Caporalato, 230 mila i lavoratori a rischio

Si riaccendono i riflettori su una delle piaghe italiane irrisolte

Caporalato, 230 mila i lavoratori a rischio

Sono pari a 230 mila i lavoratori del settore ortofrutticolo italiano che lavorano sotto un regime di caporalato, senza alcun tipo di contratto e diritti. A confermarlo è un articolo del Sole 24 Ore che riporta i dati dell’Osservatorio Placido Rizzotto della Flai-Cgil sul caporalato e le agromafie nel nostro Paese che sono, purtroppo, confermati anche dai dati Istat. A riaccendere l’attenzione sulla problematica del caporalato è stata la morte del bracciante indiano Satnam Singh avvenuta nei giorni scorsi (clicca qui per approfondire), anche se l’argomento merita ben altri approfondimenti considerata la sua concentrazione nel territorio italiano.

A comporre la numerica dei nuovi ‘schiavi del campo’ – come spiegato dall’Osservatorio - sono 55 mila donne, mentre il 30% del totale sono cittadini italiani o originari dei Paesi dell’Unione Europea.
La paga media ammonta a 20 euro al giorno, con un carico di lavoro dalla durata di 10/14 ore. Sono tantissime anche le casistiche peggiori: per esempio viene si viene pagati solo con un panino, per non parlare delle paghe delle donne che sono nettamente inferiori a quelle degli uomini.

“L’evasione contributiva nel settore agricoltura è stimata tra i 700 e i 900 milioni di euro – riporta René Bilongo, presidente dell’Osservatorio - In questa stima però non rientrano tutti gli anelli della filiera agroalimentare ma solo il primo, per questo sembra così bassa”.

Le aree in cui, tristemente, lo sfruttamento in agricoltura è più radicato sono l’Agropontino (con la provincia di Latina in primis), per arrivare alla Capitanata foggiana e alle campagne di Saluzzo (Piemonte), passando per Ragusano, Metapontino, Fucino abruzzese e Veneto.
L’articolo specifica: “Delle 405 aree di caporalato diffuso censite dall’Osservatorio Placido Rizzotto, più della metà sono al Nord”. 

Se la morte di Satnam Singh ha concentrato l’indignazione del settore, della politica e dell’opinione pubblica, ora è il momento di passare ai fatti. E proprio nei giorni scorsi è stato convocato un tavolo ministeriale tra i ministri dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e del Lavoro, Marina Calderone, insieme alle associazioni di categoria. Tra le richieste, quella di intervenire sul meccanismo del Decreto Flussi e spendere 200 milioni del Pnrr per superare i ghetti. La speranza per il futuro si basa ora sulla discussione che sta nascendo, affinché possa essere il primo passo per iniziare a risolvere il problema. (am)