«Siamo ostaggio del caro energia»

Grasso (Agrumaria Corleone): «Rischiamo di non essere competitivi con altri Paesi»

«Siamo ostaggio del caro energia»

Il caro energia intacca tutta la filiera agrumicola, soprattutto gli anelli più energivori come l’industria di lavorazione e trasformazione per la produzione di succhi ed altri derivati. Per queste attività, con la campagna alle porte, si prospetta un vero e proprio bagno di sangue che può minare la competitività delle imprese. Il prezzo dell’energia in Italia, infatti, è ben più alto di quello di altri competitor, Spagna in primis. 


“In Sicilia esistono più di 20 industrie di derivati agrumari che rappresentano un importante anello della filiera agrumicola in quanto ricevono e trasformano ogni anno limoni, arance e mandarini che diversamente troverebbero con difficoltà applicazioni alternative”. Così scrive su Linkedin Giuseppe Grasso, export sales manager di Agrumaria Corleone, realtà leader con oltre 130 anni di storia nella trasformazione degli agrumi.

“Infatti gli agrumi in Sicilia, a differenza di altri Paesi (Argentina e Brasile) e a differenza di altri prodotti (pomodoro e uva da vino), non vengono coltivati appositamente per l’industria dei derivati; quest’ultima si alimenta con il cosiddetto scarto – prosegue il manager - L’industria di trasformazione in Sicilia, quindi, deve essere considerata come anello importante della filiera”. 
Le industrie di trasformazione degli agrumi oltre ad un’importante funzione di sostenibilità in quanto lavorano gli scarti delle eccedenze produttive hanno anche una rilevanza economica, generando un fatturato annuo pari a 300 milioni di euro e offrendo migliaia di posti di lavoro.
“Le industrie – dichiara Grasso a IFN – sviluppano una grande forza occupazionale, la mancanza di competitiva con gli altri paesi trasformatori creerebbe una riduzione dell’impiego di manodopera. Inoltre, limitando la potenzialità delle industrie si intaserebbe l’agrumicoltura con quantitativi ingenti di prodotto di scarto da smaltire”.

Prospettive ed interventi


“Già da diversi anni – afferma Grasso – abbiamo installato i pannelli fotovoltaici ma non è sufficiente. Le istituzioni devono aiutarci per poter affrontare l’imminente campagna. In Sicilia l’anno scorso l’incidenza del costo dell’energia nei processi di produzione industriale di un succo concentrato era di circa il 4%, oggi è probabilmente prossima al 15%. Dobbiamo tenere in attività 40.000 metri cubi di celle frigo, ma continuando con questi costi dovremo rivedere il processo produttivo. Sono stati sviluppati dei progetti per migliorare le risorse energetiche ma hanno delle proiezioni a medio lungo termine”.

Così si rischia di mettere le aziende spalle al muro, con le imprese costrette a rivedere i piani a discapito della forza lavoro che generano o limitare l’offerta.
“Noi lavoriamo con il B2B e il nostro obiettivo è soddisfare le richieste ma dobbiamo tener conto delle finanze aziendali – conclude Giuseppe Grasso - Speriamo di non dover attuare misure drastiche”.