Attualità
È nell'emergenza che il settore dà il meglio di sè
Ovunque solidarietà concreta nei confronti degli agricoltori alluvionati
La Romagna non molla e, soprattutto, gli agricoltori romagnoli non mollano, anzi, non possono e non vogliono arrendersi all’acqua e al fango che hanno letteralmente inondato le loro coltivazioni. Il rischio concreto è di perdere tutto, il lavoro di una vita, ma girando per le campagne allagate non si sentono lamentele (semmai qualche improperio in dialetto stretto) ma si percepisce la voglia di tenere duro, “Tin Bota” (tenere botta), come si dice dalle nostre parti. Indubbiamente, una botta molto forte, che però è attutita da una solidarietà commovente, che sta dando nuova linfa alle aziende disastrate.
Se per entrare nei campi e nei frutteti occorre attendere che il terreno sia praticabile, nelle stalle alluvionate è vera emergenza perché è andato perso ciò con cui sfamare gli animali, come fieno e mangime, ma gli aiuti non sono tardati ad arrivare: “Abbiamo una stalla con oltre 300 vacche – spiega a IFN Fabio Zannoni, tecnico della CAB Massari di Conselice – e rischiavamo seriamente di vedere morire l’intero bestiame. Fortunatamente, dopo pochi giorni dal disastro ci sono arrivati una decina di rimorchi colmi di balle di fieno, dal caseificio 4 Madonne di Modena che non smetteremo mai di ringraziare abbastanza per un gesto che ci ha profondamente commosso.”
Una rete di solidarietà che vede le associazioni agricole in prima linea a organizzare vere e proprie task force che coinvolgono le sezioni emiliano-romagnole e non solo: “A livello locale ci si dà una mano, ognuno come può – racconta a IFN Luigi Bosi, agricoltore di Bagnacavallo e rappresentante nazionale del comparto frutticolo dei Giovani di Confagricoltura – in base alle diverse esigenze. Magari chi ha una ruspa o un escavatore aiuta a liberare il centro aziendale dal fango, così come si fanno i trattamenti fitosanitari a coloro che hanno perso i trattori a causa dell’alluvione. Nella situazione di maggior emergenza, come negli allevamenti, abbiamo coordinato l’arrivo di carichi di fieno provenienti dall’Emilia, dal Veneto e dalla Lombardia, che poi smistiamo fra le diverse aziende. L’obiettivo è resistere fin tanto che la situazione non si normalizzerà un poco, con la speranza che gli aiuti economici arrivino il prima possibile, perché tantissime aziende quest’anno rischiano di chiudere se non si interviene concretamente”.
Alla solidarietà non si sottraggono nemmeno realtà ortofrutticole di primo piano, nonostante facciano base a diverse centinaia di chilometri di distanza, come nel caso di Melinda. Infatti, è notizia delle ultime ore (clicca qui per leggere la notizia) che un gruppo di circa 160 agricoltori aderenti al consorzio trentino è giunto a Faenza “armato” non solo di voglia d’aiutare e forza di volontà, ma di tutti i mezzi che possono tornare utili in una situazione di emergenza: mezzi pesanti, escavatori, bobcat, pompe idrovore, badili, secchi fino ai fari e a piccoli gruppi elettrogeni per essere il più possibile autonomi negli interventi. C’è poco da aggiungere di fronte a questa solidarietà “concreta” tipica dei Trentini.
Una solidarietà che è fatta anche di azioni che partono da singoli agricoltori che prendono armi e bagagli per aiutare i colleghi in difficoltà a diversi chilometri di distanza: “La mia azienda è stata letteralmente invasa dall’acqua e poi dal fango fuoriusciti dal fiume Lamone – spiega a IFN Marco Ragazzini, agricoltore che coltiva frutta e vite nell’azienda di famiglia in quel di Albereto (Faenza) – e dopo il primo momento di sconforto ci siamo rimboccati le maniche, come spesso accade in campagna, anche se stavolta è veramente dura. Però, è proprio in questi casi che i gesti di solidarietà assumono un valore speciale che va ben oltre l’aiuto in sé. Nel mio caso, mentre eravamo intenti a spalare fango, è giunto all’improvviso un agricoltore reggiano, Davide Villani, che è partito da casa per dare una mano agli agricoltori romagnoli in difficoltà e per farlo dorme in macchina su di un materassino mangiando mele e qualche scatoletta di tonno. Al di là dell’aiuto (prezioso) che ci ha dato, è proprio il gesto in sé, di una umanità sorprendente, che ci dà la forza per tirare avanti nonostante tutto”.
Di storie come quelle appena descritte ce ne sono tantissime, per fortuna, a dimostrazione di come certi valori non siano scomparsi in una società sempre più individualista. La speranza è che questa esperienza, così drammatica, possa aiutare gli agricoltori a comprendere come ci si possa aiutare a vicenda anche in situazioni normali, mettendo da parte quel campanilismo che troppo spesso ha tarpato le ali al settore agricolo.