Agrumi di Sicilia: la produzione bio supera il 25% ma i consumi restano bassi

Il resoconto del seminario organizzato dal Distretto in collaborazione con Ciheam e Crea

Agrumi di Sicilia: la produzione bio supera il 25% ma i consumi restano bassi

Venerdì scorso, presso il CREA-OFA di Acireale (Corso Savoia, 190), si è svolto il seminario dal titolo “Focus sull’agrumicoltura biologica nel Mediterraneo: Strategie di adattamento e mitigazione al cambiamento climatico applicate all’agroecosistema agrumicolo biologico nel Mediterraneo”. L'evento, organizzato dal Distretto produttivo Agrumi di Sicilia in collaborazione con CIHEAM e CREA, ha ricevuto il patrocinio della Città di Acireale, dell'Ordine dei dottori agronomi e forestali della provincia di Catania e dell'Associazione Italiana Agricoltura Biologica, oltre che la sponsorship di S.I.C. Società per l'Industria dei Concimi, Fomet, Suterra, Biolchim, Diachem Agro, Zeocel Italia e Bioworks.

Durante il seminario, è stata posta particolare attenzione sulla necessità di strategie efficaci per affrontare il cambiamento climatico nell’ambito dell’agrumicoltura biologica. La Sicilia, una delle regioni che ha investito maggiormente nella produzione biologica grazie alla sua biodiversità unica, in largo anticipo ha già raggiunto e superato l’obiettivo fissato dal Green Deal per il 2030 del 25% di superficie agricola utilizzata per il biologico. Tuttavia, nonostante questi risultati sul piano produttivo, il consumo di prodotti biologici in Sicilia resta ancora troppo basso, e l'uso di prodotti bio nella ristorazione pubblica è ancora molto limitato. Una simile fotografia riguarda l’intero territorio nazionale.

L’evento ha visto, dunque, la partecipazione di illustri relatori, tra cui Alessandra Vaccaro e Giovanni Dara Guccione, CREA-PB Palermo; Luigi Pasotti, SIAS; Giancarlo Roccuzzo, CREA-OFA Acireale; Evelyne Alcàzar Martin, Ecovalia di Siviglia; Carmelo Mennone, ALSIA Basilicata; Giuseppe Massimino Cocuzza, Professore Associato Di3A CT, sez. Entomologia applicata; Gabriella Cirvilleri, Professore ordinario Patologia vegetale Di3A CT; Rosa Vercher Aznar, Politecnico di Valencia. In conclusione, è intervenuto il prof. Salvatore Barbagallo, Assessore regionale dell’Agricoltura, dello Sviluppo rurale e della Pesca Mediterranea, che ha dichiarato: “Per valorizzare e rilanciare la filiera agrumicola siciliana, serve un lavoro di raccordo e sinergia tra tutti gli attori in campo, per vincere le sfide che abbiamo davanti: dal superamento delle criticità legate agli effetti della siccità, agli investimenti per conquistare nuovi mercati”.

Nel pomeriggio, il seminario ha proseguito con una tavola rotonda dal titolo "La voce ai produttori bio: esperienze, problematiche, attese e prospettive a confronto con la ricerca scientifica e non solo", offrendo un confronto diretto tra i produttori biologici e il mondo accademico.

Durante l’evento, Federica Argentati, Presidente del Distretto produttivo Agrumi di Sicilia, (nella foto sopra) ha sottolineato l’importanza del biologico: “La produzione biologica rappresenta un pilastro fondamentale, non solo per la tutela dell’ambiente, ma anche per la salute del consumatore. Se vogliamo davvero promuovere una cultura del biologico, è essenziale far comprendere ai consumatori quanto sia importante ciò che mettono nel piatto. La salute delle persone è strettamente legata alla qualità del cibo che consumiamo, e i prodotti biologici offrono una garanzia in tal senso. Purtroppo, l’agricoltura biologica ha incontrato ostacoli, spesso dovuti alle pressioni delle lobby, che ne hanno rallentato lo sviluppo. Tuttavia, è arrivato il momento di fare un salto di qualità, sensibilizzando non solo la popolazione, ma anche le istituzioni. Per rendere il biologico accessibile a tutti, è fondamentale rivedere i costi lungo la filiera, garantendo un prezzo giusto che rifletta la qualità del prodotto”.

“Come Distretto, - continua Argentati - siamo impegnati in operazioni di sistema per promuoverlo. Collaboriamo con diverse realtà e realizziamo iniziative mirate per diffondere la cultura del biologico, non solo tra i produttori, ma anche tra i consumatori finali. È fondamentale, infatti, che il consumatore si senta rassicurato e sappia esattamente cosa sta mangiando. Il biologico non può essere ridotto a una semplice ‘produzione di carte’: deve diventare sinonimo di trasparenza, qualità e tracciabilità. Per questo, è indispensabile potenziare le certificazioni e i controlli, anche attraverso l’utilizzo di tecnologie innovative, come ad esempio la blockchain”.

“Se vogliamo davvero incentivare il consumo di prodotti biologici, - propone la presidente del Distretto - dobbiamo creare una sinergia tra filiera, organizzazioni e istituzioni. Questo significa non solo migliorare la tracciabilità e garantire che ciò che il consumatore acquista sia effettivamente biologico, ma anche adottare misure concrete, come la detassazione al consumo dei prodotti biologici certificati. Solo attraverso un impegno congiunto riusciremo a rendere il biologico una scelta accessibile e sostenibile per tutti”.

Va nella stessa direzione l’intervento di Vincenzo Verrastro, Amministratore scientifico CIHEAM Bari, che ha aggiunto: “L’ultimo rapporto della Corte dei Conti Europea evidenzia che, sebbene il sostegno comunitario all’agricoltura biologica abbia portato a un aumento significativo delle superfici biologiche in Europa (+6,7% tra il 2014 e il 2022), questo incremento non si è tradotto in un forte impatto sul mercato, che resta al di sotto del 4% del totale del mercato alimentare europeo. Occorre, quindi, fare di più per sostenere l'intero settore, sviluppando il mercato e incentivando la produzione. Altrimenti, rischiamo di creare un sistema sbilanciato, dipendente dai fondi europei, invece di un comparto dinamico trainato da consumatori informati. Questo è il tema del futuro, e proprio gli agrumi rappresentano uno dei macrosettori su cui dobbiamo puntare di più. È necessario favorire lo sviluppo del mercato locale siciliano, al momento poco diffuso, per promuovere un consumo locale più ampio”. 

Silvia Di Silvestro, CREA-OFA Acireale, nel suo intervento ha sottolineato l’importanza della ricerca: “I vantaggi dell’applicazione delle tecniche di agricoltura biologica sono numerosi, sia per la salvaguardia ambientale sia per la salute dell’uomo. In agrumicoltura, l’obiettivo è ridurre al minimo gli input per mantenere l’equilibrio biologico, permettendo alla coltura di adattarsi ai cambiamenti dell’ambiente in sinergia con la flora e la fauna degli agrumeti. Il CREA di Acireale è attualmente coinvolto in oltre 10 progetti di ricerca e collaborazioni con produttori biologici per lo sviluppo di tecniche sostenibili applicabili all’agrumicoltura Le attività di ricerca hanno tra gli obiettivi la messa a punto di strategie innovative rispettose dell’ambiente che potranno essere impiegate dagli agrumicoltori già nel prossimo futuro, che riguardano diversi settori come il miglioramento genetico, le tecniche colturali, il controllo di patogeni e parassiti, la trasformazione e l’impiego dei sottoprodotti della lavorazione degli agrumi come la produzione di formulati ecofriendly per il contenimento delle malattie in pre raccolta e delle micopatie del post raccolta”.

Infine, Francesco Ancona, consigliere del Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia con delega al biologico, ha dichiarato: “Per produrre agrumi in regime di agricoltura biologica è essenziale conoscere i principali fattori che caratterizzano l’agroecosistema aziendale e territoriale. Solo così possiamo renderlo produttivo e protettivo nei confronti dell’ambiente. È fondamentale garantire la conservazione del suolo, ripristinare la biodiversità e valorizzare le varietà più adatte all’ambiente. Inoltre, dobbiamo preservare le aree marginali, come siepi e muretti a secco, dove gli organismi utili trovano rifugio. L’agrumicoltura biologica è una realtà consolidata, particolarmente nel Mediterraneo, e rappresenta uno dei comparti più importanti del settore bio. Solo un approccio agroecologico potrà supportare al meglio la resilienza dell’agrumicoltura ai cambiamenti climatici”.

Il seminario ha visto dunque anche la partecipazione di numerosi esperti e figure di rilievo, tra cui: Roberto Barbagallo, Sindaco di Acireale; Aurora Ursino, Presidente ODAF Catania; Salvo Cacciola, Direttivo Nazionale AIAB; Giuseppe Pasciuta, Vice Presidente del Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia; Renato Maugeri, Presidente del Consorzio di Tutela del Limone dell’Etna IGP; Biagio Pulvirenti, Presidente O.P. Agrinova Bio 2000; Salvo Cacciola, Direttivo Nazionale AIAB; Salvatore Marino, Confagricoltura; Francesca Valenziani; Francesco Leotta, Rete Terra dei Limoni. (gc)

Fonte: Ufficio Stampa Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia