Dal campo
Con l’NFT il melone immaturo ‘Scopatizzo’ ci guadagna
La varietà locale ha prodotto più di 5 kg/pianta in poco più di due mesi
5,3 kg per pianta e 27,6 litri di acqua per produrre 1 kg di frutti in poco più di due mesi. In serra e con il sistema senza suolo dell’NFT (Nutrient Film Tecnique), nonostante la presenta di quasi 300 mg/L di cloruro di sodio nell’acqua utilizzata per preparare la soluzione nutritiva. Questi sono i dati principali di un recente articolo sperimentale pubblicato sulla rivista Scientia Horticulturae dal gruppo di ricerca di orticoltura del Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti dell’Università di Bari.
I ricercatori hanno esaminato l'effetto di tre concentrazioni di cloruro di sodio (NaCl) aggiunto alla soluzione nutritiva (per simulare livelli crescenti di salinità della soluzione nutritiva fino a 7,0 dS/m) su una varietà pugliese di melone immaturo (un carosello, Cucumis melo L.), conosciuta come ‘Scopatizzo’. In questa ricerca innovativa, che si inserisce nel contesto della crescente attenzione verso pratiche agricole più sostenibili, è stato utilizzato il sistema di coltivazione senza suolo a ciclo chiuso dell’NFT.
Lo ‘Scopatizzo’ è consumato in alternativa e alla stessa stregua del cetriolo ed è molto apprezzato per il suo profilo qualitativo. Negli areali in cui è più diffuso, così come in molte aree del Mediterraneo, l'uso di acqua salina per l'irrigazione rappresenta una sfida per ottenere buone produzioni. Per questo motivo, lo studio ha puntato sul sistema NFT a ciclo chiuso per migliorare l’efficienza d’uso dell’acqua e ridurre l’impatto ambientale determinato dallo scarico delle soluzioni nutritive esauste.
I risultati principali della ricerca dimostrano che l'aggiunta di NaCl (fino a 5 mM) nella soluzione nutritiva non ha influenzato negativamente né la crescita né la produzione dello ‘Scopatizzo’. Infatti, le piante trattate con aggiunta di NaCl hanno prodotto in media 5,31 kg per pianta, con un'efficienza nell'uso dell'acqua pari a 27,6 litri per kg di prodotto, valore comparabile al cetriolo coltivato con sistemi senza suolo. Inoltre, la qualità dei frutti, in termini di contenuto di sostanza secca, zuccheri e composti fenolici, è rimasta elevata, con miglioramenti significativi del contenuto di acidità titolabile per i frutti raccolti dalle piante alimentate con la soluzione nutritiva più salina.
I risultati ottenuti sottolineano il potenziale dei sistemi di coltivazione senza suolo per affrontare la sfida dell’uso di acqua salina, migliorare la sostenibilità delle pratiche agricole e valorizzare anche le varietà locali.
La ricerca è stata condotta nell’ambito del Centro Nazionale Agritech, finanziato dall'Unione Europea – NextGenerationEU (PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA (PNRR) – MISSIONE 4 COMPONENTE 2, INVESTIMENTO 1.4 - D.D. 1032 17/06/2022, CN00000022).
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Fonte: Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti dell'Università degli Studi di Bari Aldo Moro