Mini angurie «volanti»

Coltivazione fuorisuolo e in verticale: la sperimentazione

Mini angurie «volanti»
La coltivazione fuori suolo dell’anguria e della mini-anguria è una pratica agronomica già avviata che ha apportato dei benefici tangibili al comparto. Ma se la coltivazione del baby cocomero avviene in verticale si traccia uno spiraglio interessante per questo comparto. Infatti, essendo un frutto che ha un peso consistente, difficilmente lo si immagina penzolare da una pianta e invece Agronova – società di consulenza specializzata nelle più innovative e sostenibili tecniche agronomiche – ha posto le basi per affermare questo sistema di allevamento. 




L’obiettivo del progetto punta a massimizzare le rese, migliorare i parametri organolettici, gestire il controllo delle fitopatologie, migliorare l’efficienza d’uso di acqua ed elementi nutritivi, prolungare il ciclo produttivo e soprattutto cercare di ridurre il costo della manodopera e accelerare i tempi di raccolta.
Agronova ha dedicato una parcella di terreno alla coltivazione fuori suolo in verticale della mini-anguria – spiega a IFN Alessandro Cinelli, agrotecnico ed esperto nelle coltivazioni fuori suolo - L’obiettivo della prova è quello di valutare la fattibilità di questo sistema di allevamento, ottimale per migliorare le rese e le caratteristiche del prodotto finito”.
Il progetto ha preso avvio con i trapianti di marzo, come substrato è stato utilizzato cocco perlite con una percentuale 50%-50%. “Tra le caratteristiche fondamentali per implementare la coltivazione verticale - aggiunge Cinelli - bisogna avere delle varietà che allegano prima, con un peduncolo molto resistente perché il frutto deve essere sorretto e la pianta può piegarsi, dunque è opportuno gestire la coltura in modo tale che il frutto non raggiunga i 4 chilogrammi di peso”


 

Pratiche agronomiche

Il tipo di allevamento deve essere simile a quello del pomodoro, cercando di ottenere soltanto 5-6 branche e la pianta sarà supportata soltanto da uno spago atto a mantenere la verticalità.
“Un parametro interessante che abbiamo valutato per migliorare la qualità del prodotto è la salinità dell’acqua – afferma l’esperto - e avere delle buone percentuali di cloro e sodio che migliorano i parametri nutrizionali. Sicuramente una coltivazione fuori suolo di questo tipo ridurrebbe l’utilizzo di agrofarmaci di oltre il 50%, ottenendo una coltivazione quasi a residuo zero. La resa attesa dovrebbe essere di circa 800q/ha”. 
Per quanto riguarda le pratiche agronomiche, con l’allevamento in verticale i costi sono ridotti visto che non bisogna implementare tutte le pratiche colturali legate alla gestione del terreno, come le concimazioni di fondo e i trattamenti per il controllo delle infestanti e dei nematodi.
Alla fine di questa sperimentazione si potranno valutare gli aspetti qualitativi, la resa effettiva del prodotto e considerare se è possibile iniziare a coltivare su larga scala la mini-anguria in verticale.

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