Cuore e ingegno, ecco come seminiamo valore

Alla convention Annatura, il forte legame fra azienda e dipendenti

Cuore e ingegno, ecco come seminiamo valore

Dalla prima vaschetta di verdure cotte alle moderne confezioni di prodotti servizio con un’ampia possibilità di scelta. È una storia fatta di persone, coraggio ma anche tanto cuore quella dell’azienda Annatura, che nei giorni scorsi è stata condivisa con tutti i collaboratori aziendali. A dare lustro ai valori aziendali è stato lo stesso presidente, Fiero Innocenzi, che ha sottolineato l’importanza dell’apporto umano sul lavoro, che aggiunge valore al prodotto finale creando una vera e propria ‘opera’. A fare da fil rouge per l’intero evento è stato un testo tratto da “L’io, il potere e le opere” di don L. Giussani, che vi riportiamo a seguire.  

I partecipanti alla convention

La convention “Il tuo lavoro è un’opera”
La convention di Annatura dal titolo “Il tuo lavoro è un’opera” ha avuto luogo il 5 luglio nella sala mensa del CNR di Monterotondo e ha riunito tutti gli operatori aziendali, circa una cinquantina: il Presidente, il direttore dello stabilimento, l’ufficio qualità, l’ufficio della produzione, il commerciale, la comunicazione, l’amministrazione e tutti gli operai della fabbrica. A prendere la parola è stato il presidente, Fiero Innocenzi che ha parlato appassionatamente ai presenti, i quali hanno avuto anche modo di intervenire.
Tutti i partecipanti sono stati omaggiati di una cartolina dell’evento rappresentante il quadro de “Il seminatore” di V. Van Gogh con il titolo della convention e, sul retro, un testo tratto da “L’io, il potere e le opere” di don L. Giussani, che ha fatto da filo rosso per l’intero incontro.

La cartolina rilasciata ai collaboratori con una rappresentazione de “Il seminatore” di V. Van Gogh

Dalle origini ai prodotti servizio
Nel suo intervento, Fiero Innocenzi ha ripreso il ‘cuore’ di cui parla Giussani, inteso come “coraggio, tenacia, scaltrezza, fatica – è sete di verità e felicità”: sono gli stessi valori che lo hanno animato fin dall’inizio della storia di Annatura.
Per rispondere ad una situazione particolarmente problematica nel centro di cottura di Napoli, Innocenzi cominciò a pensare alla possibilità di progettare lavori alternativi alla ristorazione collettiva affinché i dipendenti non rimanessero senza lavoro durante i mesi estivi. Contando sul proprio ingegno e la voglia di fare, riuscì a realizzare la prima vaschetta di verdure di V gamma, sicuramente meno ‘stilosa’ di quelle di oggi, ma già ricca delle potenzialità che l’azienda ha mostrato negli anni a seguire. Con il prezioso aiuto della biologa Carmela Ceres, Innocenzi ha creduto all’intuizione iniziale, si è fidato di quel “cuore” come lo descrive don L. Giussani e, anche se la strada non era chiara, ha seguito una buona idea e non si è arreso.
Banale fu l’idea, ma tutta la storia che ne è scaturita non lo è”, così la definisce il Presidente di Annatura, tanto da ricevere anche l’Attestato di brevetto per invenzione industriale, rilasciato dal Ministero dello Sviluppo Economico, valido in Italia ed Europa.

L'inaugurazione dello stabilimento di Monterotondo

Partendo dai locali del Centro Cottura di Napoli nel 2013, si è poi arrivati alla fabbrica di Monterotondo e a quello che è Annatura oggi, con 1 milione e mezzo di vaschette prodotte già solo nel primo semestre del 2024. La storia si è allargata fino a comprendere tutti quelli presenti alla convention. E a questo valore così “umano” si lega un altro elemento importantissimo e tipico di Annatura: la grande presenza di manodopera nella lavorazione delle verdure.
“In un mondo ormai quasi dominato per intero dalle macchine che, spesso, si rivelano più efficienti dell’uomo – ha detto Innocenzi - Annatura e la sua eccellenza è resa possibile solo dalla combinazione tra macchine di ultima generazione e l’intervento attento, puntuale e indispensabile di operai specializzati, tali da poterli definire artigiani delle verdure di V gamma”. E ha continuato: “Questo rende Annatura quasi più un laboratorio che una fabbrica, con i rischi che ciò comporta, perché l’uomo non è infallibile ma ha quel quid in termini di amore per il lavoro che svolge, di coscienza con cui fa le cose che vale più di mille errori possibili e che, alla fine, possono rivelarsi un valore aggiunto da cui si può imparare e ripartire”. Innocenzi ha sottolineato come l’uomo che svolge un lavoro può realizzarlo come fosse “un’opera”, qualcosa di utile per sé e per gli altri.
“Ecco cosa mi ha spinto ad andare avanti: realizzare un prodotto semplice e buono in sé che possa essere utile al cliente finale, in termini di bontà del prodotto e del servizio che offre e di tutta la cura e la passione che si celano dietro. La storia di Annatura nasce con l’idea di voler fare qualcosa di bello, prima di tutto per sé e poi per gli altri e finora questa posizione è stata vincente e pone tutte le premesse per espandersi sempre più”.

Il premio ricevuto da Annatura a Macfrut 2018 e ritirato dal presidente Fiero Innocenzi

Il messaggio lasciato ai collaboratori
«Il lavoro è l’espressione del nostro essere. Questa coscienza dà veramente respiro all’operaio che per otto ore fatica sul banco di lavoro, come all’imprenditore teso a sviluppare la sua azienda. Ma il nostro essere - ciò che la Bibbia chiama “cuore”: coraggio, tenacia, scaltrezza, fatica – è sete di verità e felicità. Non esiste opera, da quella umile della casalinga a quella geniale del progettista, che possa sottrarsi a questo riferimento, alla ricerca di una soddisfazione piena, di un compimento umano: sete di verità, che parte dalla curiosità per addentrarsi nell’enigma misterioso della ricerca; sete di felicità che parte dall’istintività e si dilata a quella concretezza dignitosa che sola salva l’istinto dal corrompersi in falso ed effimero respiro. È questo cuore che mobilita chiunque, qualunque impresa realizzi». “L’io, il potere, le opere”, L. Giussani. (am)
 
Clicca qui per iscriverti alla Newsletter quotidiana di IFN