Api e cambiamento climatico, un binomio difficile

Al convegno di Apot, focus sulle relazioni tra ambiente e produzione agricola

Api e cambiamento climatico, un binomio difficile
“Attualmente il cambiamento climatico è uno dei fattori di rischio più pericolosi per la sopravvivenza delle api, in particolare di quelle selvatiche, e questo tema non è stato ancora sufficientemente esplorato”.


Questo il monito del professor Francesco Nazzi, ordinario di entomologia all’università di Udine (in foto sopra), esposto alla platea del convegno organizzato da Apot dal titolo "Api, Agricoltura e Ambiente” dovrebbe essere preso con estrema attenzione non solo dal mondo agricolo, ma da tutta la società civile. Lo stesso vale per la riduzione degli agrofarmaci ed il mantenimento della biodiversità, gli altri due elementi critici per la vita delle api individuati dall’esperto, ma su questi aspetti il sistema frutticolo Trentino ha già intrapreso un percorso virtuoso che sta dando ottimi risultati, come è emerso dagli altri interventi che approfondiremo nelle prossime uscite.



Il professore Nazzi, fra i massimi esperti italiani di apicoltura e apidologia, prima di giungere a queste conclusioni ha illustrato l’importanza delle api non solo per il sistema melicolo, ma per tutte le piante esistenti. “In pochi sanno che l’apparizione delle piante con fiore è concomitante all’apparizione di specie pronubi. C’è stata quindi una co-evoluzione, e pertanto non può sussistere l’uno senza l’altro. Parimenti, non ci può essere una mela di qualità senza una impollinazione adeguata, in quanto diversi studi scientifici mettono in stretta correlazione l’attività degli insetti pronubi con le principali caratteristiche del frutto come l’allegagione, peso e larghezza del frutto”.



Un altro aspetto molto importante, ma spesso poco considerato, riguarda il ruolo delle api selvatiche. “Nel nostro Pianeta – specifica il professore – sono presenti circa 20 mila specie di api, il doppio di tutte le specie di uccelli e, solo in Italia, ne vivono circa 1.000. L’apis mellifera è senza dubbio la più importante, ma è stato studiato come l’impollinazione all’interno dei frutteti sia tanto più efficace tanto più riescano a coesistere diverse specie di pronubi".



"Pertanto - ha aggiunto - occorre prestare particolare attenzione anche alle api selvatiche, che sono molto più delicate di quella domestica. Infatti, quest’ultima vive in popolazioni di oltre 50 mila individui a differenza delle poche centinaia tipiche degli apoidei selvatici. Questo garantisce all’apis mellifera una maggior resistenza a qualsiasi tipologia di stress, a differenze dei cugini selvatici che sono molto più sensibili agli effetti dell’inquinamento e dell’applicazione di agrofarmaci, e soprattutto al cambiamento climatico che sta provocando una dissincronia fra il ciclo delle piante e quelli dei pronubi".



“Quest’ultimo aspetto – ha aggiunto l’accademico – può essere potenzialmente molto pericoloso, ed occorre analizzarlo con estrema attenzione e dobbiamo fare in fretta per apportare i giusti correttivi. Per esempio, il tema della resilienza è un tema molto poco esplorato ma che potrebbe dare delle risposte importanti. Infatti, l’ape di suo è molto resistente agli stress climatici visto che si adatta a molti ambienti diversi fra loro e quindi si deve comprendere con precisione questi aspetti di resilienza per sfruttarli e difenderli allo stesso tempo”.



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