Attualità
Distretti agroalimentari, nel 2022 superati i 25 miliardi
Buone le performance dell'ortofrutta del Barese e della Piana del Sele
E’ stato pubblicato il Monitor dei distretti agro-alimentari italiani al 31 dicembre 2022, curato dalla Direzione Studi e Ricerche Intesa Sanpaolo che ha provveduto anche ad inserire un focus sulle coltivazioni e allevamenti nelle province di Forlì-Cesena e Ravenna, in relazione agli eventi climatici avversi avvenuti nella prima metà di maggio 2023. Le esportazioni complessive dei distretti agro-alimentari italiani sono aumentate del 12,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente arrivando a superare i 25 miliardi di euro e confermando il trend di crescita del totale delle esportazioni agro-alimentari nazionali (+15,3% nel 2022) di cui i distretti rappresentano il 44% in termini di valori esportati. Trainante il comparto dei prodotti alimentari trasformati, cresciuto del 17,7% nel 2022, a fronte di un indice dei prezzi esteri che, nello stesso periodo, ha registrato un + 13,1% rispetto al 2021.
La prima filiera per valori esportati è quella del vino che, con oltre 6,6 miliardi di euro nel 2022 (+9,4%), ottiene un incremento di 570 milioni rispetto all’anno precedente. Il maggior contributo viene dal distretto del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene (+25,3%), secondo per contributo alla crescita il distretto dei Vini dei colli fiorentini e senesi (+11,6%). Significativi i risultati del distretto dei Vini di Langhe, Roero e Monferrato (+3,9) ed anche dei Vini del veronese (+6,7%). La filiera della pasta e dolci supera i 4,4 miliardi di euro nel 2022, con quasi 720 milioni in più rispetto al 2021 (+19,3%) seppur alla luce della dinamica inflazionistica. Tutti i distretti hanno registrato incrementi delle esportazioni nel 2022 tra cui si distinguono i comparti pasta e dolci dell’Alimentare di Parma (+18,1%) e dell’Alimentare napoletano (+45,3%) oltre che il distretto dei Dolci di Alba e Cuneo (+8,9%).
La filiera dei distretti agricoli evidenzia un rallentamento della crescita attestandosi a +1,6%, a causa non solo degli aumenti dei costi di produzione (energetici, materie prime, concimi) ma anche per il calo delle rese dei raccolti provocato dalla siccità del 2022, Permane il maggior contributo del distretto dell’Ortofrutta del Barese (+24,2%), a cui segue il distretto dell’Agricoltura della Piana del Sele (+8,8%). In flessione sia il distretto della Nocciola e frutta piemontese che il Florovivaistico di Pistoia. A fine 2022 buon risultato per l’Ortofrutta romagnola (+2,1%).
Crescite diffuse per i distretti delle conserve che nel complesso segnano un +23,6% nel 2022 dove emerge come principale distretto della filiera quello delle Conserve di Nocera (+25,6%). La filiera delle carni e dei salumi ottiene buoni risultati crescendo nel complesso dell’7,3% nel 2022, con un progresso di 166 milioni. Di questi, ben 120 sono realizzati dal distretto dei Salumi del modenese (+16,7%). Lieve arretramento per le Carni di Verona e per il Prosciutto di San Daniele dopo gli ottimi risultati degli ultimi anni. Tra i distretti del lattiero-caseario, in calo il Lattiero-caseario di Reggio Emilia (-29,8%), in crescita dell’8,5% il Lattiero-caseario Parmense, e del +19,9% il Lattiero-caseario della Lombardia sud-orientale. Notevole risultato in termini di export per la Mozzarella di bufala campana (+30,2%); in recupero il Lattiero-caseario sardo (+10,1%).
Prosegue la forte accelerazione della filiera dell’olio (+27,6%) con il distretto dell’Olio toscano che registra un +27,9% e l’Olio umbro +22,9%, oltre al comparto olio del distretto dell’Olio e pasta del barese che segna un +36,6%. Nel complesso l’olio è uno dei prodotti alimentari dove continuano a essere registrati i maggiori incrementi di prezzo. I due distretti del riso realizzano insieme oltre 130 milioni in più rispetto al 2021 (+24,6%) con il Riso di Vercelli in crescita del 17,4% e il Riso di Pavia che ottiene quasi 80 milioni in più, distribuiti verso tutte le principali destinazioni commerciali. Timori sulla tenuta a causa quintali, 14%), la pera (519 mila quintali, 10%), l’albicocca (463 mila quintali, 20%), la susina (461 mila quintali, 24%), i loti o kaki (133 mila quintali, 25%) e la cipolla in piena aria (413 mila quintali pari al 10% nazionale). Alcune di queste produzioni hanno certificazioni di qualità riconosciute a livello europeo: si tratta della pera dell’Emilia-Romagna IGP, della pesca e della nettarina di Romagna IGP e dello scalogno di Romagna IGP. Per quanto concerne gli allevamenti, le due province, Forlì-Cesena e Ravenna, sono specializzate nell’avicoltura: insieme rappresentano circa i tre quarti dei capi allevati in Emilia-Romagna che nella classifica per regione si colloca al secondo posto alle spalle del Veneto.
Fonte: Ufficio Stampa Intesa Sanpaolo