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Raccontare l’ortofrutta per stimolare i consumi

Mercoledì in scena a FICO con 500 delegati di 120 imprese e 70 insegne

Si dice sempre che l’ortofrutta spende poco in comunicazione; a questa mancanza di investimenti si attribuisce la poca attenzione che i consumatori hanno nei confronti della nostra categoria e lo scarso valore che percepiscono dell’enorme lavoro che la filiera compie per portare ogni giorno prodotti freschi e salutari sulle tavole dei nostri connazionali.

Le assunzioni, per la verità, non sono prive di fondamento, se è vero che l’ortofrutta vale il 10% dell’alimentare ma investe meno del 3% degli investimenti complessivi in comunicazione dell’alimentare stesso e meno dell’1% del fatturato che sviluppa alla produzione.

Non è però tutto qui il problema. Mancano anche altre componenti per una narrazione di successo. La prima sono fatti costruiti per essere comunicati. La filiera è concreta e avrebbe tanto da comunicare se costruisse le sue iniziative tenendo presenti le regole della comunicazione. Inoltre - e non meno importante – non c’è un minimo comun denominatore che funga da catalizzatore nella comunicazione dell’ortofrutta come accade per acqua minerale e pasta, solo per fare due esempi di successo. Infine, la troppa attenzione a fare convenienza che caratterizza in modo ossessivo la filiera, si trasforma in prezzi bassi che, a loro volta, si traducono in basso valore percepito. Con poche risorse da investire su processi e prodotti si finisce per determinare una qualità almeno altalenante, quando non bassa, e si genera disaffezione fra i consumatori. Il famoso cane che si morde la coda.

Mercoledì, al Centro Congressi Fico, con l’aiuto di esperti di comunicazione e dei nostri partner cercheremo di capire come risollevare il settore con l’aiuto della narrazione, seguendo best practices interne ed esterne al comparto.

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