Attualità
«Albicocche, attendere per garantire il sapore ottimale»
Guidi: «Quest'anno oltre il 90% di produzione a Residuo Zero. Nuovo brand territoriale»
La fretta è una cattiva consigliera e se punti sulla qualità come cifra distintiva per i tuoi frutti, è meglio aspettare qualche giorno in più per entrare sul mercato con prodotti dalle caratteristiche organolettiche ottimali. E questa è la filosofia della Società Agricola Guidi di Roncofreddo (Forlì-Cesena), specializzata in albicocche, che si sta preparando a una nuova campagna. Una campagna che si preannuncia positiva: il mercato ha fame di albicocche buone. Delle prospettive di questa stagione e dei nuovi progetti aziendali, ne parliamo con Roberto Guidi, della direzione commerciale dell'impresa romagnola (nella foto di apertura assieme a Umberto Benvenuti, della direzione magazzino).
Partiamo da uno sguardo sul campo: come si preannuncia la stagione delle albicocche in Romagna e nei vostri frutteti?
Attendiamo volontariamente fino al 6 giugno prima di dare il via alla campagna di Albisole, il brand che contraddistingue le nostre albicocche gialle; qualche giorno in più servirà per lo start ufficiale di Rubysole, le nostre albicocche rosse. Se per le prime stimiamo volumi in leggera contrazione rispetto al 2021, i frutteti sono per lo più in pianura e qualche contraccolpo per le gelate c'è stato; per le seconde avremo una produzione in linea con lo scorso anno e con le attese produttive. La nostra strategia d'attesa è ben motivata: vogliamo avere una qualità al top.
Con il maggio anomalo di quest'anno sono entrate in produzione più varietà contemporaneamente e in più areali: si rischia una sovrapposizione?
Ormai da diversi anni verifichiamo come alcune delle nostre varietà maturino contemporaneamente a quelle del Sud, un po' di sovrapposizione c'è ma per noi tutto sommato è un effetto positivo, una sorta di vantaggio: ci permette di partire prima con la campagna con frutti di alto livello qualitativo.
La Spagna quest'anno è stata flagellata dal maltempo, c'è sicuramente più spazio per il prodotto italiano. Anche all'estero. Che cosa registrate dal vostro osservatorio?
Effettivamente abbiamo ricevuto molte più richieste di prodotto da parte estera, anche realtà nuove con cui non abbiamo mai avuto rapporti. Questo può essere dovuto ai minori volumi di albicocche spagnole. Noi, però, prima di tutto cerchiamo di dare continuità ai nostri clienti fidelizzati, coltivando i rapporti con la distribuzione italiana ed estera.
L'apertura del mercato per la frutta estiva si è rivelato positivo: c'è fame di prodotto. Di prodotto buono. La qualità gustativa è un tema centrale, quali sono le vostre strategie per perseguirla?
Il sentore è di un'apertura positiva del mercato. Da parte nostra cerchiamo di sostituire quelle varietà che non soddisfano gli standard qualitativi. Poi, come detto, scegliamo il giusto momento per iniziare la raccolta e dal frutteto al reparto ortofrutta della Gdo mettiamo un'estrema cura in tutti i passaggi, difendendo, coccolando e valorizzando il nostro prodotto.
Continuate a investire nel Residuo Zero? Che riscontri avete avuto e quali sono le aspettative per il futuro?
Quest'anno oltre il 90% della nostra produzione sarà a Residuo Zero. Così come nella nostra divisione avicola siamo stati pionieri con il pollo allevato senza uso di antibiotici, l'ortofrutta a residuo zero è diventata un nostro cavallo di battaglia. E se sul prodotto avicolo le catene distributive ci hanno chiesto di valorizzarlo anche con un marchio che richiamasse gli allevamenti situati tra le colline e l'Appennino, da quest'anno per le albicocche ci sarà un nuovo marchio per valorizzare i frutteti collinari: le albicocche dell'Appennino Tosco-Romagnolo. La territorialità l'abbiamo nel nostro Dna, anche così valorizziamo le nostre produzioni e facciamo conoscere al consumatore dove e come i frutti vengono coltivati.
E su questo fronte il ruolo del packaging è fondamentale.
Proprio così. Dalla territorialità al residuo zero, i nostri brand trovano nel packaging un alleato per comunicare direttamente al consumatore i propri valori. E a tal proposito abbiamo recentemente ottenuto la certificazione Friend of the Earth anche per carciofi e cachi. Sul tema della sostenibilità continuiamo ad investire.
Copyright 2022 IFN Italiafruit News
Attendiamo volontariamente fino al 6 giugno prima di dare il via alla campagna di Albisole, il brand che contraddistingue le nostre albicocche gialle; qualche giorno in più servirà per lo start ufficiale di Rubysole, le nostre albicocche rosse. Se per le prime stimiamo volumi in leggera contrazione rispetto al 2021, i frutteti sono per lo più in pianura e qualche contraccolpo per le gelate c'è stato; per le seconde avremo una produzione in linea con lo scorso anno e con le attese produttive. La nostra strategia d'attesa è ben motivata: vogliamo avere una qualità al top.
Con il maggio anomalo di quest'anno sono entrate in produzione più varietà contemporaneamente e in più areali: si rischia una sovrapposizione?
Ormai da diversi anni verifichiamo come alcune delle nostre varietà maturino contemporaneamente a quelle del Sud, un po' di sovrapposizione c'è ma per noi tutto sommato è un effetto positivo, una sorta di vantaggio: ci permette di partire prima con la campagna con frutti di alto livello qualitativo.
La Spagna quest'anno è stata flagellata dal maltempo, c'è sicuramente più spazio per il prodotto italiano. Anche all'estero. Che cosa registrate dal vostro osservatorio?
Effettivamente abbiamo ricevuto molte più richieste di prodotto da parte estera, anche realtà nuove con cui non abbiamo mai avuto rapporti. Questo può essere dovuto ai minori volumi di albicocche spagnole. Noi, però, prima di tutto cerchiamo di dare continuità ai nostri clienti fidelizzati, coltivando i rapporti con la distribuzione italiana ed estera.
L'apertura del mercato per la frutta estiva si è rivelato positivo: c'è fame di prodotto. Di prodotto buono. La qualità gustativa è un tema centrale, quali sono le vostre strategie per perseguirla?
Il sentore è di un'apertura positiva del mercato. Da parte nostra cerchiamo di sostituire quelle varietà che non soddisfano gli standard qualitativi. Poi, come detto, scegliamo il giusto momento per iniziare la raccolta e dal frutteto al reparto ortofrutta della Gdo mettiamo un'estrema cura in tutti i passaggi, difendendo, coccolando e valorizzando il nostro prodotto.
Continuate a investire nel Residuo Zero? Che riscontri avete avuto e quali sono le aspettative per il futuro?
Quest'anno oltre il 90% della nostra produzione sarà a Residuo Zero. Così come nella nostra divisione avicola siamo stati pionieri con il pollo allevato senza uso di antibiotici, l'ortofrutta a residuo zero è diventata un nostro cavallo di battaglia. E se sul prodotto avicolo le catene distributive ci hanno chiesto di valorizzarlo anche con un marchio che richiamasse gli allevamenti situati tra le colline e l'Appennino, da quest'anno per le albicocche ci sarà un nuovo marchio per valorizzare i frutteti collinari: le albicocche dell'Appennino Tosco-Romagnolo. La territorialità l'abbiamo nel nostro Dna, anche così valorizziamo le nostre produzioni e facciamo conoscere al consumatore dove e come i frutti vengono coltivati.
E su questo fronte il ruolo del packaging è fondamentale.
Proprio così. Dalla territorialità al residuo zero, i nostri brand trovano nel packaging un alleato per comunicare direttamente al consumatore i propri valori. E a tal proposito abbiamo recentemente ottenuto la certificazione Friend of the Earth anche per carciofi e cachi. Sul tema della sostenibilità continuiamo ad investire.
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