Sostenibilità
«Cartone, grazie alla nostra efficienza abbiamo limitato i rincari»
Con Dall’Agata (Bestack) focus su costi e virtuosità del cartone
Il settore dell’industria cartaria è in agitazione per l’aumento dei costi delle materie prime e dei fattori di produzione energetici registrati lo scorso anno e, in parte, presenti anche quest’anno. Come riporta Il Sole 24 Ore in base ai dati forniti da Assocarta, nei primi tre mesi del 2023, rispetto al pre-pandemia del 2019, in Italia la domanda di carta nel complesso è calata dell’11,6% mentre la produzione si è ridotta del 15,4% con carte per imballaggio (rispettivamente +0,1%, -1,1%) e per uso igienico sanitario (rispettivamente +0,3%, 0,1%) più o meno in tenuta, e con un forte calo delle carte per usi grafici (rispettivamente -42,7%, -53,7%). Il tutto per il caro energia, il destoccaggio, l’inflazione e la coda lunga della pandemia – come approfondisce anche Assocarta nel suo comunicato (clicca qui per approfondire). Abbiamo voluto approfondire la tematica da vicino con Claudio Dall’Agata, direttore del consorzio Bestack, dato che la carta è la materia prima per produrre cartone ondulato.
“Nel dato che descrive la produzione di carta occorre fare dei distinguo per tipologia – esordisce Dall’Agata – Nel caso delle carte da imballaggio la produzione si è ridotta dell’1,1% in generale. I motivi sono diversi e anche qui occorre fare dei distinguo in base alle tipologie di carta. Per il comparto ortofrutticolo per motivi di alimentarietà e resistenza si utilizza prevalentemente carta di fibra vergine estera, dato che in Italia non se ne produce”.
E continua: “Stando ai dati della Camera di Commercio di Milano, ad oggi il prezzo di queste carte è cresciuto di circa il 30% rispetto a gennaio 2020 pre-pandemia – illustra Dall’Agata - , se però l’analisi si ferma a luglio 2022 gli incrementi hanno superato il 50%. Da allora c’è stata una decrescita dei prezzi delle carte dal 15 al 20%”.
Nonostante il costo della carta valga circa 2/3 del costo totale di produzione degli imballaggi in cartone, il settore della produzione di imballaggi a base carta è riuscito ad ammortizzare le forti fluttuazioni contenendo le crescite a non oltre il 45% nella fase acuta, quando la carta cresceva del 79% (luglio 2022 su 2020) e riconoscendo al mercato le successive contrazioni del costo delle materie prime di oltre il 10%. “Sappiamo che l’ortofrutta ha sofferto incrementi da ogni parte ed era nostro interesse contribuire alla difesa della sua capacità competitiva” dice il direttore del consorzio Bestack.
Ma come è stata possibile una tale ammortizzazione dei prezzi? “Tramite l’efficienza produttiva – commenta Dall’Agata - ovvero la capacità di gestire i picchi del mercato e favorire la programmazione”.
Dall’Agata specifica come, nell’ottica di garantire un elevato livello di servizio, il cartone riesca a stabilizzare nel tempo i momenti di mercato più drammatici.
“Una delle chiavi di credibilità di un settore è la sua trasparenza – conclude - e per questo ho creduto che entrare nel merito dei numeri potesse rappresentare una buona opportunità. Poi c’è un tema di innovazione e maggiore servizio, in cui l’imballaggio ha un grande ruolo. Pochi centesimi in più su una buona confezione generano benefici economici multipli superiori al maggiore investimento economico. La politica sulla private label di Coop e i nuovi packaging scelti ne sono una dimostrazione”.
Focus sulla carta
Per comprendere l’impatto di variazioni di prezzo dei fattori di produzione, e quindi quanto questi impattano sulle marginalità, può essere utile fare una comparazione tra produzione ortofrutticola e cartone ondulato. Per comprendere al meglio l’efficienza produttiva del cartone, è utile fare una comparazione con la carta.
“A valore il costo dell’imballaggio in ortofrutta rappresenta in media il 5% del prezzo del collo in vendita – spiega Dall’Agata a IFN – mentre nella produzione di cartone la carta pesa come detto circa 2/3. Così se la carta cresce del 50% significa una spinta sui prezzi della produzione di cartone che arriva a oltre 90% del prezzo precedente, mentre un incremento del 50% dell’imballaggio in cartone arriva ad impattare il 7,5% del prezzo di vendita del collo di ortofrutta. La variabilità dei prezzi quindi si combatte lavorando sull’efficienza e sulle economie di scala e cercando di aggiungere elementi di servizio come una migliore comunicazione visiva e più impattante o imballaggi Attivi che riducono lo spreco e salvano più risorse di quelle spese per l’innovazione”.
Dall’Agata continua sottolineando perché il fattore di elasticità dei prezzi della carta dipenda da diversi fattori e non sia, per questo, gestibile come quello del cartone. “Per esempio – dice - in Italia non c’è la produzione di carta vergine perché mancano le foreste dedicate. La produzione italiana di carta vale solo per il prodotto riciclato e, siccome siamo ben oltre l’80% dei dati di riciclo per questo materiale, possiamo affermare che la carta sia più virtuosa rispetto ad altri materiali. Ma stando alla normativa, come sappiamo, la fibra riciclabile non può essere utilizzata per imballare ortofrutta e serve solo fibra vergine proveniente da foreste certificate (in cui la piantumazione è superiore al taglio)”.
Venendo alla carta riciclata: “Il suo principale fattore di produzione è il macero, ovvero la carta che viene recuperata dai consumi. Durante la pandemia ovviamente i maceri erano quasi vuoti mentre appena l’emergenza sanitaria è terminata, i prezzi della carta riciclata sono decuplicati: il massimo è stato a giugno 2022 quando i prezzi erano 10 volte il dato di gennaio 2020. Adesso invece stiamo subendo delle controcifre che portano a valori molto più bassi e crollati già da autunno 2022”.