Kiwi in gdo: attenzione a qualità e prezzi

La categoria è in evidente crescita ma non mancano le criticità

Kiwi in gdo: attenzione a qualità e prezzi

Con l'arrivo delle basse temperature si entra nel vivo dei consumi di kiwi, e, durante la nostra consueta rilevazione presso alcuni punti vendita della GDO, abbiamo potuto appurare come viene gestita la categoria da parte delle insegne. Le sorprese non mancano ma andiamo un passo alla volta.

Il primo aspetto da sottolineare è come il prodotto italiano la faccia da padrone, soprattutto nella tipologia a polpa gialla, mente in quello verde è più facile incontrare frutti provenienti dall’estero (quasi sempre dalla Grecia).

Per quanto riguarda le numeriche notiamo come, nei negozi più grandi, si possano contare fino a 10 referenze, un valore in deciso aumento rispetto a qualche anno fa, quando se ne contavano poco più di un terzo (un paio o poco più di verde, una di giallo e, forse, una di bio). 
Attualmente, invece, è evidente come la proposta di nuove varietà stia ampliando le prestazioni che le catene possono offrire al consumatore, tant’è che in alcuni casi si trovano anche 3 varietà diverse di kiwi giallo, mixate fra brand/MDD e confezionato/sfuso. Inoltre, non dimentichiamo la new entry del kiwi rosso, in continua espansione all’interno della categoria.
L’ampliamento delle numeriche e, quindi, degli spazi espositivi, tipico delle categorie in via di sviluppo, è sicuramente un aspetto positivo, in quanto così facendo le vendite dovrebbero incrementare anche se modo meno che proporzionale, a patto, però, che l’assortimento segua una logica comprensibile al consumatore. Purtroppo, in più di un caso, abbiamo visto scale prezzi inesistenti e referenze pressochè identiche come, ad esempio, una referenza MDD e un prodotto a marca del produttore.

Non mancano nemmeno esempi senza senso, come ad esempio un kiwi verde sfuso di grossa pezzatura venduto ad un prezzo inferiore (almeno un paio d’euro al chilo) rispetto allo stesso kiwi di calibro più piccolo, ma confezionato.
In generale, è lampante la mancanza di una referenza di primo prezzo, a dimostrazione di come la carenza nell’offerta mantenga le quotazioni su livelli piuttosto alti, soprattutto in questa prima parte della campagna. Sarà interessante capire se la stessa dinamica si ripeterà nei prossimi mesi. 

Merita un approfondimento il livello raggiunto dai prezzi del kiwi giallo (fra 7 e 9 euro/chilo) e di quello rosso (fra 9 e 12 euro/chilo); il verde è posizionato sicuramente su livelli più bassi ma comunque è difficile trovare referenze al di sotto di 3-4 euro/chilo. Come possiamo notare, sono cifre considerevoli, sicuramente fra le più alte dell’intero reparto ed in questa circostanza è lecito aspettarsi un prodotto impeccabile.

Invece, in diverse circostanze abbiamo notato dei frutti avvizziti, segno evidente di come non solo occorra maggiore attenzione da parte delle insegne, ma, parimenti, è sintomo di rotazioni non sempre all’altezza delle aspettative. Questo aspetto è di importanza cruciale da gestire, perché si corre il rischio di bloccare le vendite e aumentare gli sfridi; due eventi che portano solitamente alla scelta di diminuire gli spazi e le numeriche assortimentali. 

Ha collaborato Fabrizio Pattuelli

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