Il meglio di IFN
Un Macfrut da sogno
Integrare la filiera, nel 2015 sembrava follia, ora è realtà
Potrei cominciare questo commento a Macfrut 2023 snocciolando tutte le cifre da record di questa edizione ma ritengo più giusto sottolineare che quanto abbiamo vissuto la scorsa settimana è certo il frutto di un lavoro di squadra della filiera – come lo stesso Presidente delle fiera ha sottolineato - anche se, a mio avviso, in primis vanno riconosciute a Renzo Piraccini una tenacia e una determinazione fuori dal comune per aver tenuto sempre la barra sull’obiettivo, poiché il percorso iniziato nel 2015, ha navigato, sin da allora, in mari agitati, sempre sul filo del rasoio, almeno fino a questa edizione, quella che ha consacrato definitivamente la manifestazione di Rimini, dopo le buone sensazioni dello scorso anno.
Ho condiviso questo percorso sin dall’inizio, portando il nostro Think Fresh da Firenze a Rimini, proprio per dare corpo all’integrazione della filiera, quando l’ipotesi di una “fiera di filiera” faceva sorridere i più e Macfrut era dato per spacciato, schiacciato dalla concorrenza di Fruit Logistica e Fruit Attraction, tanto che si arrivò a teorizzare che era meglio concentrarsi su questi eventi piuttosto che tentare di svilupparne uno nazionale.
Pochi avevano allora capito che una fiera basata solo su incontri commerciali non è una fiera, che servono approfondimenti e innovazioni – come il Blueberry Days, Pianeta Rosso, il Salone delle piante officinali, le biosoluzioni e tanto altro - ma, cosa ancora più importante, che se l’Italia vuole un posto di rilievo nello scenario internazionale dell’ortofrutta, deve avere una sua manifestazione, con un concept originale e non scopiazzando i format dei concorrenti.
Quasi 50.000 ingressi, con un raddoppio degli espositori stranieri, tutta la distribuzione nazionale presente, un denso programma di approfondimenti, incontri, assaggi, degustazioni, workshop, prove in campo e quant’altro, con la chicca iniziale del Presidente Mattarella, sono la realizzazione pratica di un sogno nato nelle stanze di Pievesestina sul finire del 2014 che oggi pare essere il concept più convincente per lo sviluppo dell’internazionalizzazione del sistema ortofrutticolo nazionale. Qui vanno fatti convergere oggi tutti gli sforzi per riportare in alto l’ortofrutta italiana e, questa volta, senza se e senza ma.