Attualità
Romagna di nuovo allagata: stessi luoghi, stesse aziende, stessi danni
Il punto con Confagricoltura, Coldiretti e Cia
A seguito dei fenomeni alluvionali di questi giorni le associazioni di categoria chiedono a gran voce un piano strutturale e aiuti.
Riportiamo di seguito il commento di Confagricoltura, Coldiretti e Cia.
Confagricoltura: «I fenomeni franosi innescati dagli eventi alluvionali del 2023 hanno interessato il 10% della superficie agricola regionale: queste frane si sono ora riattivate e altre se ne sono aggiunte».
«Smettiamola di dire che sono eventi del tutto eccezionali: i fenomeni alluvionali vanno gestiti mettendo in atto un Piano strutturale a salvaguardia del territorio che sia di ampio respiro, capace di fronteggiare in tempi rapidi situazioni disastrose per la collettività e le imprese, grazie a procedure snelle, velocità nella raccolta dei dati e nella compilazione delle perizie, con l’obiettivo di ottenere subito le risorse necessarie alla messa in sicurezza delle zone edificate e dei bacini idrografici e al rilancio delle attività produttive». Sbotta il presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, Marcello Bonvicini, che allontanando il solito “balletto” di responsabilità ne ha per tutti, in materia di gestione delle acque, manutenzione degli alvei fluviali e costruzione delle opere di bonifica. «Sempre le stesse zone finiscono sott’acqua ogni volta che piove copiosamente: non è possibile - osserva Bonvicini – urge un serio studio di fattibilità della sistemazione idraulica dei corsi d’acqua naturali e artificiali. Il settore primario è quello più coinvolto e danneggiato». Punta il dito contro chi in Emilia-Romagna continua a bloccare la realizzazione di casse di espansione e dighe. «Bisogna superare i veti ambientali: ci sono opere ferme da anni». Esorta i Consorzi di bonifica a svolgere il proprio ruolo «che è fondamentale nel presidio idrogeologico in collina e montagna», li invita a «investire le risorse del PNRR per ottimizzare il sistema idrico».
Con il suo monito Bonvicini si rivolge anche e soprattutto alle Istituzioni riguardo ai fondi per la ricostruzione post alluvione 2023 e ai risarcimenti non erogati: «Per le aziende agricole coinvolte significa avere la peggio dopo gli eventi estremi dell’anno scorso. Si è perso tempo prezioso – e sottolinea - troppo pochi gli interventi effettuati sui movimenti franosi generati lo scorso anno dalle esondazioni e dall’eccesso di piogge. Ora le frane si sono riattivate, e altre se ne sono aggiunte, peggiorando il quadro del dissesto. In più, l’azienda che ha già presentato la perizia per i danni da frane e non ha ancora ricevuto gli indennizzi, che cosa deve fare adesso che per intervenire servono più soldi?». Va detto che la SAU (superficie agricola utile) complessivamente interessata dai fenomeni franosi del 2023 ha superato in regione i 113.000 ettari, oltre il 10% della SAU dell’Emilia-Romagna.
Intanto i tecnici di Confagricoltura seguono costantemente il monitoraggio degli areali critici attraverso una capillare ricognizione dei danni subiti dalle aziende agricole; colpito gravemente il comparto agricolo: vigneti e frutteti sommersi, con alberi carichi di frutti ancora da raccogliere (uva, pere, mele, kiwi, ecc.), oltre alle orticole in campo in particolare le varietà tardive del pomodoro da industria e le barbabietole da zucchero. Ricordiamo che l’Emilia-Romagna è la seconda regione produttrice di ortofrutta in Italia con 180.000 ettari coltivati e rappresenta, in termini di volume, il 15% della produzione nazionale. La Regione figura al terzo posto a livello nazionale per produzione di uva (7,97 milioni di quintali di uva) e al secondo se si parla di uva per vini da tavola. Si producono 1,8 milioni di tonnellate di pomodoro da conserva sui 5,5 milioni totali nel Paese e dal bacino bieticolo emiliano arriva oggi la maggior parte dello zucchero made in Italy.
Coldiretti, aziende isolate e campi con un metro d’acqua
Centinaia di aziende agricole colpite, allevamenti isolati causa delle frane in collina, migliaia di ettari di terreni di cereali e ortaggi e frutteti sott’acqua, magazzini e fabbricati rurali allagati, danni gravissimi ancora da calcolare. E’ la situazione nei campi dell’Emilia Romagna e delle Marche, secondo il primo monitoraggio della Coldiretti, con i tecnici dell’organizzazione impegnati sui territori per verificare la situazione nelle imprese. Drammatica la situazione fra il territorio romagnolo e la provincia di Bologna, nuovamente devastati dopo l’alluvione del 2023, soprattutto a causa dell’esondazione dei fiumi e delle piogge torrenziali che hanno causato smottamenti, rendendo anche le strade rurali impraticabili, con alcune aziende agricole isolate. Nel Ravennate e nel Faentino l’acqua ha sommerso i terreni coltivati a cereali e ortaggi e inondato i frutteti di pere e mele, ma non ha risparmiato neppure i vigneti dove la vendemmia non è arrivata neppure alla metà. Ma danni si registrano anche nel Bolognese. Anche nelle Marche campagne e stalle allagate e ortaggi sott’acqua con la situazione peggiore che si registra sulla fascia costiera dalla provincia di Ancona a quella di Macerata fino al Fermano. Completamente sommersi terreni coltivati a fagioli, barbabietola, insalata. Paura anche in Toscana, nell'alto Mugello. La nuova emergenza fa salire il conto degli eventi estremi che nel 2024 hanno colpito l’Italia, oltre 2900, secondo l’analisi Coldiretti su dati Eswd, quasi il 10% di quelli registrati sull’intero territorio dell’Unione Europea tra nubifragi, grandinate, tempeste di vento e tornado.
Coldiretti Forlì-Cesena sta monitorando attentamente la gravissima situazione metereologica in corso già dalla giornata di mercoledì, in tutta la provincia. Il forte maltempo ha provocato enormi disagi nei territori già duramente colpiti dall'alluvione del 2023 e sta provocando ulteriori danni in aree che si erano salvate dalla pregressa calamità. Sono già stati segnalati ettari di seminativi e frutteti allagati e diverse strade collinari interrotte per frane.
Jader Dardi - Sindaco di Modigliana – territorio pesantemente coinvolto dall’alluvione del Maggio 2023 ha dichiarato: “Dalle verifiche attualmente in corso nel nostro comune emerge che i lavori eseguiti in somma urgenza nell’anno trascorso, hanno retto alla violenza delle attuali precipitazioni e della piena del fiume, purtroppo però si sono aperte nuove frane in zone diverse. Fortunatamente gli interventi svolti hanno consentito di mantenere aperta la viabilità permettendoci quindi il monitoraggio continuo della situazione e degli ingenti danni che si stanno via via presentando.”
Il Direttore di Coldiretti Alessandro Corsini spiega: “questa precipitazione ci ha raggiunto in maniera violentissima ma diversa dal Maggio 2023: nei nostri territori del circondario Forlivese, nelle zone di alta collina come Civitella di Romagna ad esempio, che l’anno scorso avevano subito danni incalcolabili, pur con piogge incessanti da due giorni, attualmente sono interessate da smottamenti localizzati e campi allagati; sembra più grave la situazione del territorio di Castrocaro Terme, comune in cui nel 2023 abbiamo avuto aziende completamente distrutte che, anche ieri si sono ritrovate a rivivere lo stesso incubo, nel momento in cui l’argine si è rotto in due punti. Al momento il fiume è rientrato e speriamo che i lavori svoli in urgenza, continuino a reggere la violenza del maltempo.
“L’argine del fiume Montone si è rotto a Forlì, nello stesso punto del 2023” racconta Massimiliano Bernabini Presidente di Coldiretti Forlì-Cesena “la violenza delle acque sta provocando gravissimi danni nelle campagne circostanti e nelle aziende agricole, tra cui l’azienda agricola Donati che ha i campi allagati da un quantitativo di acqua che va dagli 80 ai 100 cm. Sono state allagate aziende agricole quindi ma anche magazzini, attrezzature e fabbricati rurali, abbiamo avviato un’azione di monitoraggio e di sostegno alle campagne che ci fornirà a breve un quadro chiaro”.
Siamo di fronte alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – continua la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne. A fronte di questa situazione climatica – conclude la Coldiretti – è strategico intervenire immediatamente per aiutare le aziende colpite ma anche realizzare progetti di lungo respiro che vadano oltre l’emergenza come il piano elaborato dalla Coldiretti con Anbi che punta ad aumentare la raccolta di acqua piovana, attraverso la realizzazione di invasi che garantiscano acqua per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita idroelettrica, aiutando anche la regimazione delle piogge in eccesso nei momenti di maggiori precipitazioni come quello attuale.
Cia Emilia-Romagna, stessi luoghi, stesse aziende, medesimi danni: il maltempo ha colpito le aree coinvolte dall’alluvione del 2023
Stessi luoghi, stesse aziende, medesimi danni: questo ha provocato- e sta provocando - l’intensità delle piogge che sta mettendo a dura prova il territorio Emiliano Romagnolo. “L’agricoltura è ancora sott’acqua – commenta Stefano Francia, presidente di Cia- Agricoltori Italiani dell’Emilia Romagna – e quel che più colpisce è che sono le stese aree coinvolte dall’alluvione del 2023, laddove erano state ripristinate le numerose criticità nei campi, ora occorre ricominciare da capo”.
Partendo dall’Emilia, nel bolognese il fiume Idice ha rotto poco più a valle rispetto al maggio 2023 dove i lavori di ripristino sono tuttora in atto. L’area allagata in destra del fiume è la stessa già interessata nello scorso anno, in particolare nella zona di Selva Malvezzi. Il torrente Quaderna è esondato nella sponda destra provocando allagamenti in zona Fiorentina e Sant’Antonio. Anche il Sillaro ha rotto nella sponda sinistra nella zona di Castel Guelfo. L’Appennino bolognese ed alcuni territori di Imola non sono rimasti indenni perché sono stati segnalati smottamenti e aree allagate.
“Pure in Romagna la situazione è tragica e sta vivendo un dejavù con centri abitati come Cotignola, Bagnacavallo, Forlì, Faenza che sono in situazioni di criticità – ricorda Francia – dove anche il Fiume Montone è straripato di nuovo. I ripristini che erano stati a termine in molti casi sono da rifare con perdite ingenti di danaro e produzioni per il prossimo anno, senza contare il danno sulle colture ancora in atto come barbabietole da zucchero e pomodoro da industria. Insomma, anche questa è una annata da dimenticare – prosegue Francia -, le imprese agricole chiedono di poter lavorare e i loro terreni non devono essere trattati come ‘casse di espansione’, che non lo sono, ma vanno risarciti adeguatamente. Saremo di supporto agli agricoltori ed esprimiamo la nostra vicinanza alle popolazioni alluvionate - conclude Francia - con l’augurio che i lavori di ricostruzione continuino e che portino a un lavoro di potenziamento delle opere già avviate”.
Tra i produttori colpiti va segnalata la situazione di Isacco Minarelli e Giuseppe Cazzani di Budrio (Bologna) che hanno subito per la terza volta l’alluvione (nel novembre 2019, nel 2023 ed ora con le ultime piogge): da poco avevano quasi ultimato di risistemare i terreni devastati lo scorso anno ed erano pronti per seminare cereali e per la piantumazione delle patate nel 2025, ora devono ricominciare da capo.
Cia Romagna, però c’è bisogno che si risponda ad una domanda: l’agricoltura romagnola deve avere un futuro si o no?
Ancora una volta gli eventi eccezionali colpiscono la Romagna e sempre nelle stesse zone. “Tre gelate tardive consecutive e tre alluvioni consecutive rischiano veramente di far chiudere molte aziende. In questo momento la priorità è gestire la situazione e poi passare alla conta dei danni ed avviare eventuali iter per indennizzi - afferma il presidente di Cia Romagna Danilo Misirocchi e specifica - C’è bisogno, però, che si risponda ad una domanda: l’agricoltura romagnola deve avere un futuro si o no?”.
Siccome questo settore in Romagna ha un valore importante per tutta l’economia in quanto genera indotto; è un’agricoltura specializzata, che caratterizza una buona fetta dell’agroalimentare regionale che tiene alta la distintività del Made in Italy; è un’agricoltura che esporta, quindi produce benessere, oltre ad avere un valore sociale ed ambientale importante nelle aree interne, dove fa manutenzione del territorio, la risposta può solo essere: sì, l’agricoltura deve rimanere. “In questo caso ci sono sicuramente tanti passaggi da fare ed alcune cose da riprogettare – sottolinea Misirocchi - ma la più urgente, per la quale serve una risposta istantanea, come abbiamo chiesto assieme ad altre sigle della rappresentanza l’otto luglio scorso nel presidio di Faenza, è che arrivino immediatamente i ristori promessi a seguito della calamità dello scorso anno. Diversamente, già dalla fine del 2024, alcune aziende chiuderanno”.
Secondo Cia potrebbero di conseguenza aprirsi scenari inquietanti perché potrebbero essere sostituite da privati o fondi di investimento esteri con finalità speculative con impatti economici e ambientali tutti da verificare. “Ci aspettiamo risposte concrete e centrate su ogni questione reale delle aziende – specifica Misirocchi - Pur essendo in periodo pre elettorale evitiamo strumentalizzazioni su tragedie e danni così impattanti”. Per ora gli uffici di Cia Romagna sono pronti a raccogliere le segnalazioni dei danni. “Già si evidenziano crepe su alcuni frutti, abbiamo ancora una vendemmia in atto che ne risentirà nella qualità e nella quantità, così come ne risentirà il kiwi giallo - spiega Misirocchi - In particolare, ci sono tante frane riattivate o nuove in collina che ancora una volta eroderanno terreno coltivabile ad alcune aziende e creeranno tante difficoltà alla viabilità pubblica e privata, generando difficoltà nelle normali operazioni colturali, in particolare nella raccolta delle olive e delle castagne”. (aa)
Fonte: Confagricoltura, Coldiretti e Cia