Bio-agrofarmaci, tempi di registrazione troppo lunghi nella UE

L'intervento di Lupato (Koppert) al webinar di Zero Residui

Bio-agrofarmaci, tempi di registrazione troppo lunghi nella UE

“Nell'Unione Europea per introdurre un bio-agrofarmaco, o un qualsiasi principio attivo in ambito agricolo, occorrono all’incirca 10 anni, quando in altri Paesi sviluppati come Usa, Canada e Brasile, l’iter complessivo non supera i 2 anni. È questo un evidente collo di bottiglia che impedisce di fornire agli agricoltori europei i mezzi di difesa più efficaci, e soprattutto più sostenibili, che la ricerca può attualmente sviluppare”. L’affermazione di Flavio Lupato, General Manager di Koppert Italia, condivisa con la platea durante un recente webinar organizzato dall’associazione Zero Residui, dà il senso di come a Bruxelles si predichi bene ma si razzoli male ed occorra un cambio di passo per raggiungere gli obiettivi sfidanti del Farm to Fork.

“Il Regolamento (CE) 1107/2009, relativo all'immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari, è estremamente severo e segue la logica di disincentivare l’utilizzo della chimica in agricoltura, ma allo stato attuale limita l’accesso di qualsiasi nuova sostanza, anche di quelle naturali atte al biocontrollo dei patogeni. Questo genera una situazione di svantaggio competitivo rispetto a quei mercati che possono permettersi di utilizzare nuovi principi attivi per la protezione delle colture. Per esempio, la filiale di Koppert in Brasile ha tassi di crescita del 150% in quanto nel Paese carioca è già consentito l’utilizzo di alcuni microorganismi per il biocontrollo delle malattie, che invece sono ancora proibiti nel vecchio continente. Inoltre, i costi di ricerca e registrazione sono nettamente inferiori e questo favorisce notevolmente la Ricerca e sviluppo di nuovi prodotti”.

Il manager veneto confida nell’aggiornamento del SUR, il Regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari: “Nel giugno 2022 la commissione europea ha presentato la proposta di aggiornamento del SUR, volta a modernizzare e aggiornare la Direttiva sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (SUD), dove è presente la definizione ufficiale di Biocontrollo. Questo ci garantirebbe una base normativa più solida, indispensabile per gli operatori del settore”.
“Tuttavia – conclude Lupato – l’ideale sarebbe un “fast track” per i prodotti atti al Biocontrollo, in modo da accorciare i tempi di registrazione, così da restare competitivi con i Paesi più celeri e, allo stesso tempo, fornire agli agricoltori europei il supporto necessario per difendere le colture in campagna”.