Attualità
Agrumi, record di importazioni dai Paesi terzi
Sudafrica, Egitto, Turchia, Marocco, Argentina: mai così elevati gli ingressi nell'Ue
Record di importazioni di agrumi dai Paesi terzi per l'Unione Europea nel 2020: i dati Eurostat rielaborati dall'associazione spagnola Ava-Asaja e relativi al periodo gennaio-ottobre mostrano che è stato abbattuto il muro delle due milioni di tonnellate: per l'esattezza 2.198.146 tonnellate, con un aumento del 15,4% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Il Sudafrica resta saldamente il primo riferimento per l'Ue, potendo contare sul vantaggio commerciale garantito dall'accordo siglato nel 2016: "vale" il 44% delle importazioni totali comunitarie con 968.640 tonnellate, il 24,8% in più rispetto alla stagione precedente. Una crescita legata soprattutto ai mandarini tardivi per i quali, nell'ultimo decennio, ha triplicato la superfici dedicate.
Seconda posizione per l'Egitto, con 334.354 tonnellate spedite - il 16% in più rispetto al 2019 - in virtù della piantumazione di migliaia di ettari di arance in prossimità della diga sul fiume Nilo. In netta ascesa la Turchia, tra le nazioni più monitorate per l'impiego di principi attivi vietati nell'Ue: Ankara ha ha polverizzato il precedente record crescendo del 49,5% e raggiungendo le 190.294 tonnellate. In flessione, viceversa, gli acquisti comunitari dal Marocco, a causa del notevole calo della produzione, e dall'Argentina, in questo caso a seguito del divieto Ue di importare limoni e arance dopo il rilevamento di 133 intercettazioni di parassiti e malattie da quarantena.
A fronte di questi numeri, Ava-Asaja torna a parlare di concorrenza sleale e chiede all'Ue "di essere coerente con la sua strategia From Farm to Table perché sta firmando accordi commerciali con paesi terzi che promuovono la sostituzione del cibo locale con importazioni estere dal maggiore impatto ambientale".
L'associazione iberica invita inoltre le autorità comunitarie a “cercare di recuperare mercati interessanti per l'export di agrumi come gli Stati Uniti o la Russia, dove l'embargo continua a rappresentare un grave danno per tutto il comparto ortofrutticolo e agrumario".
Ava-Asaja va giù duro: "Bruxelles sta mostrando una notevole goffaggine politica con conseguenze disastrose per il settore agricolo ed è incongruente: troppo spesso l'agricoltura viene considerata merce di scambio per il raggiungimento di accordi commerciali”.