e di produzione di assimilati, cascola di frutti colpiti, cancri sui germogli e apertura delle vie di accesso alle altre fitopatie”, ha sottolineato Bendandi.
Inoltre il direttore dell’azienda agricola San Martino ha evidenziato uno sviluppo anomalo di Antracnosi (Gnomonia leptostyla), con necrosi sulle foglie, riduzione della capacità fotosintetica e successiva filloptosi (caduta) delle foglie colpite, oltre alla filloptosi di origine abiotica causata dall’asfissia radicale, che ha provocato anche una interruzione generalizzata dello sviluppo vegetativo per svariate settimane.
“Diverse piante nei noceti sono collassate totalmente, considerato che dopo 72 ore di asfissia radicale le piante di noce muoiono – ha specificato – e negli anni a venire sarà molto difficile ripristinare la destrutturazione del terreno”.
Infine, non ha giovato sulle piante neanche il protrarsi di temperature ed umidità tali da favorire lo sviluppo di funghi e batteri: “Sono andate creandosi le condizioni per un incremento del potenziale di inoculo sui noceti, e compatibilmente alle normative attuali, un aumento delle applicazioni di prodotti fungicidi e batteriostatici nelle strategie di difesa”.
Il controllo di queste malattie diventa sempre più difficile considerata la revoca del mancozeb di un paio di anni fa. “Le alternative al rame sono ancora in fase di studio e non danno certezze di efficacia nel controllo finale della batteriosi. Da segnalare negli ultimi due anni la presenza di 5 specie fungine nuove e uno spostamento degli attacchi verso la fase tardiva di coltivazione, fino al periodo preraccolta, che storicamente da decenni non era mai stato soggetto a problematiche serie di natura fungina e che, da adesso, dovrà essere protetto per mantenere una sanità del prodotto accettabile ai fini della commerciabilità delle produzioni”.
Non hanno generato particolari problemi gli attacchi da insetti come Carpocapsa (Cydia pomonella) e Mosca (Rhagoletis completa), “anche se si è notata una certa sovrapposizione tra un volo e l’altro delle diverse generazioni di Carpocapsa e un leggero anticipo della presenza di mosca rispetto al periodo in cui normalmente si mostra, ad inizio luglio”, è entrato nel dettaglio Bendandi.
Tra le varietà attualmente coltivate nell’areale romagnolo, Chandler e Howard sembrano resistere meglio al cambiamento climatico rispetto a Lara e Tulare. “Il protrarsi della stagione calda fino a settembre ha evidenziato in Lara un ritardo nell’apertura dei malli rispetto alla data di raccolta di circa una decina di giorni, che ha portato ad una riduzione finale della qualità. Un anticipo similare, seppur meno accentuato, si è avuto in Tulare, ma entrambe le varietà sono da consigliarsi a oggi per latitudini superiori alle nostre. Chandler si è confermata la varietà più adattabile al mutamento climatico in atto, mantenendo elevati standard di qualità. In futuro si prevede che anche in Italia sbarcheranno le varietà Ivanhoe e Solano, licenziate dal dipartimento di miglioramento varietale di UC Davis, in California, ma ancora è imprevedibile come possano in realtà rispondere alle nostre condizioni pedoclimatiche”.
Nonostante le numerose problematiche elencate, Bendandi sostiene che la coltivazione del noce abbia ancora senso per gli imprenditori locali, “seppure con i limiti dettati dalle future sfide che il mutamento climatico e le restrizioni sempre maggiori sui pochi prodotti fitosanitari registrati in Italia porteranno nei prossimi anni”.
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