Agricoltura verticale, in arrivo il Future Farming District

Agricoltura verticale, in arrivo il Future Farming District
Da Pordenone a Brescia per dare vita al Future Farming District, uno dei più grandi siti di vertical farming al mondo.
E’ il progetto di Zero, società ad alto impatto tecnologico con sede a Pordenone, che ha annunciato l’avvio della costruzione a Capriolo, in provincia di Brescia, di uno dei più significativi progetti di vertical farming al mondo, con una formula originale che combina, in un ecosistema integrato, rigenerazione industriale, costruzioni prefabbricate a basso impatto e produzione di energia pulita.

Si tratta di un investimento da 100 milioni di euro di cui 60 per la prima fase e di ulteriori 40 milioni per la seconda fase, il cui completamento è previsto entro il 2025.
Future Farming District punta alla costruzione di un ecosistema circolare integrato, unico nel suo genere, scalabile e replicabile in altri contesti, che abbina la produzione locale di energia pulita da fonti rinnovabili a impianti di coltivazione in vertical farm di taglia e configurazione flessibile.



Il Future Farming District di Capriolo nasce dalla collaborazione industriale tra Zero e Iseo Idro, espressione di una società di investimento specializzata nell’acquisizione e nella gestione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili fondata da un gruppo di imprenditori altoatesini.
Nella compagine anche l’imprenditore trevigiano Gianantonio Tramet con la sua società di intermediazione specializzata in servizi alla grande distribuzione organizzata. Il progetto di Capriolo è la prima istanza del format Future Farming District che il gruppo di lavoro prevede di replicare in altre località italiane.

L’area scelta per ospitare il primo Future Farming District è quella del Parco dell’Oglio, a pochi minuti dall’uscita dell’autostrada A4 di Palazzolo, una posizione strategica che consente di raggiungere tutto il nord Italia, la Svizzera, il sud della Germania e l’Austria con una logistica di corto raggio.
Qui un tempo sorgeva il principale sito produttivo del gruppo tessile NK. Con un corpo architettonico principale edificato all’inizio del 1900 e successivi ampliamenti effettuati negli anni ‘50 e ‘70, il compendio occupa una superficie di oltre 200.000 mq, con aree coperte complessive di circa 25.000 mq, e si affaccia direttamente sul fiume.



Gli impianti di coltivazione in vertical farm, che sfruttano la tecnologia proprietaria di Zero per coltivare eliminando completamente la terra, verranno allestiti sia all’interno dell’immobile storico sia in un’area limitrofa al sito industriale e saranno alimentati direttamente da energia pulita proveniente da un sistema di centrali idroelettriche situate sul fiume Oglio, la maggiore delle quali all’interno del complesso industriale. Le vertical farms consentono un sostanziale risparmio di acqua - oltre il 95% rispetto all’agricoltura intensiva - e una produzione per unità di superficie centinaia di volte superiore alla coltivazione tradizionale in campo. Il loro limite è però l’elevato fabbisogno energetico, che le rende di fatto un’attività energivora con un impatto ambientale in termini di carbon footprint.

L’unico modo per ridurre questo impatto è alimentarle direttamente con energia pulita prodotta nel sito dove sono installate.
«Realizzare in Italia il primo Future Farming District è una sfida – spiega Daniele Modesto, ceo di Zero –: l’Italia è il paese della tradizione agricola e gastronomica. La nostra agricoltura tecnologica, senza terra, con la luce artificiale al posto del sole, può sembrare eretica.

Abbiamo lavorato per anni sottotraccia per costruire strumenti nuovi che ci permettono oggi di pianificare un progetto ambizioso e di eseguirlo velocemente, in maniera sostenibile per l’ambiente e per gli investitori. Abbiamo trovato in questa splendida cornice naturale il luogo ideale e i partner industriali perfetti per mettere le basi di un progetto che rappresenta il nostro manifesto e un modello di Made in Italy da esportare nel mondo».

Fonte: Nordest Economia