Dal campo
Castagne, tante incognite per la stagione in arrivo
Produzione in calo: maltempo e cinipide tra gli antagonisti
Una produzione a macchia di leopardo e volumi in calo caratterizzeranno la campagna castanicola delle regioni meridionali. Mentre la stagione si appresta a partire tra pochi giorni, abbiamo delineato una panoramica con i produttori Vincenzo De Maio di Forino (Avellino) e Franco Di Pippo di Roccamonfina (Caserta).
La campagna in Irpinia
Dall’areale dell’Irpinia si esclude un raccolto abbondante, a causa delle piogge registrate nei mesi di maggio e giugno. “La campagna si presenta anomala – spiega a IFN Vincenzo De Maio dell’omonima azienda di Forino (Avellino), tra le più estese d’Italia con circa 300 ettari dedicati alle castagne – abbiamo notato un ritardo sulle fioriture e ora la produzione è a macchia di leopardo. In alcune zone credo che la produzione scenderà anche del 50% anche se nella maggior parte dei casi la perdita dei volumi arriverà al 30-40%”.
L’azienda coltiva principalmente il marrone di Serino Igp, la castagna Verdolo, il marrone di Santa Cristina e quello di Montella. Al momento è ancora presto per dare un giudizio netto sulla stagione: “Dobbiamo analizzare i ricci e capire quali sono vuoti e quali invece genereranno i frutti” dice il produttore.
Sul valore aggiunto creato dall’Igp sulla filiera, De Maio commenta: “La certificazione è un ottimo modo per valorizzare prodotti come le nostre tipicità ma il vero valore si crea solo nel momento in cui tutta la filiera collabora e investe per un obiettivo comune. L’Igp è un trampolino di lancio solo se tutti gli attori della filiera ci credono. In questo senso, potrebbero contribuire anche i distributori, scegliendo il nostro Igp come prodotto a marchio: ricordiamoci però che per gli Igp bisogna dare un valore aggiunto ai prodotti e quindi anche un maggior riconoscimento ai produttori”.
Per quanto riguarda l’inizio della raccolta, quest’anno sarà probabilmente tardiva. “A causa delle piogge il calendario potrebbe slittare di circa una settimana, ovvero verso fine settembre. Poi la campagna andrà avanti per tutto il mese di ottobre”.
Buone notizie relativamente al cinipide, che a Forino è quasi del tutto assente, mentre c’è qualche preoccupazione in più per il marciume: “Considerato che in questo ultimo periodo le precipitazioni sono state molto limitate – commenta De Maio – speriamo che la concentrazione dei funghi possa calare”.
Il produttore conclude con un ragionamento per la valorizzazione del frutto castagna: “Dobbiamo abituare il consumatore a scegliere le castagne per tutto l’inverno e non solo nei mesi autunnali – sottolinea De Maio - Da questo punto di vista, abbiamo bisogno di una spinta mediatica, perché le castagne diventino un prodotto che si possa consumare per dodici mesi all’anno come le mele”.
E continua: “Per esempio le castagne potrebbero essere valorizzate anche a livello di prodotto già cotto, come snack per celiaci o anche in versione trasformata a partire dalla farina di castagne. La nostra produzione non è intensiva e mai potrà esserlo, per questo dobbiamo valorizzare il prodotto in tutte le sue ‘forme”.
Le castagne dell’areale casertano
Anche l’areale casertano di Roccamonfina sarà interessato quest’anno da un calo dei volumi produttivi, questa volta determinato in primis dal cinipide e, solo in un secondo momento, dagli eventi atmosferici avversi. Ne abbiamo parlato con Franco Di Pippo, presidente dell’associazione Verde Collina di Roccamonfina (associazione di produzione di castagne bio) nonché vice presidente del Distretto della castagna e del marrone della regione Campania.
Tra le varietà coltivate in questo areale vulcanico ci sono la castagna Igp di Roccamonfina, la primitiva, la napoletana e la Bouche de Betizac. “L’annata è partita in maniera molto incerta – spiega Di Pippo a IFN – e crediamo che i volumi saranno più bassi rispetto ad anno scorso: parliamo del 70% di produzione in meno per la Bouche de Betizac e di circa il 10/20% in meno per le primitive, mentre la produzione delle napoletane sarà ‘a zone’, considerato che godono di uno speciale microclima dell’areale”.
A determinare il calo produttivo di quest’anno per Di Pippo è stato principalmente l’attacco del cinipide ai frutti ma anche alle piante: “L’insetto è arrivato a danneggiare anche le chiome delle piante – spiega – che qui sono alte circa 20 metri per cui andrebbero abbassate fino a 5 metri per rigenerarle. Ma si tratta di interventi molto costosi e non tutti i produttori possono affrontarli”. Inoltre le intense piogge di maggio e giugno hanno causato problemi alla fase di impollinazione, con molti danni alle piante e una riduzione della produzione.
Per quanto riguarda l’Igp, Di Pippo sottolinea un percorso ‘a rilento’ per il consorzio: “I produttori sono sfiduciati: da un lato devono fare i conti con una produzione scarsa, dall’altra devono continuare la manutenzione dei castagneti che implica un gran numero di risorse e investimenti economici. Servirebbe una misura ad hoc da inserire nel prossimo programma di sviluppo rurale, in modo tale da sostenere i produttori. Ed è proprio per sensibilizzare questi interventi che stiamo lavorando all’interno del distretto: da noi la castanicoltura è la prima fonte di guadagno e perderla sarebbe un peccato per i produttori ma anche per il territorio”.
La raccolta delle Bouche de Betizac è prevista per i primi giorni di settembre (con un ritardo massimo di dieci giorni) e la stagione andrà avanti fino al 20 ottobre. A metà settembre si inizierà con la Primitiva, a seguire la napoletana e la tardiva.