La Gdo e il fattore tempestività

Standardizzare è facile, ma il modello è superato

La Gdo e il fattore tempestività
L'estate è arrivata in anticipo quest'anno, con temperature quasi torride già a maggio, ma non tutta la distribuzione si è fatta trovare pronta al “cambio d'armadio”. Visitando diverse insegne, infatti, le modifiche negli assortimenti stagionali si sono viste solo a spot, un peccato perché mai come in questo momento bisogna essere attenti e vigili per cogliere ogni opportunità: essere tempestivi nelle scelte è fondamentale per evitare di perdere vendite importanti.

L'arrivo del caldo estivo ha rimesso in moto gli italiani, che hanno ritrovato la voglia di viaggiare nel nostro Bel Paese, ma il guizzo dei consumi della frutta non si è ancora visto: c'è del fermento per referenze tipicamente estive come meloni e angurie, ma in Gdo ci sono ancora molti dispaly che propongono arance, mele e pere all'ingresso del punto vendita.

Continuano invece, con ottime percentuali di crescita considerato il momento in generale negativo (vedi l'ultima edizione dell'Ortofrutta in Cifre), a performare molto bene i prodotti pronti della IV e V gamma. Soluzioni vegetali ad alto contenuto di servizio che sfruttano l'abitudine ormai consolidata dei consumatori verso la comodità, verso referenze capaci di accorciare i tempi in cucina e che siano al tempo stesso sane.



Ma se in questa estate anticipata si è materializzata una forte presenza di turisti nelle città d'arte e nelle località di mare e montagna, non si può dire la stessa cosa delle soluzioni ad alto livello di servizio nei reparti ortofrutta dei negozi di questi luoghi. E qui torna il tema del fattore tempestività.

Di sicuro la distribuzione organizzata nei prossimi giorni completerà il riassortimento dei punti vendita, con ampliamento e diversificazione dei display estivi: più frutta di stagione, più prodotto servizio (basti pensare all'incidenza della frutta di IV Gamma durante i mesi estivi, che praticamente raddoppia); ma anche il mix di vendita delle verdure, con le zuppe invernali e prodotti da cuocere che lasceranno più spazio a piatti pronti vegetali, ciotole, pokè e insalate pronte che saranno protagoniste indiscusse del murale refrigerato.



Diversificare sarà comunque la vera sfida (in alcune insegne già partita da qualche anno): la pandemia ha già imposto un cambio di passo – e di pensiero – ai punti vendita, e il consumatore è sempre più esigente. Nelle località turistiche si rivelano vincenti quei negozi di piccole metrature, con assortimenti focalizzati sui prodotti servizio e referenze confezionate, modello take-away per capirci: soluzioni vegetali (e non solo) pronte a soddisfare i vari bisogni dalla colazione alla cena. Per altre metrature e collocazioni sarà comunque la corretta individuazione del formato e la targettizzazione di ogni struttura a fare la differenza, per diversificare le proposte e cogliere i diversi bisogni dei clienti.

Standardizzare per le insegne è sempre più facile, ma ormai il modello è superato e gli ultimi tre anni ci hanno insegnato a rimettere sempre in discussione le scelte fatte e a riadattarle al momento: vero che diversificare rappresenta un maggiore costo di gestione, ma sarà proprio questo fattore a dare una spinta alla vendite, caratterizzando i negozi con la loro “giusta” vocazione che porterà risultati e renderà sostenibile il maggior sforzo sostenuto per diversificare.

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