Legge sul ripristino della natura, via libera dall'Unione Europea

Italia contraria, ora i governi dovranno mettere a punto dei piani nazionali per raggiungere gli obiettivi indicati

Legge sul ripristino della natura, via libera dall'Unione Europea

Via libera dall'Ue alla prima legge sul ripristino della natura. Dopo mesi di stallo, i ministri dell'Ambiente hanno confermato l'accordo con l'Eurocamera sul divisivo regolamento proposto a giugno 2022 dalla Commissione europea per ripristinare le aree naturali già degradate, tassello del Green Deal. L'Italia ha votato contro insieme a Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Finlandia e Svezia, mentre solo il Belgio si è astenuto.

La proposta di regolamento è uno dei pilastri chiave della strategia dell'Ue per la biodiversità e serve ad allineare l'Unione europea agli impegni internazionali assunti con l'accordo di Kunming-Montreal sulla biodiversità. E' innovativa perché per la prima volta non disciplina solo la protezione delle aree naturali, ma punta a ripristinare quelle già degradate attraverso una tabella di marcia in tre tappe: il 30% di ogni ecosistema dovrà essere oggetto di misure di ripristino entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% entro il 2050.

I governi dovranno mettere a punto dei piani nazionali di ripristino per riferire periodicamente alla Commissione europea su come intendono raggiungere gli obiettivi. Nel complesso, le norme impongono agli Stati membri di definire e attuare misure volte a ripristinare almeno il 20% delle zone terrestri e marine dell'Ue entro il 2030.
Tra i timori per la sicurezza alimentare dettati dalla guerra in Ucraina e le ripetute proteste degli agricoltori, la proposta è stata per mesi bersaglio politico del centrodestra all'Eurocamera e di vari Stati membri che ne hanno fatto slittare l'adozione.

Il via libera di oggi è stato possibile grazie al cambio di posizione del governo austriaco, che aveva inizialmente dichiarato l'intenzione di astenersi sul file per poi annunciare ieri il voto a favore. Con il sì di Vienna - che però ha spaccato il governo - è stato possibile raggiungere la maggioranza qualificata in seno al Consiglio, che si ottiene quando a votare a favore sono almeno 15 Stati Ue (su 27) che rappresentano almeno il 65% della popolazione.
L'accordo finale raggiunto a novembre da Parlamento e Consiglio Ue - confermato oggi dai ministri - prevede di fatto un 'freno di emergenza' per andare incontro alle preoccupazioni manifestate sulla sicurezza alimentare, fissando al 2033 la data per la Commissione per rivedere e valutare l'applicazione del regolamento e il suo impatto sui settori agricolo, della pesca e forestale. Inoltre, con un atto di esecuzione, la Commissione Ue ha il potere di sospendere fino a un anno l'attuazione delle norme relative agli ecosistemi agricoli in caso di "gravi conseguenze a livello comunitario per la sicurezza alimentare".
Subito dopo il voto il commissario europeo all'ambiente, Virginijus Sinkevičius, si è congratulato con i ministri per lo "storico risultato" e per avere avuto il "coraggio di difendere" l'intesa.

L'Austria verso il ricorso contro la legge sulla natura
Sulla legge Ue per il ripristino della natura la coalizione di governo austriaca va in crisi. Secondo i media locali, il cancelliere Karl Nehmanner ha annunciato che presenterà un ricorso di annullamento davanti alla Corte di giustizia europea sul regolamento appena approvato dal Consiglio ambiente Ue proprio grazie al decisivo sostegno dell'Austria.
Durante la riunione a Lussemburgo, la ministra austriaca dell'ambiente, Leonore Gewessler - in quota Verdi all'interno della coalizione - ha votato a favore del regolamento, ribaltando l'equilibrio in seno al Consiglio e andando contro la volontà del Partito popolare austriaco (Ovp) del cancelliere che guida la coalizione.
L'Ovp ha quindi confermato il ricorso alla Corte Ue, ritenendo che la ministra abbia agito "illegalmente" andando contro alle preoccupazioni regionali sulla legge che - essendo l'Austria uno stato federale - avrebbe dovuto tenere in considerazione.

L'Ue esclude una marcia indietro sul varo della legge sulla natura
Nonostante le intenzioni del cancelliere austriaco di presentare ricorso contro l'approvazione finale del regolamento per il ripristino della natura e degli ecosistemi, avvenuta grazie al voto favore di una sua ministra, a Bruxelles si esclude ci possa essere una retromarcia sull'esito della votazione.
La ministra Gewessler - chiarisce una fonte Ue - rappresenta l'Austria e il voto che ha espresso oggi alla riunione dei ministri dell'ambiente "è giuridicamente vincolante". A confermarlo, sempre secondo la stessa fonte, è stato anche il servizio giuridico del Consiglio.

Coldiretti: la legge sul ripristino della natura resta ideologica ma sono state eliminate le misure più impattanti
La legge sul Ripristino Natura resta un provvedimento ideologico anche se grazie al lavoro della Coldiretti con gli europarlamentari sono state eliminate le misure che avrebbero tagliato la produzione agricola made in Italy, aumentando le importazioni di cibi da Paesi extra Ue coltivati con pesticidi che da noi sono vietati da decenni. Il tutto con effetti devastanti anche sull’assetto idrogeologico del territorio, più esposto al rischio dissesto. E’ il commento della Coldiretti in occasione del via libera del Consiglio Ue all’accordo sul nuovo regolamento, nonostante il voto negativo dell’Italia e la questione dell’Austria, il cui Governo ha nei fatti sconfessato il voto favorevole della sua ministra verde Leonore Gewessler che ha però permesso di far approvare il provvedimento.

Il testo varato rappresenta un compromesso al ribasso anche se senza dubbio migliorativo rispetto alla prima proposta della Commissione, grazie soprattutto al lavoro della Coldiretti insieme agli europarlamentari italiani che ha portato a far cadere i vincoli più illogici, come ad esempio l’abbandono del 10% delle superfici agricole e disincentivi alla manutenzione del territorio.

Restano però alcune criticità, tra cui il tema della gestione dei piani nazionali di ripristino, compresi alcuni obiettivi relativi ai terreni agricoli, assieme al mantenimento degli obiettivi di riumificazione delle torbiere (seppure meno rigidi rispetto alla proposta iniziale).

A livello generale la legge approvata dal Consiglio mantiene un’impostazione ideologica sbagliata che mette in contrapposizione la natura e l’agricoltore, vero custode del patrimonio ambientale. Non è allontanando gli agricoltori dalla terra – rileva la Coldiretti - che si preserva la natura, sono proprio le aziende agricole a garantire quella costante manutenzione senza la quale aumenta il rischio di dissesto e desertificazione. 

Ue: Cia, ripristino natura è legge. Ora serve Piano nazionale di buon senso
“La legge sul ripristino della natura (Nature Restoration Law), appena approvata a maggioranza risicata dall’ultimo Consiglio Ue Ambiente, danneggia gli ecosistemi agricoli perché non risponde alla oggettiva necessità di assicurare l’equilibrio tra sostenibilità ambientale, economica e sociale, essenziale per l’attuazione del Green Deal Ue”. Così il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, esprimendo rammarico per gli esiti di una battaglia che ha visto l’Italia contraria fino al voto finale.

“Adesso - continua Fini- serve davvero un Piano nazionale di buon senso nella definizione delle misure attuative, perché non è pensabile ripristinare almeno il 20% delle aree terresti e marittime Ue entro il 2030 e tutti gli ecosistemi degradati entro il 2050, senza tener conto di quanto gli agricoltori stiano, ulteriormente, affrontando per preservare biodiversità e paesaggio da cambiamenti climatici ed erosione, come l’impegno per garantire a tutti cibo sano e di qualità, nonostante la fase di profonda instabilità geopolitica ed economica”.

Sul tavolo, adesso previsti dalla legge Ue, requisiti e indicatori specifici riguardo lo stoccaggio di carbonio organico nei terreni minerali delle terre coltivate, la definizione della quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche ad elevata diversità e il contributo alla piantumazione di almeno 3 miliardi di alberi aggiuntivi in 6 anni. “Queste e altre questioni - aggiunge Fini- andranno affrontate ascoltando gli agricoltori, uno sforzo importante per limitare le ripercussioni anche economiche e amministrative, almeno fino al 2033, quando la Commissione esaminerà gli impatti di questo regolamento”.
 
Tenere il budget Pac fuori da tutto questo, è l’altro punto fisso di Cia che continua a trovare inadeguate anche le risorse a disposizione della Nature Restoration Law.   
Nel frattempo, dal Consiglio Ue Ambiente arriva l’ok all'orientamento generale della direttiva sul monitoraggio e la resilienza del suolo che aveva già accolto diverse delle richieste formulate da Cia e che attende ora il passaggio nei Triloghi, con il nuovo Parlamento Ue, per essere ulteriormente migliorato, soprattutto in relazione a norme più stringenti sul consumo. Uno spiraglio, nella Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione. 
“E’ così - conclude Fini- che si valorizza il ruolo strategico dell’agricoltura per il benessere degli ecosistemi e a costante salvaguardia dell’ambiente. Il suolo è una risorsa fondamentale per gli agricoltori e le aree interne, base delle produzioni agricole e fonte di reddito per le comunità rurali”. 
 
Confagricoltura: il voto di oggi penalizza l'agricoltura e l'attività produttiva
La proposta di regolamento europeo approvata oggi dal Consiglio Ambiente della Ue sul ‘Nature Restoration Law’ suscita preoccupazione perché compromette di fatto il potenziale produttivo del settore primario.
Confagricoltura aveva più volte segnalato che molte delle richieste e degli oneri previsti dalla proposta trovavano già attuazione in altre norme e che questa legge avrebbe solo aumentato le incombenze per gli agricoltori, compromettendo ancora una volta la produttività, quindi la sicurezza degli approvvigionamenti e prezzi equi per i consumatori.

Nonostante i miglioramenti al testo rispetto alla prima stesura, in linea con quanto auspicato dalla Confederazione, il testo rimane insoddisfacente poiché non tutela la superficie agricola e non prevedere fondi adeguati a raggiungere gli obiettivi fissati.

Confagricoltura ringrazia il governo italiano per aver evidenziato, in sede di Consiglio Ue, i limiti del regolamento che aumenta gli oneri amministrativi per il settore primario, e aver affermato la necessità di un’ulteriore riflessione su come limitare gli impatti negativi per l’agricoltura.

Determinante oggi il voto dell’Austria, che ha cambiato posizione con il sì del ministro dell’ambiente austriaco, Leonore Gewessler. A seguito di questo pronunciamento, il Governo austriaco ha annunciato di voler ricorrere presso la Corte di Giustizia europea per chiedere l’annullamento del voto, contrario alle indicazioni originali. (am) 

 Fonte: Ansa.it , ufficio stampa Coldiretti, Cia e Confagricoltura