Festa delle Clementine di Corigliano-Rossano: buona la prima

Format innovativo fra incontri, show cooking e fashion

Festa delle Clementine di Corigliano-Rossano: buona la prima

Dal 13 al 15 di Dicembre è andata in scena la Festa delle Clementine di Corigliano-Rossano, la prima edizione di un nuovo format. Una tre giorni fra incontri, Food Experience, Musixology e, persino, Citrus in Fashion. Un evento, fortemente voluto dall’amministrazione locale, sviluppato nella splendida cornice del castello ducale degli aragonesi, perfettamente restaurato, che nelle sue sale ha ospitato questa manifestazione.

Nella sera del 14, poi, si è svolto un incontro dal titolo: ”Clementine fra gusto e identità” che ha visto la partecipazione degli attori della filiera. Ha aperto i lavori l’Assessore comunale con delega all’agricoltura, Francesco Madeo, che ha ricordato come lo scopo dell’iniziativa è portare all’attenzione degli operatori, Grande distribuzione organizzata in primis, e – più in generale – dell’opinione pubblica il territorio e le sue produzioni di eccellenza”. Gli ha poi fatto eco il direttore del Centro Sperimentale ARSAC Mirto Crosia, Antonio di Leo, che ha evidenziato come “l’istituto stia portando avanti da tempo la selezione di varietà, attualmente sono una cinquantina in prova, che si adattino a un territorio che, con le sue caratteristiche uniche, conferisce al clementino comune proprietà straordinarie che gli hanno valso, tra l’altro, l’Indicazione Geografica Protetta. Il punto critico è la gestione dei frutteti che deve essere ottimizzata nelle 5 sottozone che costituiscono la Sibarite, con particolare attenzione alle operazioni di raccolta e postraccolta per ottimizzare la qualità dei frutti”. Si tratta di circa 5.000 ettari che hanno un profondo significato sociale, oltreché economico, su cui occorre porre particolare attenzione per garantire uno sviluppo.

È stata poi la volta di tre rappresentanti del Consorzio di tutela, a partire dal direttore, Giovanni Mastrangelo, che ha ricordato il ruolo del consorzio e la recente modifica del disciplinare di produzione, con l’introduzione di parametri più stringenti per garantire la qualità, come il grado Brix e il contenuto in succo. “Attualmente sono circa 1.500 gli ettari certificati per 12.000 tonnellate di prodotto commercializzato come IGP”. È poi stata la volta di Vitina Marcantonio, responsabile del progetto di comunicazione del consorzio, che ha raccontato l’esperienza del nuovo spot che porta al centro dell’attenzione i produttori e, infine, di Nicola Cilento, presidente della cooperativa Coab, socia del consorzio, che ha ricordato il lungo percorso finora fatto, che lo ha visto in prima linea sin dagli albori, e quello, altrettanto impegnativo, che resta da fare per dare un futuro al prodotto del territorio prendendo anche come riferimenti esperienze di altri contesti.

Gli interventi conclusivi hanno visto come protagonisti Yvan Sagnet, presidente dell’associazione anticaporalato No Cap e Roberto Della Casa, founder della società di consulenza Agroter.

Il primo ha ricordato la sua esperienza di bracciante extracomunitario, passato poi alla difesa dei più dei deboli con il progetto No Cap che mira a riportare la legalità nel mondo dei braccianti agricoli irregolari. Dopo l’esperienza fatta in Puglia, ora sta portando questo modello nella sibarite, trovando grande appoggio nei produttori e nelle organizzazioni del territorio.

Della Casa, invece, ha ricordato l’esperienza comune ormai a molti territori vocati – dalle mele della Val di Non alle pere dell’Emilia Romagna - che, dopo aver condiviso prodotti di qualità distintiva e la loro protezione grazie a IGP e DOP, hanno misurato i vantaggi di coordinare anche le attività di produzione, lavorazione e commercializzazione, quelle che poi hanno permesso di creare il vero valore sul mercato delle produzioni sottese soprattutto nei confronti delle moderne forme distributive.