Agroalimentare italiano: migliora l'autosufficienza ma resta alta la dipendenza dalle importazioni

Il Ministro Lollobrigida alla presentazione del Rapporto Ismea

Agroalimentare italiano: migliora l'autosufficienza ma resta alta la dipendenza dalle importazioni

Una maggiore apertura internazionale che ha favorito i rapporti commerciali con l'estero e una più solida struttura produttiva e logistica che ha alzato il grado di autonomia delle forniture rispetto ai fabbisogni alimentari. L'agroalimentare italiano ha sperimentato progressi su entrambi i fronti, estero e interno.

A confermarlo è una batteria di indicatori contenuti nel Rapporto sull'agroalimentare italiano di ISMEA presentato ieri mattina, che quest'anno propone un approfondimento sulle catene globali del valore e sul grado di approvvigionamento delle diverse filiere nazionali, temi di stringente attualità alla luce del quadro di crescente incertezza che sta inducendo diversi paesi a rivedere le strategie di delocalizzazione adottate negli ultimi decenni. Uno degli indicatori chiave è il tasso di approvvigionamento generale del settore agroalimentare italiano, inteso come rapporto tra il valore della produzione interna e quello dei consumi, che nel complesso si è attestato, nel 2023, vicino al 100% (99,2%).

Il dato - sottolinea l'ISMEA - è frutto, tuttavia, di situazioni differenziate a livello di singoli comparti e prodotti. In particolare, la compresenza di un'agricoltura deficitaria di alcuni prodotti e di un'industria alimentare orientata all'esportazione determina situazioni di significativa dipendenza dall'estero in alcune filiere per l'approvvigionamento di materie prime da trasformare in prodotti caratteristici del made in Italy. Una tendenza che si è accentuata negli ultimi anni di pari passo all'aumento della capacità di penetrazione sui mercati esteri dell'industria alimentare e alla contestuale minore disponibilità di materia prima nazionale a causa dell'impatto dei cambiamenti climatici.

Questo deficit rende alcune filiere più vulnerabili a fattori geopolitici, climatici e sanitari che influenzano le catene di fornitura, specie laddove il tasso di approvvigionamento è basso e la provenienza delle importazioni è fortemente concentrata o legata a paesi lontani e a rischio.

Francesco Lollobrigida - Ministro dell'agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste
"Nel Rapporto sull'agroalimentare italiano presentato ieri da ISMEA parlano i dati, che vedono in questi due anni dei risultati eccezionali: uno è quello della crescita del nostro export, maggiore rispetto agli ultimi anni, ma il dato più importante è quello degli investimenti che crescono del 43,5%. Un modello di sviluppo che ricerca non il consenso di oggi, ma i risultati per l'Italia del domani. Gli investimenti in agricoltura sono quelli che rafforzano il nostro mondo, la nostra economia e che sono mancati per troppi anni".

Livio Proietti - Presidente ISMEA
"Con questa seconda edizione del Rapporto sull'agroalimentare italiano, ISMEA conferma l'obiettivo di produrre con cadenza annuale un'analisi consolidata dello "stato di salute" del settore, si tratta di una pubblicazione attenta e rigorosa che vuole fornire uno strumento agevole di lettura e comprensione dei fatti, ancora più rilevante nel contesto attuale, dominato da incertezza sia sotto il profilo macroeconomico che sul fronte internazionale. Mettere a fattor comune, in una visione d'insieme, il nostro patrimonio di analisi e monitoraggio ci consente di fornire gli strumenti per interpretare i fenomeni e far si che gli operatori del settore possano cogliere opportunità di crescita e consolidamento, a tutto vantaggio della performance complessiva del sistema agroalimentare nazionale".

Sergio Marchi - Direttore Generale ISMEA
"Dal rapporto ISMEA emergono ancora una volta le straordinarie doti di solidità e resilienza dell'agroalimentare italiano, di fronte alle tante sfide di natura macroeconomica, geopolitica e meteo climatica che si è trovato a fronteggiare negli ultimi anni. Un settore che si è ritagliato un posto di rilievo nell'economia nazionale, arrivando a rappresentare, nella sua accezione più estesa "dal campo alla tavola", oltre il 15% del Pil nazionale, e che riveste un ruolo da protagonista anche in Europa e nel mondo.  Al nostro Paese si deve quasi il 17% del valore aggiunto agricolo europeo e quasi il 12% di quello dell'industria alimentare, quote che collocano l'Italia ai primissimi posti in Ue, mentre le esportazioni, cresciute di circa il 90% in un decennio, evidenziano una dinamicità superiore alla media europea, mondiale e dei principali competitor. Da segnalare, tuttavia, in uno scenario internazionale di crescente instabilità, la questione della strutturale dipendenza dall'estero di alcune filiere chiave del made in Italy, un tema a cui il MASAF e il Governo hanno dedicato particolare attenzione con la istituzione di uno specifico Fondo per la Sovranità alimentare. Il rapporto ISMEA ha riservato quest'anno un ampio approfondimento a riguardo, volto anche all'identificazione delle catene di fornitura maggiormente vulnerabili a causa dei fattori geo-politici, climatici e sanitari". 

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Fonte: Ufficio Stampa Ismea