Pro Food al forum AREFLH: tra i temi emersi anche il PPWR

Voce unanime degli associati: le restrizioni al packaging un onere eccessivo per il settore

Pro Food al forum AREFLH: tra i temi emersi anche il PPWR

Si è svolto mercoledì 6 novembre a Bruxelles il primo forum dell’Assemblea delle regioni europee frutticole, orticole e floricole (AREFLH), che ha riunito rappresentanti regionali, professionisti del settore e istituzioni europee per discutere di politiche agricole e sostenibilità in vista del nuovo mandato del Parlamento e della Commissione Europea. Grazie anche al supporto di Pro Food – gruppo merceologico di Federazione Gomma Plastica (Confindustria) che rappresenta le principali aziende italiane produttrici di imballaggi in plastica per alimenti – il forum ha offerto uno spazio di dialogo sulle nuove sfide e opportunità del settore ortofrutticolo.  

L’evento ha visto la partecipazione di relatori di spicco, tra cui gli europarlamentari Herbert Dorfmann, Valérie Hayer e Dario Nardella del Comitato Agricoltura e Sviluppo Rurale, e Ricard Ramon della DG AGRI, che hanno discusso il ruolo dell’agricoltura come settore strategico per l’Europa. Gli interventi hanno evidenziato un cambio di approccio delle istituzioni europee, ora più orientate a un dialogo aperto con gli agricoltori per sviluppare politiche “dal basso”, basate sulle reali esigenze del settore.  

Tra i temi centrali emersi durante le sessioni anche il Regolamento Europeo sugli Imballaggi e sui Rifiuti da Imballaggio (PPWR), adottato lo scorso 24 aprile e attualmente in fase di pubblicazione. Nel panel dedicato alla sostenibilità, moderato da Nicola Dall’Olio della Regione Emilia-Romagna, si sono confrontati Mariateresa Vivaldini (Parlamento Europeo, Comitato ITRE), Jean-Luc Parou (Vicepresidente Idfel Val de Loire), Wim Rodenburg (Groeten Fruit Huis) e Roberto Zanichelli, membro del comitato di comunicazione di Pro Food e Consigliere di Unionplast. La voce degli associati AREFLH è stata unanime: l’eliminazione degli imballaggi in plastica per i prodotti ortofrutticoli oltre ad impattare pesantemente sulla filiera comporterebbe altri danni, tra cui un aumento dello spreco alimentare, con conseguente crescita delle emissioni di Co2, maggiori costi di produzione e una riduzione dei consumi di ortofrutta.  

Nel suo intervento, Mariateresa Vivaldini ha ripreso le preoccupazioni espresse dall’industria di settore, sottolineando come le restrizioni al packaging rappresenterebbero un onere eccessivo per il settore, poiché l’imposizione di una nuova regolamentazione (Regolamento Europeo sugli Imballaggi e sui Rifiuti da Imballaggio) rischia di penalizzarlo fortemente, mettendo a rischio gli investimenti economici. “La sostenibilità non deve essere ideologica, ma deve tenere conto dei suoi tre pilastri: ambientale, economico e sociale, perché molte famiglie vivono grazie a questo settore e l’agricoltura rappresenta un indotto fondamentale”. Vivaldini ha evidenziato l'importanza di armonizzare le norme a livello europeo e di richiedere ai paesi terzi di rispettare gli stessi standard: “Le regole devono essere uguali per tutti, altrimenti saremo penalizzati rispetto ai paesi extra UE. Abbiamo lavorato molto per alleggerire queste restrizioni sul packaging e, pur con il rammarico di non essere riusciti a intervenire pienamente sul settore dell’ortofrutta, restano comunque possibilità a livello normativo”. 

“Siamo convinti che gli effetti saranno negativi rispetto a quanto previsto, e speriamo di agire anche in anticipo attraverso una deroga anche per l’ortofrutta, così com’è avvenuto per il vino. Proibire l’uso della plastica dove è essenziale e l’uso è limitato non ha senso; servono materiali adeguati e un supporto all’agricoltura per un uso più razionale di acqua e fertilizzanti. Senza alternative sostenibili, rischiamo di dover importare dall’estero, dove i controlli sull’uso di pesticidi e fitofarmaci sono meno rigidi”.  
Ha infine ribadito l'importanza di un approccio pragmatico, suggerendo deroghe per l’ortofrutta considerate le significative implicazioni economiche e produttive delle nuove regolamentazioni. “A livello istituzionale farò tutto il possibile per ottenere queste deroghe e continuerò a lavorare affinché, vengano tenute in considerazione le esigenze del settore.”

Jean-Luc Parou, (Vicepresidente Idfel Val de Loire) ha descritto l’impatto della legge francese anti-spreco, che limita l'uso di imballaggi in plastica per i prodotti sotto i 1,5 kg. Parou ha spiegato come questa normativa abbia portato a un incremento dei costi di produzione e packaging, riducendo al contempo la qualità visiva dei prodotti e richiedendo significativi investimenti in nuovi macchinari. "Questa legge ci ha colpiti in modo diretto e profondo,” ha affermato, “con costi di imballaggio raddoppiati e un impatto negativo sui consumatori, che ora vedono diminuire il loro potere d’acquisto.” Pur condividendo l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale, Parou ha sottolineato che la normativa ha avuto conseguenze inaspettate, finendo per scoraggiare il consumo di frutta e verdura: “Invece di favorire scelte più sostenibili, la normativa ha reso i prodotti freschi meno accessibili, con un conseguente calo delle vendite. Un approccio troppo rigido alla sostenibilità rischia di minare l’efficacia stessa delle politiche ambientali, penalizzando sia i produttori che i consumatori.”  

Wim Rodenburg, rappresentante dei produttori olandesi di Groeten Fruit Huis, ha evidenziato invece la necessità di una regolamentazione armonizzata a livello europeo, ed evitare liste di esenzione nazionali sui prodotti che devono essere imballati per ragioni di igiene e conservazione. Ha posto l’accento sull’importanza del packaging per garantire la freschezza e la durata dei prodotti, soprattutto nei mercati più lontani, spiegando come il settore dipenda da queste pratiche per preservare la qualità dei prodotti durante il trasporto.  “Senza una lista comune europea, rischiamo di trovarci con regole diverse in ogni paese, e questo crea un grosso svantaggio per chi deve operare su più mercati,” ha dichiarato Rodenburg. Ha poi invitato le organizzazioni di settore a partecipare attivamente alle discussioni europee, aggiungendo: “Solo con una voce unitaria possiamo garantire che la normativa risponda davvero alle esigenze del settore, sostenendo un equilibrio tra sostenibilità e praticità.”

Pro Food – che rappresenta oltre il 70% della produzione italiana di contenitori in plastica per alimenti, con 14 aziende e 29 impianti produttivi – ribadisce che gli imballaggi in plastica sono fondamentali per garantire la sicurezza alimentare e ridurre lo spreco. In questo contesto, Roberto Zanichelli, portavoce di Pro Food ha evidenziato come, in Europa, circa il 50% dell’ortofrutta sia già venduto sfuso e gli imballaggi in plastica per ortofrutta rappresentino appena l’1,5% di tutti gli imballaggi alimentari. Nonostante ciò, il PPWR penalizza in modo sproporzionato questo settore (Art. 25, Allegato V), considerato già un modello virtuoso per l’uso responsabile degli imballaggi. Ha spiegato come molti imballaggi per ortofrutta contengano già fino al 70% di materiale riciclato, contribuendo quindi all’economia circolare europea. “Eliminare questi imballaggi paradossalmente aumenterà lo spreco alimentare e causerà un ulteriore diminuzione dei consumi di ortofrutta, in contraddizione con gli obiettivi dell’UE”, ha sottolineato.  

Con la partecipazione a questo forum, Pro Food ha riaffermato il suo ruolo di protagonista nella transizione verso una filiera ortofrutticola sostenibile, promuovendo soluzioni innovative che bilancino le esigenze ambientali, produttive ed economiche, e garantiscano la competitività e la sicurezza dell’intero settore ortofrutticolo. (aa)

Foto in apertura, da sinistra: Maria Teresa Vivaldini, Simona Caselli e Roberto Zanichelli

Fonte: Ufficio Stampa Pro Food