Per certa frutta non c'è più spazio

Il caso delle ciliegie: scegliere tra un futuro da bon bon o da 1 euro il chilo

Per certa frutta non c'è più spazio
Un giorno parliamo di ciliegie da vendere come cioccolatini (clicca qui per leggere la ricerca del Monitor Ortofrutta) e il giorno dopo di ciliegie svendute a un euro il chilo e delle relative proteste dei produttori (clicca qui per l'articolo). Due facce della stessa medaglia, presente e futuro di un frutto dalle grandi potenzialità, ma che se rimane ancorato a logiche produttive e commerciali del passato rischia di finire banalizzato nel mare magnum dell'offerta ortofrutticola anonima, quella che non trasmette valore al consumatore e, di conseguenza, non lo distribuisce nemmeno alla filiera.

Poi c'è la comunicazione. Strumento potente ma, se non usato correttamente, pericoloso boomerang. La storia delle ciliegie pagate un euro il chilo agli agricoltori pugliesi è rimbalzata sui vari media, conquistando persino il Corriere della Sera. Fin qui niente di male, perché gli sforzi di chi produce andrebbero in qualche modo ripagati. Purtroppo, però, il messaggio è stato confezionato ad arte e anche chi dovrebbe fare gli interessi dei produttori ha soffiato sul fuoco della polemica esagerando e, alla fine, si è arrivati a raccontare che le stesse ciliegie pagate un euro il chilo al produttore in Puglia sono vendute a 15 al dettaglio a Milano.


La protesta della settimana scorsa a Casamassima (Bari)

Non ci sarebbe nulla da scandalizzarsi a vedere prezzi del genere per l'ortofrutta bon bon, a patto che il prodotto sia all'altezza, ma è difficile immaginare che frutti ritirati a un euro il chilo possano poi trasformarsi in prodotti premium, mentre è più probabile, per non dire certo, che siano quelli che ora sui banchi dei supermercati si trovano in promozione e generano disaffezione anziché soddisfazione proprio per le loro scadenti caratteristiche gustative.

Oggi la ciliegia è da immaginare come un bon bon, quella è l'unica dimensione per cui può avere futuro. E che futuro! I prodotti da basso prezzo in questa categoria merceologica non hanno più ragione di esistere, perché i cioccolatini cattivi – se vogliamo mantenere il paragone con il mondo dei dolci – non esistono più (se sono mai esistiti, perché io non ne ho memoria!): si va dal buono al buonissimo, al non plus ultra della bontà.

Oggi più che mai la ciliegia è soddisfazione al palato: bisogna dimenticare la bassa qualità. Non stiamo parlando di un frutto come la mela, un prodotto da tutti i giorni, un alimento base, dove anche una qualità mediocre può avere mercato e ragion d'essere. La ciliegia, invece, è uno sfizio, come la fragola, e come tale va a competere nel mondo dei dolci, sempre buoni al palato.



Il destino della ciliegia, quindi, è l'elevata qualità a qualunque prezzo. Non ci dovremmo quindi scandalizzare dei 15 euro il chilo richiesti dal dettagliante milanese per le ciliegie: anzi, dovremmo fare il contrario, visto che il prezzo medio dei cioccolatini è di oltre 19 euro il chilo. Servirebbe poi un'operazione di onestà intellettuale: oggi abbiamo un prodotto che fa fatica a vendersi e sul mercato alla produzione prende un euro non per lo strapotere dei distributori o per le speculazioni, che pure ci sono, ma semplicemente perché non ha le caratteristiche di un prodotto da 15 euro il chilo e fatica a trovare un mercato. E' come tentare di vendere una Panda rossa come auto sportiva a 200mila euro: chi la comprerebbe? Non avrebbe mercato a nessun prezzo nel segmento delle sportive perché non basta essere rossi per diventare una Ferrari.

A chi lavora nel nostro settore dovrebbe essere chiaro che le ciliegie buttate per strada in Puglia non potrebbero essere vendute a prezzi da boutique perché non ne hanno le caratteristiche. La qualificazione è la strada per dar reddito a quegli agricoltori che hanno le competenze per produrre frutti dalle caratteristiche ottimali, ma oggi spesso i loro prodotti non sono idonei. C'è un mercato fortemente polarizzato e in futuro lo sarà sempre di più: il prodotto premium che non c'è viene venduto a prezzi altissimi; il prodotto medio-basso, presente in abbondanza, non ha mercato.

E' chiaro che nel mercato delle ciliegie non c'è più spazio per prodotti che non sono di eccellenza ed è lo scenario che si sta ripetendo anche per le fragole. Togliamoci dunque uno sfizio: crediamo nella ciliegia bon bon, il palato sarà soddisfatto e anche le tasche dei produttori.

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