Dal campo
Caldo e umidità, il marciume carbonioso minaccia la pataticoltura
Riccardo Rocchi (Agripat): «In Pianura Padana una recrudescenza mai vista»
Durante il nostro confronto con Riccardo Rocchi, Coordinatore Agripat Società Agricola Cooperativa sulle problematiche indotte dalla Sclerotinia (clicca qui per approfondire), abbiamo affrontato anche un’altra minaccia che sta minando la pataticoltura italiana: si tratta di Macrophomina phaseolina, una specie di fungo ascomicete fitopatogeno che provoca sintomi di marciume carbonioso sulle radici, sugli steli e sui frutti di molte specie vegetali, comprese le patate, i cui tuberi vengono compromessi, recando un grave danno economico alle aziende.
“Questo fungo è stato individuato per la prima volta nel 2012 alle Mauritius – spiega Rocchi – e da lì è iniziato il monitoraggio su scala mondiale. In Italia si manifesta ciclicamente con il verificarsi di condizioni climatiche estreme, come in questi ultimi mesi. Ma sino a questa stagione, in Italia, non avevamo mai riscontrato una recrudescenza di marciume carbonioso così grave”.
“Temperature per diversi giorni tra 35 e 40°C e giornate molto umide hanno permesso al fungo di trovare terreno fertile negli areali pataticoli della Pianura Padana. Il fungo, veicolato nel terreno, può attaccare le radici, i fusti o i frutti a contatto con esso. Nelle patate colpite si formano lesioni idropiche e fuoriesce essudato giallastro di consistenza schiumosa. Alla fine, la lesione secca, assume un colore giallastro e si formano microsclerozi”.
“L’unico metodo per riuscire a contenere il fungo è moderare l’irrigazione, evitando lo stress da siccità. Inoltre, anche una rotazione di 2-3 anni con una specie non ospite può essere utile”, conclude Rocchi.