«I pesticidi non sono favolette»

Il Prof. Maini interviene sugli articoli di Della Casa e Gullino

«I pesticidi non sono favolette»

Cari lettori sono molto contento che il mio editoriale sui ‘pesticidi’ abbia raccolto tanto interesse e portato tanti autorevoli esperti a mandare il loro punto vista. Per questo li ringrazio, con la promessa che cercheremo di rispondere a tutti. Fra i commenti arrivati in redazione abbiamo pensato di selezionare per la pubblicazione quello del Prof. Stefano Maini, entomologo dell’Università di Bologna, che tocca due elementi di grande interesse sul tema: l’aspetto tossicologico e quello etimologico. Di seguito riportiamo il suo intervento con la mia risposta, mentre domani interverrà la Prof.ssa Gullino per i temi di sua pertinenza.  

Gentile redazione di Italiafruit News,
Credo opportuno dovere rispondere agli articoli di Roberto Della Casa (con collaborazione di Giorgia Cifarelli) (leggi l’articolo ) e al trafiletto della collega Maria Ludovica Gullino (leggi l’articolo ).
La frase infelice di Roberto Della Casa non ha bisogno di commenti! "E' davvero morto qualcuno perché ha mangiato frutta o verdura che conteneva pesticidi?" La mela di Biancaneve è solo una favola (una tossicità pseudo-acuta perché poi interverrà il bacio!). Però i pesticidi non sono favolette, ad esempio la cancerogenicità di certi principi attivi, ancora utilizzati di Plant Protection Products, è ben documentata a livello medico scientifico e per questo motivo molte molecole di pesticidi vengono ritirate dal commercio e prodotte delle nuove. Come asserisce Gullino non sono tutti veleni...però attualmente nelle nostre acque di ruscellamento e profonde, nei terreni, ecc. sono ancora presenti tanti residui e, come spesso si indica, non si sa che cosa possano produrre, questi diversi mix di inquinanti, per la saluta umana. Non solo sull'uomo ma all'ambiente in genere e a riguardo degli insetticidi i pericoli e avvelenamento di api e altri insetti utili son ben presenti nella letteratura scientifica.
Purtroppo molti economisti, legati alla mentalità agroindustriale, temono che una riduzione dell'uso dei pesticidi porti a un collasso delle produzioni. Però è noto da tempo che la dimunuzione di derrate alimentari e la 'fame nel mondo' non c'entra con l'abnorme aumento dell'uso dei pesticidi. Per fortuna questo andamento pare essere diminuito nel nostro paese forse anche per la maggiore consapevolezza degli attenti consumatori. Si sa che alla domanda, per esempio di frutta e verdura con minori residui o assenza di fitofarmaci/pesticidi, deve corrispondere un'offerta e diversi della GDO o aziende agrarie grandi e piccole si stanno sempre più 'adeguando'. 
Per tornare al termine 'pesticida' e 'pesticide', forse meglio della Treccani questa volta è Wikipedia! Chiaramente si indica che la derivazione è LATINA e non inglese! vedi anche 'Online etymology dictionary': "plague, pestilence, epidemic disease from French peste, from Latin pestis"
Quindi pesticida si adopera come termine generale di impiego internazionale. Si designano gli antiparassitari in genere, i fitofarmaci.
Veniva adottato anche il termine di Presidio Sanitario. Ripeto quindi che pesticida deriva dal latino pestis quindi dall'inglese pesticide (pest = organismo dannoso) con il quale si intendono appunto i preparati, in certi casi velenosi, impiegati contro i parassiti degli animali (ad esempio gli stessi identici principi attivi neonicotinoidi si adoperano per pulci dei cani, blatte, ecc. ma anche per proteggere appunto le piante, cioè  'fito'farmaci).
I diversi pesticidi si differenziano a seconda degli obiettivi, insetticidi contro insetti dannosi in agricoltura ma non solo, acaricidi, fungicidi, erbicidi, limacidi, nematocidi, topicidi, ecc. Sono pesticidi anche diverse sostanze di derivazione animale e vegetale, nonché proteine tossiche per gruppi di insetti o altri organismi quali i preparati microbiologici. Diversi pesticidi possono essere degli xenobiotici, ovvero sostanze di sintesi chimica non presenti in natura e quindi 'artificiali'. Si va dalle plastiche, ecc. fino a principi attivi di moltissimi pesticidi. In genere sono spesso persistenti e scarsamente degradabili e non devono essere confusi con derivati naturali. Tra gli insetticidi purtroppo ho notato che i piretroidi vengono considerati simili al piretro o i neonicotinoidi alla nicotina ma c'è una bella differenza!
L'ironia della Profuse Gullino sulla scelta tra 'fitofarmaco' e 'pesticida' a favore del primo e escludendo il secondo termine in pratica da non insegnare agli studenti di agraria, non ha proprio senso! Come scritto sopra un fitofarmaco/agrofarmaco non è termine del tutto appropriato per prodotti per le blatte e cimici dei letti... meglio indicare che si tratta di un principio attivo impiegato come pesticida e in particolare insetticida!
Ringraziando per l'attenzione e in attesa di un gentile riscontro, invio i miei migliori saluti,
 
Stefano Maini

 

Carissimo Professore, raccolgo le Sue preoccupazioni e Le assicuro che è ben lungi da me il desiderio di sminuire la pericolosità per la salute dell’uomo e degli animali di talune molecole usate per la difesa delle piante. Parimenti, è certo che il futuro dell’agricoltura debba passare per un necessaria riduzione dell’uso della chimica. Pur con una laurea in Agraria e un’abilitazione alla professione non avrei le competenze per esprimermi diversamente sul primo tema e, da agro-economista della Sua stessa Università, Le ho già anticipato come La penso sul secondo. 

Il mio ragionamento, infatti, è molto diverso. Prima di tutto non ho espresso giudizi, ho solo fatto una domanda - non so se felice o infelice - ma di certo pertinente come acquirente e consumatore di ortofrutta: “È davvero morto qualcuno per aver mangiato frutta e verdura che conteneva pesticidi?”. La richiesta è legittima, perché come qualunque cittadino vorrei sapere che rischi corro se mangio frutta e verdura tutti i giorni e magari più volte al giorno, come mi viene consigliato. I dati che riporto evidenziano che i nostri connazionali (per la precisione un campione rappresentativo di 3.000 responsabili acquisti), pur indicando che l’assenza di “pesticidi” è il primo requisito che dovrebbe avere un prodotto ortofrutticolo quando viene acquistato, non sono però certi che l’eventuale presenza possa portare chissà quali problemi di salute. Invero, nemmeno le Sue considerazioni mi danno certezze diverse in questo senso, poiché un conto è la tossicità di una molecola, un conto è la sua persistenza nelle acque, un conto è che mangiando una mela al giorno si possano avere gravi problemi di salute anche se contenesse tracce di queste molecole. Sono piani completamente diversi. Del fatto che mangiare frutta e verdura quotidianamente, anche se dovesse contenere ‘pesticidi’ nei limiti di legge (nel nostro Pese è la norma, visto che il 99% dei prodotti è in regola, come certifica l’EFSA), possa portare a problemi di salute dovuti a questi ultimi, io non ho evidenze scientifiche - né cliniche, né epidemiologiche - ma forse Lei mi può essere d’aiuto. Viceversa, che vi sia un’asimmetria fra la percezione della pericolosità e quella degli effetti è un fatto - non una favola - che potrebbe essere corretta usando anche il lessico e, sottolineo, anche, perché – come ho scritto – si deve lavorare prevalentemente sulla modifica del vissuto, educando il pubblico sul tema, dove – per fortuna - non pare avere troppi preconcetti.
Malgrado, secondo l’ISTAT, sulle autostrade italiane ci siano quasi otto morti al giorno, all’ingresso dei caselli appare sul monitor la scritta 'guida con prudenza, rispetta i limiti di velocità' e non ‘lasciate ogne speranza, voi ch’intrate', che suonerebbe certo diversamente, come suona diverso agrofarmaco rispetto a pesticida.
Sugli aspetti etimologici e tecnici lascio il campo domani alla Prof.ssa Gullino. 

La ringrazio ancora per il contributo al dibattito.
Cordiali saluti

Roberto Della Casa