Attualità
Gelo tardivo, il centro-nord soffre ancora
Colpiti ceraseti e pereti a macchia di leopardo
Come vi avevamo anticipato (clicca qui per leggere l’articolo) sfortunatamente anche nelle due ultime notti le temperature sono scese al di sotto dello zero, spaventando i coltivatori del centro-nord, soprattutto chi produce ciliegie e mele, le cui piante attualmente sono in fiore. Si registrano danni anche ai pereti in Emilia-Romagna, dove il gelo ha colpito già in tarda serata.
Maurizio Bottura, dirigente del centro di trasferimento tecnologico della Fondazione Edmund Mach, spiega a IFN: “È difficile quantificare già i danni riscontrati, ma quello che è certo è che le temperature in questa settimana sono scese fino a -3 gradi e a rimetterci di più sono soprattutto i ciliegi, che in questo periodo sono nella fase fenologica più sensibile al gelo. Già la scorsa settimana si era riscontrato qualche danno ai ceraseti e i produttori avevano acceso le candele in campo e attivato i sistemi di difesa antibrina”.
Per il melo invece, sia per quanto riguarda le piante a fondovalle, già in fase avanzata di fioritura, che quelle nella zona collinare, quindi più indietro nella fase fenologica, non si dovrebbero riscontrare particolari problemi. “Le temperature raggiunte sono critiche ma non toccano quota -6 o -7 gradi come avvenne ricordo nel 2017”.
Va meglio invece per susine e kiwi. “Queste coltivazioni si trovano soprattutto nella zona dell’Alto Garda. Essendo vicino al lago, l’acqua mitiga l’effetto delle temperature così basse per cui non ghiaccia così frequentemente”.
Sulla prossima nottata Bottura è ottimista: “Fino a venerdì le previsioni non fanno dormire sonni tranquilli, ma le gelate più critiche sono sempre le prime”.
Nella notte fra il 4 e il 5 aprile si sono riscontrati i primi danni da freddo anche in Emilia-Romagna, e per quella appena trascorsa era atteso il bis.
Le zone di pianura comprese tra Piacenza e Bologna, a causa di una nottata serena, hanno registrato temperature sottozero con un valore medio di -1°/-2°C con punte di -4°C, mentre l’areale romagnolo e ferrarese si è “salvato” grazie ad un fronte nuvoloso che ha mantenuto le temperature nei dintorni di 0°C.
Un quadro che ci conferma Adriano Aldrovandi, presidente di Unapera: “Nella bassa modenese, dove insistono diverse aziende pericole, si sono registrate temperature medie fra -2/-2.2 °C con punte di -4,5°C che si sono verificate in particolare vicino ai fiumi, poiché si sono create delle sacche d’aria fredda. Il problema principale, al di là del picco negativo, è stata la durata prolungata della gelata, in quanto già alle 10 di sera il termometro a bulbo umido segnava 0°C. Purtroppo, questa mattina (ieri per chi legge, ndr) all’interno dei pereti si potevano osservare i primi danni soprattutto nelle parti basse della pianta, dove circa il 30-50% dei fiori era necrotizzato, mentre è probabile che ci siano danni ancora più gravi per quelle aziende situate nelle zone dove il freddo è stato più intenso.
“Ad ogni modo la situazione è in continuo divenire e solo fra qualche giorno sarà possibile fare una prima stima dei danni, che comunque con buona probabilità saranno a macchia di leopardo.”
Per l’areale emiliano romagnolo prende la parola anche Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo: “Nella notte tra martedì e mercoledì, se la nostra zona è uscita indenne dalle gelate – spiega a IFN - è stato solo grazie alla nuvolosità del territorio. Non è finita altrettanto bene per l’areale modenese, dove molte aziende agricole hanno segnalato danni. Ora tocca armarci di coraggio perché le previsioni per le prossime notti sono impegnative”. E aggiunge: “Con le temperature di questi ultimi giorni, c’è una preoccupazione a 360 gradi che riguarda tutte le aziende agricole: nonostante molti produttori si siano attrezzati per affrontare le gelate con appositi impianti antibrina, nessuno è in grado di prevederle”.
Vernocchi sottolinea un suo grande rammarico: l’assenza di linee guida per queste specifiche situazioni climatiche. “Siamo ormai al quarto anno di fila di gelate – dice – e, nonostante le sollecitazioni fatte, non c’è ancora una ricerca dedicata su quali siano i sistemi di protezione più efficienti. Nel settore c’è grandissima confusione e i produttori procedono in ordine sparso, che non è di certo la modalità giusta per salvaguardare il settore. Siamo nel 2023 ed è davvero inaccettabile che il nostro settore debba ancora vivere alla giornata”.
Hanno collaborato: Lucia Caselli, Fabrizio Pattuelli e Alice Magnani