Biologico, la Gdo traina le vendite

Ortofrutta presente su 22 delle 26 insegne censite

Biologico, la Gdo traina le vendite

In uno scenario sempre più complicato, dove le sfide si moltiplicano con l’effetto domino, facciamo di nuovo il punto del bio tra supermercati e specializzati. 
I dati elaborati sono quelli raccolti da Bio Bank nel 2021, che partono dal 1993 per i negozi bio e dal 2001 per la grande distribuzione. Nonostante tutto, anche se a ritmo più lento, il biologico in Italia continua a crescere, superando i 5 miliardi di euro. Perché la salute personale e quella planetaria sono diventate ormai valori inscindibili e imprescindibili. Una crescita con dinamiche di canale ben differenti, come evidenzia il Focus Bio Bank - Supermercati & Specializzati 2022. In tutto 106 paginesempre ricche di dati e infografiche, con nuovi spazi dedicati al segmento baby, da consultare liberamente su issuu.com/biobank

 trainare le vendite bio è la Gdo
In un mercato più che raddoppiato negli ultimi dieci anni, nel 2022 le vendite bio nei supermercati sono quasi quadruplicate, arrivando a 2,3 miliardi di euro (+263% sul 2013), nel canale storico sono scese a 0,9 miliardi (-15% sul 2013). In dieci anni le quote dei canali retail si sono capovolte: per i supermercati la quota è quasi raddoppiata (dal 31 al 58%), per i negozi è quasi dimezzata (dal 53 al 23%), in linea con quanto accade in Francia e Germania.
In continua crescita anche le referenze di alimenti bio a marchio della grande distribuzione, passate dalle 644 del 2001 alle 6.005 del 2021, un’offerta che si è moltiplicata per nove. Considerando che per ogni prodotto bio a marchio del distributore (Mdd) ne entrano sugli scaffali quasi tre con le marche dell’industria (Idm), si stima un totale di oltre 22mila referenze bio, distribuite in più di 24mila punti vendita, nelle 26 catene censite.
Anche nel 2021 Coop si conferma al primo posto con 1.050 referenze di alimenti bio, il drugstore Dm al secondo con 573, mentre al terzo sale quest’anno Selex con 421. Salgono a 9 le catene con prodotti equosolidali nelle proprie marche, con 117 referenze, e a 15 quelle con cosmesi naturale o bio certificata, per un totale di 665 referenze.

Agli specializzati il ruolo guida nel mondo del bio
Nel 2021 scende ancora il numero di negozi bio, arrivati a quota 1.240, in calo continuo da quattro anni (-13,7% in totale). Drastico calo anche per i negozi collegati a catene specializzate, che scendono a 434, pari al 35% del totale, in calo continuo da tre anni (-30,8% in totale). Riduzione e concentrazione dovuta in gran parte al progressivo passaggio d’insegna tra Cuorebio e NaturaSì. Passaggio avviato nel 2019 e concluso nel 2021 con la rete NaturaSì a quota 368 negozi, di proprietà e in franchising.
Per i negozi specializzati la concorrenza è in particolare con supermercati e discount. Per i supermercati con i discount, molto forti sul bio anche in Europa. Per entrambi i canali con l’e-commerce, entrato nelle abitudini d’acquisto in tempo di pandemia e destinato a crescere. 

Tenere salda la bio-identità
Tra le sfide del bio non c’è solo l’inflazione che erode il potere d’acquisto. C’è un’offerta che sa proporsi al consumatore come alternativa al bio senza esserlo (locale, sostenibile, a residuo zero, senza pesticidi), il rischio frodi da prevenire alzando gli argini della certificazione e la pressione ad abbassare l’asticella normativa per fare entrare tutti. Insomma il grande rischio è la banalizzazione. Il biologico è strategico per la grande distribuzione perché traina le vendite e resterà strategico anche nei prossimi anni.
Ma a cosa serve guadagnare il mercato intero se poi si perdono l’anima e la visione? Se al supermercato il bio si acquista per comodità e convenienza, nello specializzato il motore deve essere l’appartenenza, a prezzi accessibili. Che il movimento bio tenga salda la sua bio-identità serve a tutti. Anche alla grande distribuzione, che a quell’identità tanto bene sa ispirarsi e attingere.

Fonte: Ufficio stampa Bio Bank